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Le poesie e le lettere di Costanza Monti Perticari esposte a Senigallia

La poetessa, moglie di un noto letterato, morì nel 1840

Costanza Monti Perticari

La raccolta delle poesie e delle lettere di Costanza Monti Perticari, recentemente acquisita personalmente dal prof. Bugatti, direttore del Musinf, dopo una ricerca bibliografica, è esposta da giovedì 21 agosto nel museo senigalliese.

Dal volume verrà tratto il testo del poema “La nascita della rosa”, che verrà ripubblicato in un portfolio  a cura del Musinf di Senigallia e del Centro beni culturali Cassi di S. Costanzo.

L’edizione si avvarrà delle illustrazioni di Natale Patrizi, che ha pensato, dato il tema mitologico del poema, al soggetto delle ninfe, che ha più volte rappresentato. Figlia di Vincenzo Monti e moglie di Giulio Perticari, il letterato, che collaborò con Monti ed una cui poesia fu tradotta e diffusa da Byron.

A Perticari  Senigallia ha intitolato il suo liceo classico. Costanza Monti lega la sua solida fama di poetessa proprio al poema ”L’origine della rosa”. Il testo del poema, sarà quello preso dall’edizione del 1860, stampata da Felice Le Monnier.

Un testo che è  stato reso anche internazionalmente noto dall’Harvard College library,  in quanto appartenente al fondo del prof. Bennet Hubbard Nash. Costanza Monti Perticari era figlia di Vincenzo Monti. Si segnalò come “un miracolo di bellezza”, ma anche di cultura tanto che Stendhal che la conobbe e la ammirò scrisse che Costanza conosceva il latino meglio di lui.

Sposò Perticari nel giugno del 1812, a vent’anni. Giacomo Leopardi raccontava come gli uomini si infiammassero davanti alla fiorente bellezza di Costanza e al suo irresistibile fascino, mentre donne la guardavano con invidia, perché oscurava tutte per intelligenza e per grazia. Fu amica di Madame de Stael e frequentò artisti celebri come Rossini e Canova.

Dopo la morte del marito fu ospite a Lugo di Romagna dei cugini Manzoni. In seguito dimorò a Milano nella casa del padre, caduto in disgrazia in una città ritornata sotto il governo degli austriaci, dopo che il poeta aveva cantato la restaurazione e la repubblica.

Nel 1828 Vincenzo Monti morì confortato dalla figlia che, durante la malattia, lo aveva assistito per mesi con amore filiale, lo stesso amore che anni dopo le fece soccorrere e confortare, negli ultimi giorni di vita, anche la madre.

Costanza, a quarantaquattro anni, sola e con pochi mezzi, ritornò a Ferrara, nel collegio delle Orsoline dove insegnò italiano e storia alle allieve del convento. Il 7 settembre 1840 finì i suoi giorni, stremata da un male incurabile al seno.

Oggi la sua travolgente bellezza ci è tramandata da un ritratto di Filippo Agricola conservato presso la Galleria d’arte moderna di Roma e in tante stampe di autori autorevoli dell’Ottocento.

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