I negozianti chiudono bottega
A Senigallia 100 attivita' sono in vendita
Crisi strutturale.I commercianti si arrendono, chiudono bottega e la crisi dilaga.Anche Senigallia, come tutte le altre città italiane, sta vivendo un momento nero e preoccupante dagli esercizi commerciali.Tutti i settori coinvolti, dall’ abbigliamento ai bar, dalle calzature alle edicole.Le agenzie immobiliari ammettono di avere numerosi annunci di cessione d’esercizio."Una trentina di cessioni-dice Simona Ricciarelli-di genere misto, anche se prevalgono i bar". "Cessioni per tutte le attività – spiegano dall’agenzia Verde Immobiliare -, nessun campo risalta sugli altri. Circa venti esercizi commerciali vogliono chiudere". La stessa cosa dicasi per altre agenzie.E i conti sono presto fatti.In città, dal centro alla periferia, almeno cento esercizi stanno tentando di cedere l’attività."Lo stato di crisi si vede da tante cose – lamentano alla Confcommercio – ed è legato a una serie di fattori e problemi strutturali, fra cui la diminuita capacità di spendere della gente, la consistenza degli affitti immobiliari, che pur non essendo aumentati si riferiscono sempre a cifre astronomiche, la polemica dei prezzi in senso stretto".Ma per valutare realmente come stanno le cose il calcolo migliore è quello della "congiuntura", oggi detta anche "gap", tra chiusure e aperture dei negozi.Alcuni negozianti magari chiudono l’attività per aprirne un’altra, oppure per riconvertire la propria in qualcosa di diverso e più fruttuoso. Il punto chiave sta proprio qui; il gap nel 2003 è stato negativo, e la stessa cosa succederà per il 2004.Un gap che scende abbastanza sotto lo zero."Se la differenza va sotto lo zero è sempre una recessione – racconta Paolo Luzi Crivellini della Confesercenti.La crisi è nazionale e la scusa dell’euro ormai fa solo ridere.Ci sono meno risorse e più precarietà, motivi per cui non si progettano più investimenti.I commercianti si improvvisano troppo spesso e non si dedicano più allo studio della fattività del mercato.Anche i saldi non sono andati così bene come si sperava, perché la gente vede lo sconto del 30% e aspetta di avere quello del 50%".L’incertezza lavorativa dei giovani porta a "buttarsi" nel mare magnum del commercio senza cognizione di causa.Così molti chiudono bottega. "Prima – conclude Luzi Crivellini – il Comune faceva lo studio del territorio.Oggi non più e il commerciante che apre spesso non è informato di cosa sia l’effettiva tendenza delle vendite".
di Chiara Michelon

























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