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Grazie ai Sound Project, una serata magica nel segno dei Pink Floyd alla Fenice

Teatro di Senigallia tutto esaurito per le tre ore di musica della cover band, fedelissima all'originale

Sound Project

Per tre ore sabato scorso, 6 aprile, i Pink Floyd sembravano essere improvvisamente tornati tutti assieme per un concerto al Teatro La Fenice di Senigallia.


Una serata di musica emozionante quella che nel teatro senigalliese, i cui 870 posti erano esauriti, hanno regalato infatti iSound Project, gruppo cover della leggendaria band inglese che per la prima volta si è esibito in città e che tornava nelle Marche dopo ben sei anni.

I Sound Project, nati nel 2006 in Emilia Romagna, dal 2013 girano i teatri italiani con concerti puntualmente sold out in cui rivivono i più grandi successi dei Pink Floyd: il super-gruppo, composto da ben 10 elementi (Leonardo Bollini, voce e chitarra, Luca Pesaresi chitarra solista, Massimo Marzaloni chitarra effettistica, Marco Calabrese alla batteria, Andrea Rossi al basso, Luca Marzaloni percussioni e sax, Claudia Ciuffoli a tastiere e hammond, Sophie Rossini, Virginia Penserini e Sara Arcangeli ai cori) ripropongono i pezzi storici del gruppo di Syd Barrett, David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, ricercando al massimo la fedeltà ai suoni e agli arrangiamenti originali.

Importante anche il contributo di luci, laser, video e animazioni per rievocare al meglio il magico mondo floydiano.

Così è successo anche a Senigallia, dove per le circa tre ore di concerto, compresa una breve pausa, è sembrato davvero di riascoltare, ad esempio, la chitarra di Gilmour che esegue Wish you were here e tanti altri brani: eseguiti pezzi anche datati e del primo periodo psichedelico della band britannica (dall’album The Piper at the gates of down, 1967), così come successi degli anni Settanta da Meddle (con la mitica One of these days, sigla in Italia della nota trasmissione sportiva Dribbling), The dark side of the moon, Wish you were here, fino ai meno noti The final cut, A momentary lapse of reason e il conclusivo e sottovalutato The division bell, che nel 1994 chiuse dignitosamente l’esperienza in studio dei Pink Floyd.

Degna conclusione per un concerto che aveva già ampiamente soddisfatto il pubblico, proveniente anche da fuori città e provincia, l’esecuzione di diversi brani di The wall, l’opera rock che nel 1979 segnò l’inizio della disgregazione della classica formazione dei Floyd, ma che allo stesso li consegnò ulteriormente alla storia della musica ottenendo un successo di vendite planetario ed ispirando pure l’omonimo film di Alan Parker del 1982.

Pubblico della Fenice tutto in piedi alla fine del live, conclusosi con l’indimenticabile Confortably numb, tratta proprio da The wall, in cui in particolare Luca Pesaresi, applauditissimo, ha potuto dare prova del suo eccezionale talento chitarristico.

Un finale all’altezza di uno spettacolo che ha confermato, grazie alla straordinaria bravura dei Sound Project, tutta l’attualità e il fascino della musica dei Pink Floyd.

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