Nuova collaborazione tra il Musinf di Senigallia e l’artista Giorgio Vazza
"Da molti anni svolge una ricerca rivolta a creare installazioni ambientali, interagendo con lo spazio circostante"

Il Musinf di Senigallia continua a sviluppare collaborazioni con artisti ed operatori visivi italiani nel lavoro di documentazione della cronaca artistica contemporanea. Arricchiamo con nuovi contributi documentativi i nostri archivi, il Museo ha infatti inaugurato in questi giorni una nuova collaborazione con l’artista bellunese Giorgio Vazza.
Il deposito della documentazione dei suoi ultimi interventi di Land Art, ci consente una attenta analisi sull’odierna situazione culturale ed artistica italiana. A partire dalle nostre esperienze, apriamo delle riflessioni alla presenza di situazioni complesse: Concetti come il Pensiero Debole e la Decostruzione, rappresentano una svolta etica nel modo di concepire l’atto filosofico, sottolineandone la storicità e la fragilità e mettendo in discussione verità assolute.
Nell’epoca della destrutturazione ”alla luce della crisi ecologica che caratterizza il nostro presente, mettendo in rapporto la decostruzione con le inquietudini teoriche e politiche sollevate dal pensiero dei nuovi materialismi, riflettere come Jacques Deridda non può più richiamare alla presenza qualcosa di già conosciuto. Pensare richiede di entrare in relazione con il tempo elusivo dell’evidenza, la memoria applicata non solo su ciò che è avvenuto, ma deve raccogliere le tracce di un passato che non è mai stato presente e che restano così “venute dall’avvenire”. Esse si rivelano tracce di una giustizia intempestiva che an-archivia l’ordine del presente” (Giovanbattista Tusa – Ciò che Resta del Futuro – il tempo della decostruzione – ed. Mimesis filosofie).
Questo atteggiamento interessa una globalità di soggetti e ambienti e forse è utile per un approccio meno ideale e più realistico in un tentativo di lettura dell’epoca odierna. Applicando tale metodica e rimanendo nei nostri territori dell’arte, cerchiamo di contestualizzare storicamente il fenomeno della Land Art: Nei fervidi anni sessanta del 900 abbiamo attraversato vari momenti tra tensioni, sfiducia e sfida sociale nei confronti delle Istituzioni, con gli auspici di cambiamenti post bellici che noi giovani e giovanissimi attendavamo. Nell’arte, i linguaggi prevalenti quelli pittorici e scultorei, sono rimasti come riferimenti certi, la nostra generazione di artisti ha aggiunto per necessità d’aggiornamento, la fotografia, con aspetti documentativi ed espressivi. Il nuovo rapporto arte-vita non fu solo una elaborazione filosofica, ma nella rinnovata presenza di una costante ricerca tecnico-espressiva, ci si spinse ad analizzare con aperture anche provocatorie ed elitarie, i rapporti nei confronti della cultura di massa. Si apre quindi una importante riflessione sui limiti dei linguaggi artistici e del sistema dell’arte nel suo complesso.
I nuovi movimenti avvalorano l’indispensabile contatto/scambio con i fenomeni sociali, l’arte si fa internazionale ed il dialogo diviene più articolato: Pop Art, Fluxus, Happening, Performance Art, Body Art, Minimal Art, Process Art, Arte Povera, Arte Concettuale e appunto Land Art-Eart Works, tutte aree e movimenti così definiti, con lo sviluppo di operazioni artistiche che dal 1967/68 in particolare negli USA, intorno a New York e ad Ovest, si realizzano grazie ad un gruppo di artisti naturalisti, che per modernità e adeguatezza, definiremo ambientalisti. Questi operatori, anche numericamente consistenti, valutarono le loro abilità fuori dall’asettico ambiente riservato e protetto delle Gallerie d’Arte e dei Musei. Iniziarono gli interventi diretti sulla natura: deserti, laghi, fiumi, praterie, seguendo le dissonanti contraddizioni della società contemporanea e quindi tornando con le innumerevoli documentazioni fotografiche e filmiche, ad esporre nelle aree riservate di Gallerie e Musei. Gerry Schum con il film Land Art (1969), documenta assai bene gli interventi di: Michael Heizer, Walter De Maria, Robert Smithson, Richard Long, Dennis Oppenheim, Barry Flanagan e Marinus Boezem. Tutto diviene visivamente fruibile attraverso il medium fotografico ed i risultati sono i vari allestimenti presenti nelle Rassegne Internazionali d’Arte, dove è fondamentale anche la qualità delle immagini riprodotte, ovviamente ciò per l’impossibilità di “trasferire” in spazi chiusi le articolate e varie esperienze. Un esempio su tutte è la mostra Eath Works organizzata presso la Dwan Gallery di New York da Robert Smithson nell’ottobre del 1968 e chi non ricorda dell’autore statunitense, l’opera “Spiral Jetty” (la monumentale spirale realizzata nel 1970 sulla riva nord – orientale del Great Salt Lake nello Utah). In tutto il mondo si distribuirono eventi assai differenti, di fatto la Land Art non sarà mai un movimento artistico, ma una affinità concettuale ed una modalità d’intervento, oggi sempre più seguita da un pubblico che ne apprezza “l’esperienza” e magari la “spettacolarità”, una maggioranza in prevalenza sprovvista di conoscenze storico-artistiche. Ne è esempio l’installazione del 2016 di Christo sul lago d’Iseo “The FloatingPiers”, un grande successo anche mediatico, ma con alcune “perplesse valutazioni” da parte dello stesso autore. Negli anni 80 l’artista Angelo Riviello devia il fiume Tenza per le strade del centro storico della città di Campagna (SA), lo fa tra il 1982 e il 1985, tentando una contrapposizione al ritorno all’ordine della Transavanguardia ed alla pittura decorativa. Come sempre i vari interventi produrranno una documentazione dettagliata, grazie ad un numero incredibile di fotografie e video.
