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Papa Benedetto XIV Lambertini, artefice dell’ampliamento settecentesco di Senigallia

Al San Rocco un suo busto attribuibile allo scultore Pietro Bracci: capolavoro di un artista che la città ha la fortuna di possedere

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Busto di Papa Benedetto XIV - Foto di Maria Pia Verdini

Quell’illustre signore il cui busto si trova su un altare della chiesa sconsacrata di San Rocco a Senigallia è Prospero Lorenzo Lambertini, ovvero sua santità papa Benedetto XIV, che intorno alla metà del XVIII secolo incaricò il cardinale Giuseppe Maria Ercolani di redigere un progetto per realizzare lungo le rive del fiume Misa un’elegante sequenza di edifici che facesse da ricetto per i mercanti dell’importante fiera cittadina.

Si trattò di un intervento urbanistico colossale che se fosse stato portato a compimento nella sua interezza (era prevista un’altra fila di palazzi sulla sponda opposta) avrebbe fatto la gloria anche di una città molto più grande di Senigallia.

Venne edificata solo la parte lungo la riva destra del fiume Misa con 6 blocchi porticati in pietra d’Istria e con una sontuosa infilata di 126 arcate. Un’opera davvero ingente per una città con poche migliaia di abitanti che allora apparteneva allo stato della chiesa.

La scaturigine di tanta bellezza è dovuta alla volontà di Benedetto XIV Lambertini che in città è ricordato per la bellissima porta urbana in pietra d’Istria detta appunto “Lambertina”.

In questi giorni stiamo correndo il rischio di non meritarci, noi cittadini senigalliesi, questo lascito monumentale perché incombe la possibilità che venga realizzata un’opera pubblica (il nuovo ponte Garibaldi) che ne pregiudicherà irreparabilmente la bellezza.

Il nuovo ponte sconcerà la visuale prospettica che connota la città storica non solo perché non sarà edificato sul medesimo asse viario del ponte demolito, ma soprattutto per il suo profilo sghimbescio e sovradimensionato; senza pensare poi alla grave compromissione del tratto iniziale del lungofiume in continuità con i Portici Ercolani, denominato “Orti del Vescovo”, oggetto di una futura sistemazione.

Chissà cosa ne penserebbe il nostro caro papa che tanto merito ebbe per l’accrescimento di bellezza della nostra città?

Busto di Papa Benedetto XIV - Foto di Maria Pia VerdiniOggetto di queste scarne righe però non è il ponte ma un busto marmoreo di cui molti senigalliesi non conoscono l’esistenza o se la conoscono l’hanno sfiorato con occhi disattenti.

L’uomo raffigurato è papa Lambertini. Ha il capo coperto dal camauro (cappello pontificio) da cui fuoriescono capelli fluenti. Colpisce la fierezza dello sguardo. Traluce però anche una certa bonomia di carattere che sarà ben interpretata dall’attore Gino Cervi, emiliano come il pontefice, in un film del 1954 dal titolo “il cardinal Lambertini”. Stesse guance un po’ cadenti, labbra carnose ed un incipiente doppio mento da indurre sospetti di buona tavola.
Ora il busto del 247esimo papa della cristianità è posizionato su un altare della ex chiesa di San Rocco e sembra voglia mostrare l’orgoglio di aver dato a questa nostra città, che un tempo fu pontificia, un ampliamento urbanistico con opere mirabili.

L’illustre pontefice fu definito da Horace Walpole , celebre scrittore inglese ideatore del cosiddetto romanzo gotico (davvero insolito per un cittadino di una terra antipapista per eccellenza): “migliore tra i pontefici romani”, per lo spessore culturale e l’apertura mentale. Basti pensare che nell’elenco dei libri posti all’indice sotto il suo pontificato non fece inserire gli scritti di Galileo per il sospetto, se non proprio la certezza, che l’eminente scienziato avesse ragione malgrado l’abiura delle proprie scoperte.

Le sue spoglie, nonostante abbia detto in punto di morte: “io cado ora nel silenzio e nella dimenticanza, l’unico posto che mi spetta”, sono ospitate in un maestoso sepolcro fatto erigere dai cardinali del suo tempo nella basilica vaticana.

L’Incarico di realizzare il monumento funebre fu affidato allo scultore Pietro Bracci di cui Benedetto XIV fu anche il principale committente. La basilica di San Pietro è disseminata di sue opere. L’Artista è anche l’autore di una tra le opere d’arte più fotografate al mondo: la figura di “Oceano” che domina maestosa al centro della Fontana di Trevi.

Di questo papa, amante e promotore delle arti e delle lettere, esistono diverse effigi scolpite e dipinte ma nel busto “senigalliese”, che molti non escludono essere opera dello stesso Bracci per epoca e stile sebbene manchi di firma e documenti, c’è un che di intimo e casalingo per la familiarità che sprigiona.
La stesa di bottoni della mozzetta non è perfettamente allineata perché alcuni bottoni non sono infilati nelle rispettive asole, specie quelli in corrispondenza del ventre da indurre un sospetto di pinguedine.

Trascuratezza, si direbbe, poco conforme alla dignità papale ma papa Lambertini era uomo informale, tanto benevolo e conciliante quanto autorevole nel governo della chiesa. Di lui erano noti il buon carattere, le battute di spirito, la simpatia e persino le parolacce che spesso usava come intercalare nelle sue dotte conversazioni. Cercava sempre la concordia nelle azioni che promuoveva e per questo fu molto rispettato dai potenti e dagli intellettuali del suo tempo. Persino Voltaire, l’ateo principe dei lumi, intrattenne corrispondenza con lui.

Alla sua morte Pietro Bracci venne incaricato di realizzare in San Pietro il monumento funebre. Fu indubbiamente un grande onore anche se accompagnato dal timore di doversi confrontare con Gian Lorenzo Bernini, autore dei monumenti funebri di papa Urbano VIII Barberini e Alessandro VII Chigi.

Nonostante questo immenso privilegio ed il grandioso risultato ottenuto, l’artista tutto sommato non ebbe grande notorietà. La cosa non è certo da imputare a demeriti artistici, ma al fatto di essere stato attivo in un’epoca incasellata tra l’operato di due giganti come Gian Lorenzo Bernini e Antonio Canova.
Anche per questa ragione Pietro Bracci non beneficiò della considerazione che spettò a chi indubbiamente fu più grande di lui.

Non poteva certo competere presso i posteri con la fama del suo grande predecessore ed anche del suo successore; il Canova, anche lui presente in San Pietro col monumento funerario di papa Clemente XIII Rezzonico e il cenotafio degli ultimi Stuart.

Pietro Bracci si trovò ad operare in quel tassello di tempo che va dagli epigoni del barocco agli albori neoclassici e scontò la transizione tra due grandi epoche nel fluire degli stili e del gusto.

Consiglio a chi ne avesse curiosità di andare ad ammirare il capolavoro di un artista che la città ha la fortuna di possedere.

(Foto di Maria Pia Verdini)

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