Packaging, sostenibilità e storytelling: Winemeridian riflette sulle leve che influenzano l’export del vino italiano
Fattori intangibili e strategici che possono fare la differenza tra una bottiglia che rimane sullo scaffale e una che conquista

L’export del vino italiano è una delle colonne portanti del Made in Italy, un settore che ha costruito la sua fama sulla straordinaria qualità e diversità dei suoi prodotti. Tuttavia, in uno scenario internazionale in continua evoluzione, caratterizzato da consumatori sempre più informati ed esigenti, la sola eccellenza enologica non basta più a garantire il successo.
Emergono nuove leve competitive, fattori intangibili e strategici che possono fare la differenza tra una bottiglia che rimane sullo scaffale e una che conquista la fiducia di un importatore e il palato di un consumatore a migliaia di chilometri di distanza.
La rivista online Winemeridian, attenta osservatrice delle dinamiche del settore, ha identificato tre aree chiave su cui le cantine italiane devono oggi concentrare la loro attenzione per rafforzare la propria presenza all’estero: il packaging, la sostenibilità e lo storytelling. Non si tratta di elementi separati, ma di un ecosistema strategico in cui ogni scelta contribuisce a definire l’identità e l’appetibilità di un brand.
Il packaging: da semplice contenitore a manifesto del brand
L’imballaggio è il primo punto di contatto fisico e visivo con il prodotto. Secondo le analisi di Winemeridian, il suo ruolo si è evoluto ben oltre la funzione protettiva o estetica. Oggi, il packaging è una dichiarazione di intenti. La tendenza verso il vetro alleggerito, ad esempio, non risponde solo a un’esigenza di riduzione dei costi di trasporto e dell’impronta di carbonio, ma comunica anche un’attenzione alla sostenibilità che viene immediatamente percepita dai mercati più sensibili, come quelli del Nord Europa.
Allo stesso modo, l’esplorazione di formati alternativi – come il bag-in-box di alta qualità, le lattine in alluminio per vini giovani e frizzanti o le bottiglie in PET riciclato – non è più un tabù, ma una scelta strategica per penetrare specifici canali distributivi e raggiungere nuovi segmenti di consumatori. Il packaging, quindi, deve essere pensato in funzione del mercato di destinazione, riflettendo non solo lo stile del vino, ma anche i valori del brand e le aspettative culturali e logistiche del Paese a cui si rivolge.
La sostenibilità: una licenza per operare sui mercati globali
Se un tempo la certificazione biologica era considerata una nicchia, oggi la sostenibilità è un prerequisito per competere ad alti livelli. Il team di Winemeridian evidenzia come il concetto si sia ampliato, includendo non solo le pratiche in vigna e in cantina, ma l’intera filiera. Si parla di sostenibilità ambientale (gestione delle risorse idriche, tutela della biodiversità, energie rinnovabili), ma anche economica e sociale (equa retribuzione della manodopera, rapporto con la comunità locale).
Certificazioni come SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata) o VIVA sono sempre più richieste dalla grande distribuzione organizzata internazionale. Per un importatore tedesco, scandinavo o canadese, la presenza di una certificazione di sostenibilità riconosciuta non è più un “plus”, ma una garanzia fondamentale, un vero e proprio “passaporto” per accedere a determinati mercati. Comunicare in modo trasparente queste pratiche diventa quindi essenziale.
Lo storytelling: dare un’anima al vino
In un mondo in cui migliaia di produttori offrono vini di alta qualità, ciò che rende un prodotto unico e memorabile è la sua storia. Winemeridian osserva che le cantine italiane possiedono un patrimonio narrativo inestimabile, spesso non pienamente sfruttato. Lo storytelling non è inventare favole, ma articolare un racconto autentico che includa il legame con il terroir, la storia della famiglia, la filosofia produttiva, la riscoperta di un vitigno autoctono o l’abbinamento con la cultura gastronomica locale.
Questa narrazione deve essere coerente su tutti i canali di comunicazione, dal sito web ai social media, fino al QR code sull’etichetta che può rimandare a un video del produttore o a una visita virtuale della cantina. È questa storia che crea una connessione emotiva con il consumatore, giustifica un posizionamento di prezzo premium e trasforma una semplice bottiglia in un’esperienza da condividere.
Packaging innovativo, sostenibilità certificata e uno storytelling avvincente sono, dunque, le tre direttrici su cui si gioca il futuro dell’export vinicolo italiano. Come sottolinea Winemeridian, le cantine che sapranno integrare questi elementi in una strategia coerente e autentica saranno quelle che non solo consolideranno la propria presenza sui mercati tradizionali, ma conquisteranno anche le nuove frontiere del consumo globale.

























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