Processo alluvione Senigallia 2014: a L’Aquila nuove testimonianze su gestione emergenza
Ascoltati Olivetti, allora sindaco di Ostra, Carli, ex responsabile Protezione civile e Ferretti (Centro funzionale Regione Marche)

Martedì 21 ottobre si è tenuta al Tribunale penale de L’Aquila una nuova udienza del processo sull’alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia. In aula sono stati ascoltati diversi testimoni ritenuti fondamentali per ricostruire la gestione dell’emergenza di quel giorno.
Tra loro anche l’attuale sindaco di Senigallia, Massimo Olivetti, che nel 2014 era primo cittadino di Ostra. Olivetti ha raccontato come, nel Comune dell’entroterra, furono attivate misure di monitoraggio del fiume e di allerta alla popolazione, nonostante le risorse limitate. Un’organizzazione che, ha spiegato, permise di evitare danni più gravi. Tali interventi, ha aggiunto Olivetti, derivavano dalla formazione ricevuta dagli enti competenti: corsi ai quali parteciparono anche i referenti del Comune di Senigallia.
Proprio su Senigallia si è concentrata gran parte dell’udienza. Luciano Carli, all’epoca responsabile della Protezione Civile comunale, ha dichiarato che non venne avviato alcun monitoraggio del fiume Misa, nonostante l’avviso del Centro funzionale regionale, perché il piano idrogeologico comunale non lo avrebbe previsto. Una versione contestata dal legale delle 395 parti civili, l’avvocato Corrado Canafoglia, che ha mostrato in aula come quel piano stabilisse chiaramente l’obbligo di un controllo visivo del fiume in caso di rischio esondazione.
Canafoglia ha poi ricordato un documento firmato dallo stesso Carli, che valse a Senigallia, negli anni 2010 e 2011, il riconoscimento di Comune virtuoso nella mitigazione del rischio idrogeologico. Nel testo si evidenziava la consapevolezza della presenza di abitazioni e attività produttive in aree a rischio e l’intenzione di realizzare delocalizzazioni e nuove arginature, interventi che però, secondo l’avvocato, non sarebbero mai stati concretizzati.
Durante il controesame, Carli ha aggiunto che il Comune aveva organizzato esercitazioni informative per la cittadinanza, ma ha poi ammesso che vi avevano partecipato non più di una cinquantina di persone, in gran parte residenti nella zona della Marazzana.
In aula ha testimoniato anche l’ingegner Ferretti del Centro funzionale della Regione Marche, che la mattina del 3 maggio 2014 invitò i referenti comunali di Senigallia ad attivare il C.O.C. (Centro Operativo Comunale) e a monitorare il livello del fiume. Recatosi poi nella sede del C.O.C., Ferretti ha trovato presenti il responsabile della Protezione Civile comunale, il comandante della Polizia locale e alcuni agenti, ma non l’allora sindaco Maurizio Mangialardi. L’ingegnere ha descritto una situazione confusa, con i responsabili impegnati a capire cosa stesse succedendo sul territorio, mentre l’acqua aveva già invaso diverse zone della città e si era purtroppo verificato l’annegamento del signor Cicetti a Borgo Bicchia.
“Ascoltare queste testimonianze fa male come cittadino. – ha commentato l’avvocato Corrado Canafoglia, che rappresenta l’Unione Nazionale Consumatori e le 395 parti civili – Tuttavia non possiamo non sottolineare che sono occorsi 11 anni per far emergere verità sconvolgenti su come si sono svolti i fatti quella maledetta mattina del 3 maggio 2014″.
Il processo riprenderà l’11 novembre, quando saranno ascoltati numerosi cittadini alluvionati.

























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