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Spiaggia, ritoccato l’appalto dei veleni

La ditta costretta a separare i rifiuti dalla sabbia che prima finiva in discarica

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"Il nuovo appalto per la pulizia della spiaggia risolverà i problemi". A sostenerlo è Enzo Monachesi, presidente del Gibas, una delle associazioni dei bagnini di Senigallia che rivendica il merito di aver denunciato da diversi anni (ancor prima che Alleanza Nazionale tirasse fuori le carte) l’inadeguatezza dell’appalto che, di fatto, lasciava ampi margini d’autonomia alla ditta aggiudicataria a danno del Comune che, da parte sua, avrebbe omesso di compiere la necessaria attività di controllo. A creare tutta la querelle relativa al servizio di pulizia della spiaggia sarebbero state le lacune del contratto d’appalto stipulato tra il Comune e la ditta aggiudicataria, "lacune che verranno meno con il nuovo appalto redatto da Comune dopo aver accolto nostri suggerimenti".La vicenda è nota: un’ispezione da parte degli enti provinciali preposti ha portato alla luce una serie d’irregolarità da parte dell’impresa edile Franceschini, appaltatrice del servizio di pulizia della spiaggia. Oltre a problemi circa le autorizzazioni previste, gli ispettori hanno rilevato una grave inottemperanza: quella di non aver vagliato il materiale raccolto in spiaggia, cioè di non aver separato la sabbia dalla sporcizia. Quintali di sabbia sono così finiti in discarica con un grave danno erariale per il Comune che ha pagato il conferimento alla discarica di Corinaldo anche di materiale recuperabile per il ripascimento dell’arenile.Il rapporto degli ispettori provinciali è sul tavolo della procura di Ancona e su quello della Corte dei Conti, interessata della questione da parte del consigliere provinciale di An Massimo Bello. Ora però, dopo anni di proroga del vecchio appalto, c’è un nuovo contratto tra il Comune e la ditta Franceschini. "Il nuovo appalto – spiega Monachesi – prevede l’acquisto da parte della ditta appaltatrice del vagliatore che prima era concesso dal Comune soltanto in comodato. Non solo: ora a pagare il conferimento in discarica non sarà più il Comune ma l’impresa appaltatrice. Questo dovrebbe incentivare la ditta a vagliare il materiale raccolto recuperando la sabbia". Se si considera che i vari ripascimenti dell’arenile in questi anni sono costati al Comune oltre 200 mila euro l’uno, si può ben capire che il danno per le casse pubbliche derivante dalla "superficialità" con cui è stata gestita la vicenda va oltre il prezzo pagato per il conferimento in discarica di materiale che, per circa il 60% sarebbe stato recuperabile. Il tutto perché la ditta non aveva interesse a vagliare il materiale.Ora il nuovo appalto crea questo interesse ed il vagliatore di via Torre (una specie di monumento allo spreco) dovrebbe tornare in azione. Tra gli attori di questa sorta di pièce teatrale, oltre ad una ditta priva di autorizzazioni e ad un Comune poco interessato a risparmiare denaro pubblico, compare anche la Provincia di Ancona. Se infatti fosse vero, come sostiene l’assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Mangialardi, che "di questa ispezione il Comune non ne sapeva nulla", emergerebbe una responsabilità da parte della Provincia di Ancona. In calce al verbale degli ispettori della Provincia, nel quale si denunciano le irregolarità, si legge infatti: "Si trasmette il presente verbale all’Ufficio al fine dell’adozione di ulteriori provvedimenti di carattere amministrativo, tra i quali la trasmissione del presente verbale al sindaco del Comune di Senigallia". Se il Comune non ha ricevuto nulla evidentemente dalla Provincia nessuno ha trasmesso nulla. E avrebbe dovuto farlo.
di Marco Benarrivo

Pubblicato Martedì 4 maggio, 2004 
alle ore 10:13
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