L’amministrazione comunale ha affidato a una società esterna l’incarico di sviluppare la presenza di Senigallia su TikTok, per circa 12.000 euro. L’assessora al turismo Romagnoli difende la scelta parlando di “investimento” e citando milioni di visualizzazioni sui social.

Numeri che impressionano, ma che sollevano una domanda: quale turismo vogliamo attrarre?

Le visualizzazioni dicono quante persone hanno visto un contenuto, non quante hanno prenotato un soggiorno, cenato in un ristorante o visitato un museo. Un video virale può generare milioni di click e zero ricadute economiche reali. Oppure può portare migliaia di visitatori occasionali da un weekend, senza benefici per il tessuto economico locale.

TikTok raggiunge prevalentemente un pubblico tra i 16 e i 30 anni. È legittimo voler comunicare anche a questo target, ma occorre chiedersi se sia coerente con il posizionamento che Senigallia ha costruito negli anni su enogastronomia, cultura ed entroterra.

L’assessora parla di milioni di visualizzazioni e centinaia di migliaia di interazioni, ma non dice quante di queste si traducano in prenotazioni, né quanto spenda in media chi arriva a Senigallia dopo aver visto un contenuto social. Raccogliere questi dati è difficile, ma diventa impossibile se non si ha una strategia chiara sul tipo di turismo che si vuole attrarre. Oppure la strategia dell’assessora Romagnoli è proprio quella di attrarre un turismo mordi-e-fuggi?

Prima di decidere come comunicare, un’amministrazione dovrebbe chiarire a chi vuole parlare e perché. Esiste un documento pubblico che definisca il profilo del turista che Senigallia intende attrarre? Quali indicatori useranno per misurare il successo: le visualizzazioni o le notti in albergo, i like o la spesa media sul territorio?

Il turismo di qualità si misura in permanenza, ricadute economiche diffuse, distribuzione nell’arco dell’anno. Senza una strategia chiara, si rischia di inseguire numeri che fanno titolo sui giornali ma non portano benefici reali alla comunità. I cittadini finanziano queste scelte con le proprie tasse e hanno diritto di sapere se l’investimento produce valore o solo visibilità effimera.

Questo episodio non è isolato. Solo nell’ultimo anno abbiamo documentato decisioni caratterizzate da procedure lampo, affidamenti a soggetti vicini alla maggioranza e scarsa trasparenza: dal Centro per l’Impiego alla ciclabile del Cesano, dalla Fondazione “Città di Senigallia” all’area ex scuola Marchetti.

Il filo rosso è sempre lo stesso: scelte prese senza confronto preventivo, assenza di criteri pubblici e verificabili, comunicati stampa a cose fatte. La domanda che poniamo non riguarda solo TikTok. Riguarda il modo in cui questa amministrazione intende il rapporto con la comunità che governa.