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Crisi infinita nel senigalliese: 100 aziende artigiane chiuse in tre mesi

Drammatico il saldo del primo trimestre 2012: solo 63 le nuove aperture

Nonna Michelina - Apertura giardino 20 maggio
Occupazione, lavoro, mobilità

Le imprese non smettono di chiudere. Ancora allarme rosso nel Senigalliese. Secondo l’elaborazione di Confartigianato sulla base di dati Unioncamere sono 100 le aziende artigiane in tutta l’area che hanno chiuso attività in soli tre mesi.

Le cifre infatti si riferiscono al primo trimestre 2012. Solo 63 le iscrizioni, che non riescono a compensare un deficit così profondo fino a siglare un saldo di natalità/mortalità tutto in negativo: -37.

La dinamica in passivo interessa tutto il territorio. Nel Comune di Senigallia da gennaio a marzo sono nate 38 imprese artigiane ma in 53 hanno chiuso i battenti (saldo: -15).
Una congiuntura per nulla rassicurante che si dispiega anche tra i centri limitrofi. Il più sofferente è Castelleone di Suasa che, con 8 cessazioni e 2 iscrizioni, chiude il primo trimestre con un saldo negativo di -6, il peggiore dopo quello di Senigallia.

Difficoltà anche per Ostra Vetere che riporta 7 chiusure di attività artigiane e solo due nuove imprese (saldo: -5).
Seguono Monterado (5 cessazioni, 2 iscrizioni) e Ripe (6 chiusure, 3 aperture) a saldo -3; quindi Barbara (3 cessazioni, 1 iscrizione), Corinaldo (ben 10 chiusure a fronte di 8 aperture), Ostra (6 cessazioni, 4 iscrizioni) a -2.

Il dato è preoccupante – commenta Giacomo Cicconi Massi, Segretario Confartigianato Senigallia – per una serie di considerazioni. Uno, non accenna a frenarsi la corsa alle chiusure delle aziende. Due, le nuove imprese spesso non riescono a consolidare la propria attività e hanno per questo vita breve. Tre, non ci sono all’orizzonte segnali incoraggianti. Non c’è un reale “turn over” ma solo la scompaginazione del sistema produttivo che non riesce a trovare la sua via di fuga dalla crisi perché imbrigliato da una serie di fattori esterni. Non mancano coraggio, competenze e lavoro. Il vero problema sono tasse, burocrazia, ritardi nei pagamenti, assenza di liquidità“.

Un circolo vizioso, perché l’impresa che non riceve il giusto compenso per il proprio lavoro non ha denaro a sufficienza per coprire i costi derivanti dalla gestione aziendale e neppure per pagare tasse sempre più pesanti.
Questa catena deve essere spezzata dalla sinergia tra imprese e Enti locali – conclude Cicconi Massi – Le imprese artigiane hanno tutte le carte in regola per farcela e i Comuni devono capire che le MPI sono risorse insostituibili“.

Confartigianato in questo senso si impegna per la costituzione di alleanze territoriali anche con altre associazioni al fine di connettere il sistema produttivo e le sue esigenze all’impianto istituzionale, tramite azioni di rappresentanza. Il tempo delle divisioni è finito. Ci vogliono segnali di unione. Solo in questo modo è possibile risalire la china.

Commenti
Solo un commento
gianni 2012-05-21 10:46:40
non ce la faranno mai cadra giu tutto a picco è solo questione di tempo ovviamente il dispiacere non manca.
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