Riflessioni sul lavoro della Pastorale di Senigallia
Analizzati problemi e speranze, oltre che i dati statistici

Sabato scorso, 10 maggio 2025, ha avuto luogo il consueto incontro annuale sul lavoro tra il Vescovo Franco Manenti e le categorie economiche e sociali del territorio. La riflessione ha preso le mosse dal messaggio dei vescovi per la giornata del 1° maggio 2025, Festa del Lavoro.
Il lavoro è la risposta essenziale della questione sociale! In realtà, ci sono ancora molti problemi pur intravedendo anche alcuni segni di speranza.
I Problemi
Lo smart-working concilia il lavoro e famiglia ma impoverisce i rapporti umani.
La crisi demografica porta sempre meno giovani lavoratori
Lo sfruttamento degli immigrati che da risorsa diventano scarto.
Il Mismatch fa si che i posti di lavoro non trovano candidati e quindi genera disoccupazione giovanile
La Competizione globale sposta la produzione verso paesi con costo di manodopera sempre più basso.
Il lavoro povero rileva che in Italia 1 persona su 10 è a rischio povertà pur lavorando.
La condizione della donna registra ancora minori retribuzioni a parità di mansione
La sicurezza sul lavoro miete ancora troppe vittime: 1090 nel 2024 contro 1041 nel 2023; + 4,7% che equivalgono a 49 vite spezzate in più.
I Segni di speranza
La formazione è entrata nel contratto collettivo nazionale, sia come diritto che come dovere, con particolare attenzione alla formazione online e ai corsi specialistici.
La creazione di relazioni virtuose tra datori di lavoro e lavoratori, dove ci sono esempi crescenti di dialogo, riconoscimenti e di partecipazione al business aziendale.
La responsabilità sociale d’impresa è oggi un filone sempre più consolidato grazie anche agli interventi regolamentari che impongono alle aziende un bilancio sociale. In questo contesto è opportuno stimolare le aziende a gareggiare tra loro sulla dignità del lavoro ed esigere una puntuale informazione, al fine di poter fare scelte consapevoli di consumo e di risparmio (cd voto col portafoglio).
In seguito è stato sono stati presentati i risultati del questionario somministrato ad Aprile dai ragazzi dell’IIS Panzini a 208 loro coetanei sui temi del lavoro (sicuro, in regola, parzialmente in regola o sommerso), attività promossa dal Progetto Policoro all’interno del percoso We Care – itinerario di educazione al bene comune durato circa 5 mesi.
Il dato più oggetto di discussione oltre alla alta presenza di lavoro non regolare (oltre il 48% degli intervistati) è stato quello del 34% di ragazzi che dichiara di preferire il lavoro nero, pensando così di poter mettere più soldi in tasca. Educati male o carenti di informazioni basilari sul lavoro? Propenderemmo più sulla seconda ipotesi anche perché è compito di noi adulti tutelare, difendere e promuovere la creazione di un lavoro libero, creativo, sicuro, partecipativo e solidale.
Il dibattito che ne è scaturito, a seguito della presentazione del messaggio dei vescovi e della ricerca, ha condotto a diverse considerazioni:
-aumentare la consapevolezza che i migranti tra di noi oltre a richiamarci al dovere della accoglienza stanno contribuendo a pagare le nostre pensioni
-i salari dei ragazzi sono troppo bassi, questo favorisce il lavoro non in regola e l’abbandono delle Marche da parte di molti giovani
-lo smart working in forma ibrida, favorisce i rapporti sociali ed allo stesso tempo la possibilità di abitare/restare in provincia
-i giovani rispetto al passato cercano un lavoro di maggiore qualità, purtroppo c’è un mismatch tra diplomati di istituto superiore e la realtà industriale della zona, ad esempio 50 diplomati all’anno in meccanica sono troppo pochi per le esigenze delle imprese del territorio
-occorre aiutare sia i ragazzi, che le famiglie fin dalla scuola media affinché si scelga con maggior consapevolezza il percorso di studi
-il territorio ha una bella esperienza come quella del Welfarebit di Marca che aiuta le imprese ad effettuare un piano di welfare aziendale valorizzando le risorse del territorio
-a proposito del lavoro sommerso troppo presente nella filiera del turismo e ristorazione è arrivato il momento di fare una analisi critica; occorre inventare un sistema virtuoso di riconoscimento della filiera da parte dei consumatori.
Il punto sul quale c’è stata una consapevolezza largamente condivisa: Il futuro del Lavoro è nelle mani di una Comunità che educa. Serve, in effetti, un Patto educativo di comunità che abbia l’obiettivo di prevenire e combattere la povertà educativa, la dispersione scolastica e il fallimento educativo di ragazzi e ragazze a partire dalle scuole medie. L’approccio dovrà essere partecipativo, cooperativo e solidale che investe tutti gli attori in campo: le scuole, le famiglie, gli enti locali, le imprese, le associazioni sindacali e datoriali, i soggetti del terzo settore, la diocesi e del civismo attivo. Una “comunità locale” che si assume la responsabilità di essere “educante”, ossia capace di assumere i percorsi di crescita e di educazione dei minori verso il lavoro come propria responsabilità e che individua come priorità la cura e la presa in carico delle situazioni di maggior fragilità, rimuovendo le disuguaglianze e prevenendo/contrastando le molteplici povertà.
Nella conclusione il vescovo ricordando come il lavoro sia un nobile esercizio fonte di dignità ha constatato che c’è una disarticolazione, si procede in ordine sparso a riguardo delle possibilità di lavoro riguardo i giovani, occorre mettere in rete le agenzie educative. Il lavoro non è più considerato solo per lo stipendio ma anche e soprattutto qualità della vita: “non voglio vivere per lavorare ma lavorare per vivere”, la frase che si sente dire spesso dai giovani.
Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro
Diocesi di Senigallia


























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