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Palestra inadeguata a Senigallia, l’arbitro vieta di giocare

E l'US Pallavolo Senigallia giovanile incappa in una sconfitta a tavolino senza alcuna colpa

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pallavolo, volley

L’incontro tra l’inadeguatezza drammatica delle palestre a Senigallia e un arbitro particolarmente zelante che pretende “una palestra di riserva” ha creato un corto circuito.

Con il rischio che ora possano essere sottratti campionati e spazi di gioco e confronto ai nostri ragazzi.

E’ la US Pallavolo Senigallia a spiegare, con un post pubblicato sui propri social, quello che e’ accaduto ieri.

“Ora chi lo spiega a ragazzine di 16 e 17 anni – si legge nel post della US Pallavolo – che non potranno più giocare il loro campionato di pallavolo? Chi spiega loro, che erano pronte a debuttare in campo con la maglia nero-azzurra indossata con orgoglio, adrenalina ed entusiasmo a mille, che sono dovute rientrare negli spogliatoi e fuggire a casa perché due fiere dell’assurdo si sono incontrate in un mix esplosivo?

Arriva l’arbitra federale: prende atto di quello che il convento politico passa nella città di Senigallia. Una palestra piccola, di fortuna, senza spazi logistici e senza spazio per il.seggiolone arbitrale. Questo è il risultato delle politiche sportive in questa città ove, pur di garantire ai nostri ragazzi il.diritto allo sport, si gioca anche in palestre (in questo caso la palestra provinciale) poco adeguate. Ma meglio della strada sicuramente. E comunque omologate dalla Federazione. Da un arbitro, che dovrebbe stare lì per la passione dello sport esattamente come la ragazzina ansiosa di debuttare e giocarsi l’anelito alla felicità, ti aspetti solidarietà e fronte comune, almeno figurativo, contro una politica che disprezza lo sport. Ti aspetti empatia verso una società sportiva che, pur di promuovere questo sport e di togliere ragazzi dalla strada, trasforma palestre da terzo mondo in campi immaginifici in cui è possibile addirittura sognare in grande per un adolescente. E invece no. Punta il dito l’arbitressa (ma verso chi?), pretende, detta ultimatum: o un’altra palestra o partita persa. No. Non è uno scherzo. Forse una farsa. E così l’atteso fischio di inizio per le ragazzine (traumatizzate) si trasforma in un fischio finale. Non si gioca. Partita persa a tavolino. Sapete com’è: nemmeno la US – che di miracoli ne ha fatti tanti – riesce a costruire una palestra decorosa in 30 minuti. Ora spiegatelo a quelle ragazze che si allenano spesso in impianti da terzo mondo. Spiegatelo che devono anche pagare il fio per quello che gia’ subiscono. Spiegate loro, mentre in lacrime cercano di capire cosa sia successo, che la vita è fatta di “caporali”. Quelli che, invece di promuovere politiche sportive e investimenti sugli impianti ostacolano lo sport e quelli che, vestendo l’abito del protagonismo fenomenico, nemmeno si accorgono di infliggere, non gia’ una penalizzazione sportiva di 3 punti, ma una ferita mortale ai sogni e alle speranze dei nostri adolescenti. Oggi -conclude la US – dovremmo vergognarci tutti. Chiediamo scusa ai nostri meravigliosi ragazzi. Meritate altro”.

Commenti
Ci sono 2 commenti
Mario Rossi 2025-10-09 19:15:10
Beh, se non c'era neanche il seggiolone arbitrale ..........
ornella 2025-10-10 07:40:18
beh... arbitro donna, ragazze adolescenti che hanno voglia di giocare e divertirsi giocando anzichè in altro modo... . Palestra "benevisa" dalla Federzione.
Davvero l'arbitra ha potuto ...arbitrariamente... prendere la decisione che ha preso?
Se sì, perchè? Se no...perchè?
Qualcosa non torna comunque.
Bruttissima storia!
la società dovrebbe tentare una denuncia formale, non fosse altro per far continuare a giocare il gruppo
ATTENZIONE!
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