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Picchetto antisfratto, Arvultùra: “unico strumento per ottenere una mediazione”

Monitoreremo sugli impegni assunti

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picchetto antisfratto di Arvultùra

Giovedì mattina siamo intervenuti per impedire l’ennesimo sfratto per “morosità incolpevole” di una famiglia di lavoratori.

Chiamati lunedì 2 giugno dalla famiglia stessa – quattro giorni prima dell’arrivo dell’ufficiale giudiziario – e costatata l’impossibilità di giungere ad una soluzione abitativa accettabile, il picchetto è risultato l’unico strumento possibile per impedire che una madre, un padre e un bambino di tre anni finissero in strada o, come fino a quel momento paventato, i genitori venissero separati dal figlio per l’inidoneità della sistemazione alternativa individuata ad accogliere il minore, il quale sarebbe stato, conseguentemente, affidato ad altra struttura.

Siamo consapevoli che, molto spesso, la situazione che si prospetta in questi casi è quella di una guerra tra poveri, con legittime istanze da parte sia dei proprietari – nel nostro contesto locale quasi mai palazzinari o speculatori – che degli inquilini, ma alcune precisazioni sono doverose.

La prima è che riteniamo la casa un diritto fondamentale, un bene primario e incomprimibile nella società odierna. Proprio per questo, la lotta che da anni ci vede coinvolti per il diritto di tutti all’abitare, è sempre stata sempre rivolta verso le istituzioni competenti o i grandi proprietari immobiliari e mai contro chi possiede una casa frutto dei sacrifici e del lavoro di una vita.

In secondo luogo, la morosità contestata dalla proprietaria è la conseguenza, su di una famiglia monoreddito e operaia, di un richiesto pagamento di 600 euro su un reddito, quello degli inquilini, di 900 euro.

Una precisazione, questa, importante nella ricostruzione della dinamica che ha portato ad un’insolvenza e ad una richiesta di sfratto. La funzione del picchetto, infatti, è stata quella di una “mediazione in/di strada” fondamentale per l’ottenimento di una degna soluzione, capace di tutelare il diritto alla casa e l’integrità del nucleo familiare.

Trovato l’accordo tra inquilini e servizi sociali sulla base di una sistemazione temporanea in albergo in vista del reperimento e ingresso in una nuova casa, il picchetto si è sciolto.

Ora il nostro impegno è quello di monitorare il rispetto degli impegni assunti e assicurare l’esito positivo della vicenda, consapevoli che la casa è un diritto e che la media di sette sfratti al mese – in una città già dichiarata ad alta tensione abitativa prima sia della crisi economica, che delle conseguenze drammatiche di un’alluvione – ci impongono di continuare una lotta ferma e risoluta per il riconoscimento del diritto all’abitare per tutti e tutte.

 

#civediamolundici
da Spazio Comune Autogestito Arvultùra

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