Forse la Land Art ha perso la sua connotazione principalmente provocatoria, del resto oggi sono evidenti le priorità, in primis la tutela e la salvaguardia del nostro ambiente naturale, sempre più fragile. Di contro, gli interventi hanno assunto delle nuove poetiche e le numerose esperienze hanno apportato nuove energie e dinamismi qualitativi, precedentemente sconosciuti. Viviamo nel quotidiano preoccupazioni personali e collettive, le vicende belliche purtroppo continuano a caratterizzare quest’epoca, ci preoccupano i terrorismi, non solo quelli espressi con la violenza del permanente stato di guerra e legati sempre più ad una economia internazionale malata ed irreversibilmente miope, ma la pulsione di morte che si afferma sulle forze creative e vitali. Forse sarà necessario riprendere anche per il modo dell’arte, una approfondita riflessione, fornendo contributi e proposte, è la nostra storia. L’arte può rispondere con i suoi strumenti, adeguati al “territorio separato” in cui è stata collocata dalla società occidentale, sono auspicabili e possibili esempi e proposte di grande coerenza e sensibilità, infatti il lavoro apparentemente “nascosto” dell’artista assume connotazioni comunicative assai efficaci, che dobbiamo essere in grado di sviluppare adeguatamente.
Presentiamo qui Giorgio Vazza ed il suo lavoro: da molti anni svolge una ricerca rivolta a creare installazioni ambientali, interagendo con lo spazio circostante ed imprimendo ad esso una connotazione inedita. Con immediatezza ed una affermata professionalità, utilizza il disegno e la pittura per progettare e realizzare i suoi lavori. E’ partecipe assai attivo alle esperienze che si realizzano nel territorio bellunese, con le storiche rassegne: “Artecentrolongarone”, “Portici Inattuali” a Sitran D’Alpago, “Il Filo d’Arianna” a Belluno, Nel 1995 è alla XLVI Biennale d’Arte di Venezia, nel 2001 su incarico della Direzione dell’Ospedale di San Martino di Belluno, progetta con gli artisti Flavio Da Rold e Gaetano Ricci, l’installazione permanente “DNA Conchiglia Cattedrale” collocata nel parco dell’Ospedale Civile ed inaugurata dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Seguono numerose altre esperienze simili anche all’estero in Francia, Norvegia e Austria.
Vazza è legato alla città di Senigallia ed al suo Museo d’Arte Moderna Musinf, per l’apprezzata partecipazione alla mostra “Materia le Forme del Contemporaneo nella Scultura”, mostra realizzata da Senamarmi nell’estate del 2024 alla Pescheria del Foro Annonario. E’ presente nel bel catalogo promosso come la mostra, da Senamarmi, con un ricco apparato non solo documentativo del fotografo Lorenzo Cicconi Massi, delle edizioni @rt Line. Un progetto dedicato alla scultura, avendo come filo conduttore le materie Pietra e Marmo, elementi dai quali gli artisti partecipanti hanno tratto ispirazione per le loro opere. La lastra marmorea di Vazza, incisa sapientemente con il contributo degli artigiani di Senamarmi, è oggi presente nella collezione che l’Azienda sta organizzando nella propria sede, fornendo alla città una ulteriore opportunità descrittiva ed espositiva. Nelle scorse settimane l’artista ha realizzato presso l’Oasi Naturalistica del Lago di Santa Croce a Farra D’Alpago (BL), l’opera “Barca il Valore dell’Invisibile” affiancato dal Gruppo Operativo Giovani del Comune di Alpago, un laboratorio di Land Art che si ripete da quindici anni offrendo annualmente una nuova opera al bosco. Proprio per il forte legame con gli alberi e l’elemento acqua che caratterizza il luogo, è nata questa nuova proposta: nella letteratura nautica la barca ha una linea di galleggiamento che divide la parte superiore (definita opera morta) da quella inferiore (opera viva) ed è proprio questa dimensione sommersa e nascosta che vede il fondale, diventando un invito ad andare oltre la superfice e ad avere il coraggio di avvicinarsi all’invisibile per cogliere il senso vero e profondo della vita. Perché questo ci chiede l’arte: la capacità di vedere l’invisibile, di scoprire ciò che è nascosto, di tendere all’autentica bellezza. Oggi la Land Art non è solo costruzione e forma, ne continuiamo a sottolineare la forte poetica comunicativa, nell’affermazione valoriale dell’indispensabile creatività.
Mentre scriviamo, ci invitano alla partecipazione dell’ultima iniziativa: 611 S.L.M. Installazioni d’Arte – a cura del Gruppo Alta Quota – 9/10 agosto 2025 al Parco di Garna – Alpago, un incontro con gli artisti Peppino Faletti, Isidoro Da Col, Giani Sartor, Donato Maria Bortolot, Gaetano Ricci, Flavio Da Rold, Roberto Da Re Giustinuani e Giorgio Vazza, a conferma di una estrema vitalità e presenza artistica sul territorio nella coerenza del fare arte, vorremmo esserci per poi raccontarlo a voi tutti.


























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