SenigalliaNotizie.it
Versione ottimizzata per la stampa

Italia Nostra Senigallia: “C’era una volta la zona del silenzio”

"L’assedio della musica ad alto volume è ormai una costante delle estati senigalliesi"

Tenuta Langelina - Hotel, Ristorante, Location per Matrimoni a Trecastelli, Ancona, Marche
Rocca Roveresca

L’assedio della musica ad alto volume è ormai una costante delle estati senigalliesi e non ci sono stati sensibili miglioramenti da qualche anno a questa parte, nonostante le frequenti rimostranze da parte di cittadini e anche di operatori turistici. Responsabili sono gli eventi estivi organizzati dall’Amministrazione Comunale in città e ancor più gli intrattenimenti dei luoghi di ritrovo privati (bar e ristoranti) soprattutto sul lungomare, cui si aggiungono le esibizioni lungo il Corso degli artisti di strada con il loro bel amplificatore a tutto volume.

L’uso di livelli sonori così elevati è nato nelle discoteche, dove l’obbiettivo è quello di creare un’atmosfera di eccitazione tale da attrarre più facilmente il pubblico giovanile. Ma per le discoteche, a parte gli effetti negativi per la salute oltre un certo livello di decibel, chi si sottopone a questo tipo di stress lo fa volontariamente. La stessa cosa non si può dire per la musica all’aperto, compresa quella delle discoteche estive, che finisce per coinvolgere una fascia più o meno ampia di popolazione residente, che ne farebbe volentieri a meno, soprattutto chi ama la tranquillità (che è un diritto sacrosanto) o chi deve alzarsi di buon’ora per andare a lavorare.

E questo è talmente vero che non sono mancate le proteste da parte di settori della popolazione, dei turisti e a volte degli stessi operatori alberghieri. Ma come succede per tutte le brutte abitudini, anche questa è diventata una prassi talmente consuetudinaria da essere ritenuta normale e insostituibile per il successo delle attività turistiche, come se non ci fossero alternative più civili e soprattutto un turismo meno caciarone, come se gli stessi spettacoli e le stesse attività non potessero gestirsi con livelli sonori più bassi, sufficienti a raggiungere una cerchia di spettatori e fruitori distanti non certo anni luce.

Ma non sempre è stato così. Quando la città era più rispettosa dei valori della convivenza, lo spazio della residenza e lo spazio del divertimento erano nettamente separati. I luoghi della musica erano o al chiuso se lungomare o sulle colline della città se all’aperto (Covo Nord Est, Bel Sit, Corral, Milleluci ecc.). Avevano le loro regole e non entravano in conflitto con il desiderio di tranquillità dei cittadini e dei turisti (turisti che cercavano soprattutto salute e riposo), stabilendo anche, soprattutto per i giovani, una sana e netta distinzione fra tempi e luoghi del divertimento e tempi e luoghi della quotidianità e delle relative regole da rispettare.

Addirittura la Giunta Comunale di Senigallia il 27 luglio 1951 (tempi che sembrano preistorici) interveniva sull’argomento con una visione e una sensibilità distanti anni luce da quella odierna. “La giunta comunale, ritenuto che l’uso smodato delle segnalazioni acustiche degli autoveicoli e dei veicoli di ogni specie è di serio pregiudizio della città e che non sempre per la intensità del traffico è possibile distinguere se la segnalazione acustica stessa è abusiva o effettuata per necessità inerenti alla circolazione ecc., ritenuta pertanto la necessità di vietare nell’ambito della zona urbana del capoluogo l’uso delle segnalazioni acustiche degli autoveicoli e veicoli di ogni specie durante il periodo stagionale 15 giugno – 15 settembre a tutela delle quieta pubblica con particolare alla tranquillità della numerosa colonia di bagnanti, con voti unanimi delibera di creare la ZONA DEL SILENZIO nell’abitato urbano di questo capoluogo consistente nel divieto delle segnalazioni acustiche dei veicoli in genere ecc.”.

L’ordinanza fu reiterata probabilmente ancora per qualche anno. In certi anni più recenti si tentò anche di contenere il rumore ancora più disturbante dei motorini con scappamenti truccati, una maleducazione poi di molto ridimensionata, ma mai del tutto sconfitta. Comunque negli anni ’50 e oltre non c’erano isole pedonali e sensi unici e si poteva tranquillamente transitare in auto per il Corso e in tutte le stradine del centro storico. Le auto in circolazione, anche sommando quelle forse più numerose dei turisti a quelle dei residenti, non dovevano essere molte. Il ricorso al suono dei clakson e soprattutto delle trombe però era frequente e abbastanza rumoroso e sgradevole. Il turismo di allora era molto diverso da quello attuale: era ancora prevalentemente costituito da famiglie di ceto medio-alto e dai primi turisti tedeschi; la gente cercava il riposo, i bagni di mare e sole, divertimenti sobri, passeggiate, balli serali nei pochi locali, in sostanza una vacanza rilassante dai ritmi tranquilli. L’amministrazione comunale perciò, consapevole di questo, si preoccupava che il soggiorno non fosse disturbato da rumori inutili e comportamenti chiassosi, del resto abbastanza rari.

