Nicola Pietrangeli e le Marche, quante connessioni
Giocò più volte ad Ancona e Senigallia, debuttò da ct a San Benedetto, tornò a Pesaro e ancora Senigallia

Se ne è andato un mito dello sport azzurro, un campione che amava le Marche e l’anconetano, perché proprio alle nostre terre aveva legato molti dei suoi ricordi più dolci.
Nicola Pietrangeli, vincitore del Roland Garros nel 1959 e nel 1960, capitano non giocatore della leggendaria Davis di Santiago nel 1976, scomparso a 92 anni, ad Ancona e provincia era di casa.
Per la prima volta venne addirittura nel 1961, per un congresso della FederTennis, ma fu sui campi di gioco che lasciò un segno indelebile.
Nel 1969 Pietrangeli giocò una memorabile esibizione in viale della Vittoria ad Ancona col grande americano di colore Artur Ashe: era il mese di aprile, pochi mesi dopo tornò per giocare il torneo del Ponterosso di Senigallia, che aveva vinto nella sua prima edizione del 1965, ma che in quella estate del 1969, calda non solo per le temperature tra proteste operaie e studentesche, segnò un passaggio di consegne: a Senigallia perse infatti per la prima volta con il suo erede Adriano Panatta, allora 19 anni.
In quegli anni a Senigallia ed Ancona era un habitue: nel capoluogo infatti giocò, oltre all’esibizione con Ashe, pure a livello indoor tra il 1968 e il 1970 e nella Coppa del Re del 1971, una competizione a squadre allora inferiore per importanza solo alla Davis.
E proprio per la Davis Pietrangeli tornò di nuovo nel 1972, a San Benedetto del Tronto, come capitano della giovane squadra che poi avrebbe vinto la prima Insalatiera a Santiago quattro anni dopo.
Sempre per l’amata Davis, di cui detiene il record mondiale di partite giocate, Pietrangeli venne nelle Marche, a Pesaro, pure nel 2016, per assistere al 5-0 azzurro contro la Svizzera.
Ma era tornato pure poco prima, nel 2012, per un altro motivo: la presentazione di un libro sulla storia del torneo di Senigallia, storia che aveva contribuito a scrivere avendovi vinto la prima edizione del 1965.
Andrea Bocchini, autore del libro con Attilio Girolimini e Valtero Bruscia, ricorda un aneddoto: «furono momenti indimenticabili con un mito del nostro sport. Mentre eravamo assieme, Pietrangeli chiamò al telefono un’altra leggenda del tennis che fu, Manolo Santana (spagnolo, vincitore di 5 Slam) e in un divertente mix tra italiano, spagnolo e romanesco gli mandò i saluti dalla ‘bellissima’ Senigallia, ricordando il torneo vinto qui nel 1965. Era una persona umile e di compagnia».
Pietrangeli recentemente aveva dichiarato che in quel torneo aiutò il futuro campione ma allora semisconosciuto Ion Tiriac, rumeno, a fare un po’ di soldi: «Tiriac era intelligente, parlava sette lingue ma non aveva una lira – disse – Così al Ponterosso organizzai un giro di scommesse. Il mio amico rumeno mangerà un bicchiere! Tiriac in realtà non li mangiava, ma li spezzava a morsi. A quel punto io gridavo: Ion ha vinto la scommessa!!! Ora è diventato il secondo uomo più ricco della Romania».
Con Pietrangeli se ne va l’ultimo eroe di un tennis che non c’è più.

























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