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Intervista al fotografo senigalliese Alberto Polonara – FOTO

"Con la fotografia vorrei cercare di rappresentare i miei sogni"

Area Forma e Colore
Alberto Polonara

La nomea di Senigallia si sta diffondendo nel mondo artistico come ‘Città della fotografia’. I nomi dei vari Cavalli prima e Giacomelli poi, hanno ampiamente superato i confini nazionali, rimbalzando da una parte all’altra del mondo (La casa editrice Hakusuisha ha appena pubblicato una traduzione in giapponese del saggio “Mario Giacomelli. La mia vita intera”) raccogliendo un numero crescente di apprezzamenti. Dietro questi totem della fotografia, Senigallia vanta una discreta lista di esponenti che continuano a portare avanti la tradizione di questa arte e che hanno raccolto il testimone dei grandi maestri nostrani.

Questa che state per leggere è la prima di una serie di interviste che vuole approfondire la conoscenza di questi fotografi. Si parte con Alberto Polonara, docente del Musinf e vero mattatore di concorsi fotografici in tutto lo stivale. Un suo scatto dal titolo “Misticismo e logica” si trova esposto al Museo Nazionale“Villa Pisani” di Stra. Il suo volume “Circostanze creative” gli è valso gli elogidel Dipartimento della Cultura della Fiaf. Non solo, oltre a mostre e volumi pubblicati, Polonara anche fuori dai confini nazionali ha raccolto apprezzamenti al Festival di Ioannina (Grecia) e a Leszno in Polonia. Ecco l’intervista:


Come ha mosso i primi passi nel mondo della fotografia?

Fotografo da sempre. Credo di aver iniziato a 17 anni; credo sia una vocazione. Ho iniziato con una macchina analogica, le bacinelle e tutto il necessario per lo sviluppo. Da lì in poi tutto il tempo che riuscivo a ritagliarmi dai miei doveri l’ho dedicato alla fotografia. Un ruolo importante lo hanno svolto sicuramente le frequentazioni con altri appassionati: il confronto con gli altri è importantissimo. Mi reputo un autodidatta: appresi i rudimenti base, la fotografia si impara facendo!

Area protetta - Alberto PolonaraArea Protetta - Alberto PolonaraArea protetta - Alberto Polonara

Lei che viene dalla pellicola e dallo sviluppo in camera oscura come vive il dualismo analogico vs digitale?

Non sono affatto contrario all’evoluzione digitale; le faccio un esempio: guardare un vecchio film in bianco e nero è sicuramente un piacere ma oggi giorno la televisione la compriamo a cristalli liquidi ed a colori. L’innovazione tecnologica ha svolto nella fotografia un ruolo preziosissimo: non si può negare che ha ‘facilitato’ il lavoro di molti. Si sente spesso dire ‘Con il digitale sono diventati tutti fotografi’: non sono d’accordo. Le foto raccontano qualcosa che abbiamo già dentro: sicuramente il digitale semplifica il lavoro, ma da solo non basta.

Cos’è per lei la fotografia?

Il presupposto è lo stesso da anni oramai: io con la fotografia vorrei cercare di rappresentare i miei sogni. Sensazioni o stati d’animo che non sarei in grado di spiegare a parole; ecco perché ci provo con le immagini.

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Quali sono stati i suoi modelli o le sue figure di riferimento quando si è avvicinato al mondo della fotografia?

Cartier-Bresson su tutti. Giacomelli lo conoscevo ma non l’ho frequentato professionalmente, abitavo anche vicino alla sua bottega. Molti a Senigallia sostengono che sia stato il ‘maestro di tutti’… per me no.

Una figura così importante e, in un certo senso, anche ingombrante come quella di Giacomelli non pensa che abbia in qualche modo reso un po’ schiava la fotografia senigalliese di persistere nelle rotte già tracciate dal maestro stesso?

Schiavi no o meglio, in città sono rimasti ‘schiavi’ della figura e soprattutto dei lavori di Giacomelli coloro che hanno scelto di rimanere sotto questa ala. A mio avviso ci sono tanti bravi fotografi che sono partiti da ‘Giacomelli’ ma sono riusciti a trovare la loro strada. Prendere spunto da i grandi non è mai copiare: le stesse cose si possono rileggere e contestualizzare con la propria sensibilità.

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Le chiedo la sua opinione su un altro eterno conflitto fotografico: B/N o colori?

Il bianco e nero è, per certi versi, più facile perché si riesce a personalizzare con maggiore efficacia rispetto al colore che rimane, secondo me, un banco di prova più impegnativo. Scatto anche a colori e la mia prossima sfida è proprio quella: un progetto colorato!

Le Foto fanno parte della raccolta Mesi di presenza al porto

Commenti
Solo un commento
forsesonoio 2014-10-08 15:26:29
Comunque, Mario Giacomelli mi piace moltissimo, forse di più di Cartie-Bresson, che è mio principale riferimento, volevo solo dire che per mia sfortuna, non l'ho avuto come maestro. Alberto Polonara
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