C’è chi ama la natura così tanto da venire a passare il Ferragosto vicino ad un bosco, in un parco naturale. E cosa fa, preso dall’entusiasmo? Lascia bottigliette di plastica come “ricordo”. Gentile pensiero, se non fosse che la plastica dopo la tendata rimane lì molto a lungo.

Ora, spiegare che non si buttano rifiuti in giro dovrebbe essere come spiegare che il sole sorge al mattino e tramonta la sera. Eppure c’è chi non lo capisce. È un po’ come dire a uno: “Guarda, questo è un televisore, vedi il telecomando, i canali, il volume…” e lui insiste: “No, è una finestra, ha il vetro, io ci vedo attraverso”. Eppure Aristotele sosteneva che l’uomo è un essere razionale, evidentemente non aveva conosciuto questi soggetti.

E allora uno pensa: se le parole non bastano, forse servirebbe rispolverare certe punizioni medievali. Una volta chi bestemmiava veniva trascinato per la città con la lingua stretta dalle tenaglie, gli adulteri subivano la gogna nudi con un cartello al collo, i traditori finivano sul rogo. E chi lascia cartacce e bottigliette nel bosco?

Già nell’editto di Rotari (643 d.C.) si puniva chi danneggiava alberi o rubava legna. Ma nessuno allora pensava che qualcuno potesse semplicemente insozzare un bosco senza guadagnarci nulla: danneggiare tutti e non avere nemmeno il beneficio della legna. Geniale, no?

Forse oggi bisognerebbe aggiornare l’editto: non con multe come nelle leggi odierne, che tanto nessuno paga, ma con qualcosa di più educativo. Tipo: “Lasci bottigliette nel bosco? Bene, ora le raccogli tutte, pure quelle degli altri, e ci fai una scultura davanti al municipio”.

Almeno sarebbe un’opera d’arte più utile della solita discarica a cielo aperto.

E se non funziona neanche questa, allora vi meritate il supplizio medievale!

da Massimo Bellucci