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Dialetto, patrimonio da custodire

A colloquio con Vinicio Mandolini, cultore del vernacolo senigalliese alle prese con una nuova commedia dialettale.

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Vinicio Mandolini, cultore del dialetto e vera e propria memoria della Senigallia più autentica, è alle prese con un nuovo allestimento di una commedia dialettale tratta da una pièce di Luigi Pirandello, -L’uomo, la bestia e la virtù-. In senigalliese, il testo suona più o meno così: -Lù, lia e ‘I rangutan. C’è grande attesa per questo nuovo appuntamento di settembre con il dialetto, con la voglia di divertirsi riscoprendo tutta la vivacità del nostro vernacolo.
Perché è importante mantenere viva la memoria del dialetto? Se siamo un po’ attenti, ci accorgiamo di come, pian piano, il dialetto è qualcosa che va scomparendo. È naturale che la lingua evolva, ma contemporaneamente bisogna darsi da fare perché il vernacolo continui ad essere un patrimonio culturale condiviso anche dalle giovani generazioni. Non si tratta di avere nostalgia per i tempi che furono, quanto recuperare una parte della nostra identità che ci permette di sapere chi siamo, qual è la nostra storia più vicina, quotidiana.
Pirandello sulla Spiaggia di Velluto…? Non è la prima volta che mi permetto di attingere al migliore patrimonio teatrale italiano ed europeo per riproporlo in chiave dialettale. Se ad una prima vista può sembrare una forzatura o peggio un maltrattamento, in realtà si scopre che i grandi valori veicolati da queste opere teatrali possono essere alla portata di tutti semplicemente trasportando situazioni e personaggi nella nostra realtà più vicina. Resta inteso che i testi originari sono assolutamente meritevoli di essere conosciuti ed apprezzati in tutto il loro spessore originario.
Come cambia, a suo avviso, Senigallia e come si trasforma il modo di parlare, in città? Per chi, come me. ha qualche anno, è naturale confrontare la Senigallia attuale con quella della nostra giovinezza. È scontato dire che la città di oggi è notevolmente diversa da allora e ciò per più di un motivo: nuovi quartieri e nuovi arrivi, l’immigrazione straniera e dall’Italia meridionale, la velocità nei contatti e negli spostamenti. Senigallia non è un’isola e quindi vive tutti i cambiamenti che riguardano l’intero Paese. Scompaiono pian piano le figure ‘folcloristiche’ che hanno fatto la piccola storia della città e vengono a mancare quei personaggi che rendevano familiare, più a misura d’uomo, la vita di tutti i giorni. È una città più anonima e, come per il resto del paese, è la televisione che detta modelli, comportamenti, linguaggi.
Partendo dal dialetto senigalliese, si può risalire ad un’identità senigalliese? Nel nostro vernacolo le parole vengono troncate di netto, tanto è vero che, come diceva il famoso poeta senigalliese Leoni, le finali delle parole ‘i senigalliesi ‘1 magnan’! Il nostro modo di parlare forse esprime anche un po’ del nostro carattere: siamo un po’ sfuggenti, tagliamo corto, non ci perdiamo in tante smancerie e per noi una parola è poca, due sono troppe…. Ma accanto a questo aspetto un po’ burbero, c’è una genuinità ed un ‘andare al sodo che ancora è possibile riscontrare in tanti.

La Voce Misena
Pubblicato Venerdì 18 luglio, 2003 
alle ore 8:15
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