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“Pippo il Supremo”, un ricordo a Senigallia

Il 1° dicembre la prima presentazione di un libro su Benedetti

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Filippo Benedetti
 
Com’è noto dalle nostre parti gli epiteti si sprecano e possono pure disorientare. Non è stato però questo il caso di Filippo Benedetti, nato a Senigallia nel 1932 e qui morto il 13 aprile 2010.
 

In famiglia veniva chiamato semplicemente Filippo e anche quando negli anni Ottanta telefonò ai parenti più stretti la vigilia di Natale per fare gli auguri (con chiamata addebitata al destinatario) lo chiamavano Filippo. Per amici, sodali, compagni di militanza politica e alunni fu a lungo semplicemente “Pippo”.
 
Ma il suo eccellere nelle qualità oratorie (memorabili i suoi comizi pubblici) e nella straordinaria capacità di dialogare, aggregare e insegnare a compiere scelte con la propria testa, utilizzando lo spirito critico, portarono alcuni a denominarlo “il Supremo”. Un soprannome giocoso che però nascondeva un fondo di verità.
 
Benedetti è infatti stato amministratore pubblico di Senigallia (consigliere, assessore, vicesindaco nella seconda Giunta Zavatti, 1960-64), Docente nelle Scuole medie e superiori di Senigallia e di Bologna (per 23 anni), protagonista di un grande frangente in cui si mescolarono sogno e disillusione, ansia di cambiamento radicale e stagione di riflusso, novità e reazione. Il libro a cura di Marco Severini (con scritti di Pico Romagnoli, Paolo Turchi, Leo Badioli, Guido Lombardi, Roberto Mancini, Stefano Schiavoni) ricostruisce gli studi (compiuti tra la Sapienza capitolina, con tra i docenti, Giuseppe Ungaretti), gli scritti, le lotte politiche e sindacali, gli stessi discorsi recuperati tra giornali, archivi privati e testimonianze personali.
 
La presentazione del libro del 1° dicembre, ore 17.15, al Palazzetto Baviera è stata promossa dall’ Associazione di Storia Contemporanea che ha pagato l’affitto come da regolamento di un tempo sempre più senza memoria. Appunto perché Benedetti è stato anche un amministratore pubblico di questa città (determinante la svolta a sinistra nel ’64 insieme a Sergio Anselmi con la nascita del Psiup che fece cadere la Giunta Zavatti) e soprattutto per il fatto che il Palazzetto in questione apparteneva a una zia di Filippo, la marchesa Barbara Benedetti Marazzani Baviera la quale, non avendo eredi, lo donò al Comune nel 1947 che impiegò due anni ad accettare il lascito. Come dice il proverbio, “a caval donato non si guarda in bocca”.
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