SenigalliaNotizie.it
Versione ottimizzata per la stampa

“Mettere davvero in sicurezza le persone, e non il fiume, in un cambio radicale di paradigma”

A ormai 3 anni di distanza dall'alluvione nel senigalliese

1.159 Letture
commenti
Azienda Agricola Francesco Zerbino - Vendita formaggio pecorino, ricotta a Senigallia
Fiume Misa
A quasi tre anni dalla devastante alluvione che nel settembre 2022 ha colpito il territorio di Senigallia, il dibattito sulla messa in sicurezza dell’area resta più che mai attuale.
 

 
Negli ultimi giorni abbiamo assistito, tra annunci e conferenze stampa, alla comunicazione dell’avvio dei lavori di bonifica bellica nei pressi del fiume Misa, un’operazione che, per sua natura, si limita all’utilizzo di strumenti di rilevazione e richiede strutture di supporto minime.
 
Dietro questi annunci si intravede il rischio che la narrazione politica enfatizzi come “inizio dei lavori” ciò che, in realtà, rappresenta semplicemente un adempimento tecnico necessario ma preliminare. È facile, quindi, ipotizzare che nei prossimi mesi si possa continuare su questa linea: verranno probabilmente comunicati nuovi “avvii” per le casse d’espansione – da Brugnetto (secondo stralcio) a Pancaldo, Ponte Lucerta, Marazzana, Megà fino a Borgo Catena – magari giocando sui diversi livelli di avanzamento dei progetti.
 
Questa strategia comunicativa, però, rischia di mettere in secondo piano alcuni aspetti fondamentali che la cittadinanza chiede con forza: attenzione reale, programmazione a lungo termine e risorse effettivamente allocate. In tre anni, infatti, non sono ancora stati resi pubblici gli studi commissionati agli enti di ricerca e alle università (CIMA e altri), né è stata data adeguata trasparenza ai processi decisionali.
 
L’unico intervento visibile, quantomeno fino ad oggi, si limita alla manutenzione straordinaria degli alvei. Un lavoro, però, realizzato senza un progetto strutturato e che, secondo quanto attestato anche dal recente decreto AUBAC, ha addirittura ampliato il rischio di inondazione alla foce del fiume, estendendo la classificazione di rischio massimo (R4) a gran parte dell’area a nord del fiume nel centro abitato di Senigallia.
 
Non si può giocare sulla sofferenza di un territorio così duramente colpito, né cedere alla tentazione di semplici operazioni di facciata che, oltre ad essere facilmente smascherate, rischiano di spezzare la necessaria visione d’insieme sul sistema idraulico. La sicurezza di chi vive e lavora lungo il corso del Misa, da Arcevia fino alla foce, non può essere affidata a singoli, isolati interventi, bensì – come richiesto anche dalle associazioni e dagli esperti – a un piano organico, trasparente e condiviso.
 
La vera urgenza, oggi, è restituire alle persone non solo tranquillità, ma anche fiducia nella capacità delle istituzioni di elaborare risposte chiare, con azioni coordinate e una tempistica certa, fondata su dati e studi resi pubblici. Servono risorse, servono programmazione e serve una rigorosa attenzione nel superare la logica della propaganda per arrivare, finalmente, all’obiettivo che tutti chiediamo: mettere davvero in sicurezza le persone, e non il fiume, in un cambio radicale di paradigma.
Andrea Storoni
Pubblicato Lunedì 21 luglio, 2025 
alle ore 10:33
Come ti senti dopo aver letto questo articolo?
Arrabbiato
In disaccordo
Indifferente
Felice
D'accordo


Commenti
Ancora nessun commento. Diventa il primo!
ATTENZIONE!
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password

Già registrato?
... oppure Registrati!



Scarica l'app di Senigallia Notizie per AndroidScarica l'app di Senigallia Notizie per iOS

Partecipa a Una Foto al Giorno