I ragazzi del mezzacanaja esprimono solidarietà al CAG Bubamara
"É uno dei più funzionanti progetti educativi di Senigallia"
Mercoledì 6 luglio, insieme con molti/e, anche noi abbiamo preso parte all’assemblea tenutasi al CAG Bubamara.
L’argomento? Molto semplice, il CAG rischia di chiudere perché non ci sono i finanziamenti. Così, siamo andati a portare la nostra solidarietà ai due operatori che hanno rischiato il licenziamento – pardon, l’assenza del rinnovo del contratto – ed a tutti/e i/le ragazzi/e che da più due anni lo vivono.Una bella assemblea, peccato che proprio mentre i nodi venivano al pettine e le domande cominciavano a farsi interessanti e pungenti, l’Assessore Ceresoni, guarda caso, è stato colto da un’improvvisa fretta di andare via, lasciando qualche vaga buona intenzione e molti punti interrogativi.
Prima di andarsene però, l’Assessore ha assicurato che i soldi sono stati trovati – anche se non si è capito se per 6 mesi o un anno – e che il contratto degli oper atori è stato rinnovato fino a dicembre 2006. Per finanziare il CAG la Giunta ha pensato di attingere da un progetto europeo per l’educazione alla pace, che è di durata di un anno, quindi giugno 2007. Il problema che comporta l’accesso ai fondi europei, è che la copertura finanziaria vale solo per un anno. Inoltre, si è parlato della possibilità di accedere anche a dei fondi privati che naturalmente, oltre a chiedere pubblicità, stabiliranno dei paletti nelle attività da svolgere.
In entrambi i casi, la logica e diretta conseguenza è, senza troppi giri di parole, la fine del CAG per come l’abbiamo conosciuto fin’ora, perché saranno le persone a doversi adeguare ai progetti – europei o privati – e non viceversa, come avviene oggi. Inoltre, i progetti saranno scelti ed indirettamente imposti dall’esterno e non da chi vive e fa vivere il posto, operatori e ragazzi.Lo stato di precarietà in cui versa il CAG – uno dei più funzionanti progetti educativi di Senigallia – pone il problema della gestione delle politiche pubbliche sugli spazi sociali, quegli spazi il cui principio ispiratore è l’apertura rispetto alle persone, quindi gratuità di fruizione e libertà di entrata.
A Senigallia, invece, gli unici spazi, che trovano spazio sono solo le attività ad iper-consumo turistico; bar, discoteche e ristoranti; luoghi non solo non gratuiti, ma anche escludenti (con i loro prezzi altissimi); luoghi chiusi.Il problema, a nostro avviso, non è tanto l’assenza dei soldi, ma la scelta tutta politica di come utilizzare quelli che ci sono, anche se pochi. Infatti, se si tratta di finanziare gli operatori legati al turismo, in quanto lobby con forti interessi, o le cooperative legate ad alcuni partiti che così, tra l’altro, possono economicamente far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta, i soldi si trovano eccome!
E tutti gli altri? Che si accontentino delle briciole e se qualcuno resta senza lavoro ed uno spazio sociale chiude, beh, questo non è mica un problema degno di una sinistra moderna, riformista, liberale e di governo!
I ragazzi del mezzacanaja

























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