“No a Palestina? Secondo gli stessi principi, non andrebbe riconosciuto ‘questo’ Israele”
"La mozione nasceva da una richiesta della Scuola di Pace a tutti i consiglieri. Quelli di maggioranza non hanno nemmeno risposto"

Dopo la riunione del consiglio Comunale in cui si è sviluppato il confronto sulla mozione per il riconoscimento dello stato palestinese, si sono moltiplicati sui media e sui social articoli e commenti, ma in particolare si è dimostrato molto “attivo” il presidente Bello che, dimenticando spesso il suo ruolo di arbitro imparziale, con sovrabbondanza di parole, ha di fatto bacchettato coloro che, dai banchi del consiglio e fra il pubblico, hanno espresso la loro opinione sulla drammaticità di quanto sta avvenendo in Palestina.
Ritengo anche strumentale ridurre la partecipazione del pubblico alla parola “assassini”, da cui mi dissocio decisamente, sorvolando sull’impegno per la pace che le persone presenti hanno portato avanti in questi anni, non solo per il medio oriente, ma in tutti i conflitti esistenti. Se il presidente Bello, invece che pontificare dal suo studio, in questi anni fosse sceso in piazza, avrebbe visto una comunità ampia, variegata e pacifica che con tutti i mezzi non violenti possibili, ha con costanza e passione manifestato a favore della pace, del diritto e della risoluzione di tutti i conflitti.
In merito alla mozione rinviata in commissione e poi ritirata, nella narrazione del presidente si accusa i proponenti di non volere il confronto per una soluzione unitaria. Come al solito nella sua parzialità mostra solo una parte dei fatti. Per comprendere quanto accaduto bisogna ricordare, come detto in consiglio, che la mozione è una proposta della Scuola di Pace, istituzione del comune di Senigallia, a cui, per statuto, partecipano di diritto due consiglieri di maggioranza ed uno di opposizione. Questa composizione nel 1995, anno della costituzione della Scuola, era stata fatta proprio per far sì che tutto l’operato della Scuola fosse condiviso unitariamente dalle diverse sensibilità del consiglio comunale.
In particolare per questa mozione il direttivo della Scuola di Pace ha inviato ai consiglieri il 26 maggio questa mail: “Egregi consiglieri la Scuola di Pace del Comune di Senigallia vuole proporre al Consiglio Comunale un ordine del giorno riguardante la gravissima crisi umanitaria che coinvolge il territorio di Gaza. Come hanno fatto già altri Consigli Comunali vorremmo che anche quello di Senigallia approvasse una mozione di Riconoscimento dello Stato di Palestina e ci piacerebbe che fossero i consiglieri membri del Direttivo della Scuola di Pace a presentarla, maggioranza e opposizione insieme. Sarebbe infatti un bellissimo segnale essere uniti quando si toccano temi fondamentali come quello dei diritti umani. Vi invitiamo pertanto a discuterne insieme a noi presidenti della Scuola di Pace”, esprimendo così la chiara volontà di condividere la mozione in modo unitario.
Questo invito è stato subito accolto solo dalla consigliera Pagani, mentre i consiglieri di maggioranza non hanno nemmeno risposto. Quindi la mozione è stata presentata solo dai consiglieri di opposizione per la mancata collaborazione dei consiglieri di maggioranza. La richiesta di rinvio in commissione per giungere ad un testo condiviso, è apparsa subito strumentale, faziosa e non ricevibile. Essendo la mozione voluta dalla Scuola di Pace, ricordo organismo del comune, è scorretto modificarla in commissione, poiché un percorso rispettoso sarebbe stato discuterlo a maggio con i proponenti. Per questo motivo l’abbiamo ritirata, non ritenendo giusto intervenire sulla mozione in commissione, escludendo così la Scuola di Pace. Se si vuole, finalmente, giungere ad un testo unitario, si dovrebbe eventualmente chiedere di ridiscuterla con i proponenti.
Meritano anche delle considerazioni le affermazioni “giuridiche” per cui non è possibile riconoscere lo stato di Palestina ovvero che non è possibile riconoscere una cosa che non esiste. La Palestina è stata proclamata il 15 novembre 1988, è una repubblica Semi-presidenziale, ha un presidente, una bandiera ed un inno nazionale, è suddivisa in 16 governatorati ed ha un prefisso telefonico proprio. 147 paesi hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, fa pare del CIO e partecipa con una sua squadra ai giochi Olimpici, fa parte della Lega Araba ed è membro osservatore permanente dell’ONU. Il presidente Bello, fresco di studi e così esperto di diritto internazionale, dovrebbe insegnare a tutte queste realtà, così ignoranti, come gestire i rapporti internazionali. Appare inoltre provocatoria ed assurda la motivazione che in Palestina, la presenza di Hamas oltre alll’ANP, giustificherebbe il non riconoscimento dello Stato. Nessuno mette in dubbio che Hamas è un gruppo terrorista e che merita tutta la nostra condanna, ma questo apre una discussione su cosa sia terrorismo. Un paese governato da partiti integralisti con in programma la eliminazione dei palestinesi, che decide contro tutte le risoluzioni dell’ONU di occupare i territori palestinesi cacciandone gli abitanti, uccidendo donne e bambini, che arresta senza processo chiunque si oppone a questa occupazione, che uccide giornalisti, personale sanitario, soccorritori della Croce Rossa, operatori dell’ONU, bombarda campi profughi, moschee, chiese, scuole e che affama due milioni di persone, non è terrorista? Con questo principio allora non dovrebbe essere nemmeno riconosciuto “questo” stato di Israele. Per noi invece è indispensabile il riconoscimento di due popoli e due stati proprio al fine di garantire la pacificazione di quei territori.
Non mi dilungo invece sulla difesa dell’istituzione consiglio; credo che chi milita in un partito in cui vi sono tanti nostalgici del fascismo, che ha infangato tutte le istituzioni democratiche, prima di impartire lezioni debba prendere pubblicamente le distanze da quel passato che ancora umilia la nostra repubblica. Invece si esalta nell’ammirazione di quei giovani che cenano con la foto di Mussolini a capotavola.
Rodolfo Piazzai
Consigliere Comunale PD


























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