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Mazzangrugno, la Cooperativa agricola fa 41 anni

Una "rinascita" dal dopoguerra al futuro


"Rinascita di Mazzangrugno", così 41 anni fa, i 25 produttori agricoli fondatori chiamarono la cooperativa agricola nata in quella frazione rurale di Jesi (An).
E "Rinascita" è il nome che hanno deciso di confermare oggi i 19 soci che si sono riuniti mercoledi’ scorso, in assemblea, per l’adozione del nuovo statuto sociale, come prescrivono le nuove norme del diritto societario. Allora era una rinascita dalla miseria e dalla fame, oggi è una rinascita per riscoprire e rilanciare lo sviluppo rurale.
"Rinascita, già nel nome … il futuro", questa la dedica incisa sulla targa per il quantennale della cooperativa, che Teodoro Bolognini, a nome di Legacoop Marche, ha consegnato a conclusione dell’assemblea, per dare riconoscimento del ruolo di presidio, di servizio, di freno alla fuga e all’abbandono delle campagne, assolta dalla cooperativa.
"L’idea di stare uniti, di associarsi per organizzare dei servizi comuni – ha spiegato Marcello Pulita, presidente della cooperativa da quando è nata – nasce nell’immediato dopoguerra, tanto che coloro che poi avrebbero dato vita alla cooperativa, costruirono con le proprie mani, con il materiale trovato sul posto, nei ritagli di tempo, impiegando ben cinque anni dal ’48 al ’53, la loro sede sociale, la loro "casa", dove nel 1964 nacque, di fronte al notaio, la cooperativa e, da allora, è la sede delle assemblee, dei consigli di amministrazione, degli incontri conviviali fra famiglie, delle partite a carte, delle feste e degli incontri politici".
La cooperativa nacque allora, e prosegue oggi, per organizzare i servizi all’agricoltura, quello della trebbiatura, in modo particolare, visto che la coltura del grano è sviluppata in ogni azienda, e solo essendo in tanti si poteva affrontare una spesa così rilevante di centinaia e centinaia di milioni di vecchie lire.
"In questo modo – sottolinea Pulita – abbiamo garantito il servizio, sviluppando un fatturato annuo di circa 30.000 euro e con gli accantonamenti, negli anni abbiamo rinnovato i mezzi dotandoci sempre di quelli più moderni ed evoluti".
Visto che in cooperativa, quella a mutualità prevalente, come hanno scelto di essere con il nuovo statuto, il patrimonio non può essere ripartito fra i soci, il loro parco macchine, la loro "casa", la loro bella storia rimane a beneficio di loro stessi fino a che sono in condizioni di servirsene, poi dei loro figli e delle future generazioni.
"Sono proprio le future generazioni che hanno il dovere di non disperdere questa bella esperienza sociale ed imprenditoriale, quindi, vanno coinvolte su un progetto di prospettiva – ha aggiunto Bolognini – perché se è vero che l’agricoltura è in crisi e i giovani poco interessati, occorre ragionare proprio con questi ultimi sul fatto che probabilmente il loro futuro si gioca sullo sviluppo rurale, cioè sulla riscoperta dei valori, dei mestieri, delle attività che rendono economicamente e socialmente vivibile quel territorio".

da Legacoop Marche

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 1 aprile, 2005 
alle ore 14:50
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