Ma nessuno si immaginava che decenni dopo per attrarre i turisti si sarebbe dovuto incoraggiare il chiasso delle folle e il rumore assordante della musica, accompagnato a volte anche dallo sballo alcolico, almeno in tempi non lontani. Poi quando gli operatori dei bagni lentamente e con tenacia e con una lunga e strisciante guerra di lobbing hanno ottenuto di spostare tutto sulla spiaggia, bar, ristoranti, attività sportive, ristorazione e infine vere e proprie discoteche (è l’ultima proposta di un operatore di grido), entrando inevitabilmente in collisione con le esigenze di chi vive, opera e infine dorme a distanza più o meno ravvicinata, residenti, ospiti e anche gli stessi villeggianti, la deregulation è dilagata anche nel centro storico, dove i ristoratori, anche con la complicità delle norme anticovid, hanno ampliato a dismisura i loro dehors e gli spazi per i tavoli nelle strade e stradine e nelle piazze, tanto da ostacolare e impedire a volte il transito delle biciclette e anche quello dei pedoni.

L’emblema di tutto questo è la Rocca, il più bel monumento architettonico e storico della città, un gioiello da mostrare e valorizzare con orgoglio, mentre viene deturpato riducendo il suo prato a contenitore di gazebo, di palchi, di piste di pattinaggio (d’inverno) e altro. Ma è lo stesso centro storico con i suoi edifici di valore architettonico, esempio pregevole di urbanistica programmata dal ‘500 al ‘700, ad essere quasi nascosto e reso invisibile dalla folla e soprattutto dai tavoli dei ristoranti. sparsi un po’ ovunque.

Quello che manca nella nostra civiltà è il senso del limite di fronte alle richieste sempre più pressanti e pretenziose delle attività economiche. Bisognerebbe ricordarsi che gli spazi pubblici sono di tutti e gli interessi economici di una o di più categorie dovrebbero sempre confrontarsi con l’interesse generale. Si dice che Senigallia vive di turismo, ma nessuno conosce le statistiche, nessuno conosce la percentuale di quelli che contribuiscono all’economia della città in altri settori e che ogni mattina debbono continuare a recarsi al lavoro e che quindi hanno bisogno di riposare. Ogni cittadino poi ha il diritto di godersi la città in cui vive, anche d’estate, come un qualsiasi altro turista. Poi ci sono gli stessi turisti (o almeno c’erano) che amano il riposo e la tranquillità. Poi c’è la residenza nel centro storico, che si è cercato di incoraggiare, ma che diventa difficile, quasi eroica durante l’estate.

Siamo sicuri quindi che non vi siano alternative più intelligenti e civili? Che non sia possibile contenere gli eccessi senza danneggiare l’economia della città? Che sia conveniente a lungo rincorrere un malcostume che finisce anche per sfregiare e alterare la bellezza e l’identità dei luoghi, della spiaggia e del centro storico. Siamo sicuri che alla fine questo eccesso non ci presenti il conto economico e morale?

 

Virginio Villani

Italia Nostra Senigallia
Pubblicato Venerdì 15 agosto, 2025 
alle ore 16:00
Come ti senti dopo aver letto questo articolo?
Arrabbiato
In disaccordo
Indifferente
Felice
D'accordo


Commenti
Ci sono 2 commenti
concetta 2025-08-15 17:57:48
In ogni città turistica di mare del mondo è così! Lo sanno anche i sassi. Se la musica non piace e si vuole dormire nel silenzio, basta andare in altri posti. Le città come Senigallia hanno, giustamente, la movida, gli eventi, la musica e tanto altro. Chi vuole il silenzio e il mortorio può andare a vivere tranquillamente a 2000 m.
moro71 2025-08-18 21:45:25
Analisi perfetta quella di Virginio Villani ed il commento della Signora Concetta rispecchia in maniera lampante (purtroppo) i tempi che viviamo. In assenza di regole e controlli occorre purtroppo rassegnarsi e valutare di andare a vivere a 2000 metri…
ATTENZIONE!
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password

Già registrato?
... oppure Registrati!



Scarica l'app di Senigallia Notizie per AndroidScarica l'app di Senigallia Notizie per iOS

Partecipa a Una Foto al Giorno