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Alluvione Senigallia, chiesto rinvio a giudizio per 8 indagati: “Come mai questo silenzio?”

Fratelli d'Italia: "Non una parola o un commento. I fatti stanno passando inosservati. Auspichiamo processo per stabilire verità"

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Alluvione a Senigallia - Viale A. Garibaldi

Da qualche giorno ci stiamo ponendo un interrogativo. E come noi, pensiamo siano molti coloro che lo fanno. Un interrogativo davvero semplice, una riflessione quasi scontata: “Come mai non si vedono interventi e comunicati sulla richiesta di rinvio a giudizio degli otto indagati per i fatti dell’alluvione del 3 maggio 2014?”

Eppure, il dramma dell’alluvione è un tema importante, che interessa la città intera. Eppure, quella tragica vicenda, ed i suoi effetti, di quel maggio di quasi quattro anni fa, dovrebbero essere uno dei punti su cui l’intera comunità dovrebbe sempre tenere alta l’attenzione. Perché quei fatti non solo hanno determinato conseguenze gravissime, rilevate anche dalla Procura della Repubblica, ma hanno altresì aperto un confronto sul “buon governo” della città in generale e sul “buon governo” dell’ambiente, della difesa del suolo, della sicurezza e dell’incolumità dei cittadini, delle famiglie e dell’impresa. “Buon governo” che, visto quanto accaduto, non v’è mai stato.

Invece, nonostante in altre città italiane la preoccupazione e, allo stesso tempo, l’interesse avessero spinto tutti a prenderne coscienza e maturità, a Senigallia tutto questo non sta accadendo. Nemmeno una parola, un commento. Oggi come qualche mese fa, quando si venne a sapere che la Magistratura stava per completare le indagini e i nomi degli indagati uscivano su tutti i giornali “accompagnati” da una lunga serie di ipotesi di reato gravissime e senza alcun precedente nella nostra città.

In poche parole, mentre a Genova, giusto per fare un esempio, l’attenzione sulla vicenda registrò una partecipazione emotiva, e non solo, per quanto fosse accaduto, a Senigallia i fatti dell’alluvione stanno passando inosservati, stanno passando sotto silenzio. Come se nulla fosse accaduto o stia accadendo. Come se quanto successo o stia succedendo, in realtà, appartenga o appartenesse ad un secolo passato. Eppure, sono trascorsi poco più di tre anni da quel 3 maggio 2014 e pochi giorni dalla notizia della richiesta del rinvio a giudizio per otto persone già indagate, tra cui due Sindaci, di cui l’uno, Maurizio Mangialardi, diretta emanazione dell’altro, Luana Angeloni.

Per non parlare degli altri sei indagati, per i quali è stato chiesto sempre il rinvio a giudizio, che in sostanza rappresentano la “parte tecnica”, forse la più importante, che “condizionò” quel giorno l’evolversi di quanto subì la nostra città. Eppure nemmeno una parola, un comunicato, una nota di commento. Davvero strano. Davvero inaccettabile il “silenzio assordante” attorno a questa vicenda. Un silenzio non solo assordante, ma a volte con tratti di complicità e di incomprensibile solidarietà se per un istante pensassimo agli attestati di stima che arrivarono agli indagati poco dopo la notizia che la Magistratura aveva resi noti i loro nomi. “Come mai”, ci chiediamo, “tutto questo silenzio?”.

Probabilmente, essendo un argomento delicato, che coinvolge una precisa parte politica sia a livello comunale e provinciale che regionale, il PD, qualcuno sta pensando che sarebbe opportuno e meglio non parlarne e non strumentalizzare questi fatti, vista la data oramai prossima del voto. Anche se, a parti invertite, il PD e la sinistra non avrebbero perso tempo o esitato a massacrare i loro avversari! Oppure, verosimilmente, qualcuno sta preferendo di non disturbare il “manovratore senigalliese”, altrimenti diventerebbe assai difficile continuare ad essere il destinatario o il “favorito” di “prebende e briciole” da parte di chi governa la comunità locale.

Ci chiediamo, a questo punto, dove siano finiti i finti paladini della giustizia, della democrazia, del bene comune. Ci chiediamo che fine abbiano fatto i raccoglitori di solidarietà gratuita, di tanta ipocrisia e di denaro, i quali si crearono, per l’occasione, un “ruolo” di tanta visibilità finalizzato in seguito a servirsene per altri scopi anche di natura politica. Ci domandiamo, insomma, che fine abbiano fatto tutti coloro, che reclamano verità e giustizia, ma che allo stesso tempo fanno finta di nulla di fronte alle indagini, agli avvisi di garanzia, alle prove, alle imputazioni, alle richieste di rinvio a giudizio. Ma, soprattutto, ci chiediamo dove sia finita la dignità e la sete di verità di una comunità che, di fronte a notizie così importanti, e che la riguardano direttamente, non dica una sola parola e non faccia un solo commento su una vicenda grave come una richiesta di rinvio a giudizio per amministratori e funzionari pubblici per reati altrettanto gravi.

Fratelli d’Italia non ha interessi da difendere se non quelli dell’intera comunità. Come non ha “timore” di parlarne, di esprimersi, di fare commenti e prendere posizione su un tema, che non può essere relegato a mera e secondaria notizia di cronaca. Per otto persone indagate dalla Procura della Repubblica, la “pubblica accusa” ha chiesto altrettanti rinvii a giudizio. I “capi d’accusa” sono di una gravità inaudita. La Procura ha concluso tutte le indagini, ha ascoltato tutti gli imputati e ha letto le “memorie difensive” degli “avvisati”, e da ultimo, viste le carte, le prove e i documenti, ne ha richiesto il rinvio a giudizio.

“E’ stata colpa dell’uomo se l’alluvione del 3 maggio del 2014 a Senigallia abbia provocato tre vittime e danni per oltre 180 milioni di euro. Gli argini del fiume Misa privi di manutenzione, le casse di espansione mai realizzate, aree della città già colpite da esondazioni escluse dalle misure di allertamento e soccorso, un Piano di protezione civile comunale “inapplicabile”’ e “gravi disservizi con scarsa organizzazione” nella gestione dell’emergenza.” Questo è solo un “assaggio” del duro atto d’accusa, a carico di amministratori e di funzionari pubblici deputati alla tutela del territorio e alla sicurezza dei cittadini, che i Magistrati della Procura di Ancona danno della vicenda. Per non parlare dei “capi d’accusa”: omicidio colposo plurimo, disastro colposo, inondazione colposa, abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, solo per fare qualche esempio.

Per la “pubblica accusa”, quindi, tra le prove documentali e le testimonianze, ci sono tutti gli elementi per mettere sotto processo l’attuale sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, il suo predecessore Luana Angeloni, il Dirigente dell’Area tecnica Gianni Roccato e il comandante della polizia municipale Flavio Brunaccioni, a capo della protezione civile all’epoca dei fatti. Confermate le accuse anche per Massimo Sbriscia ex dirigente della Provincia di Ancona, per Mario Smargiasso direttore dell’Autorità di Bacino, per l’ingegnere Alessandro Mancinelli consulente del Comune nella fase di riperimetrazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) e per Libero Principi dirigente della Regione, per i quali ci sono tutti gli elementi per metterli sotto processo.

Le indagini sono durate oltre tre anni e sono state condotte da un “pool di magistrati” composto dai sostituti procuratori Irene Bilotta, Rosario Lionello e Ruggiero Di Cuonzo. Sono stati i Carabinieri della Forestale a svolgere tutte le indagini. Ai magistrati è toccato l’arduo compito di esaminare oltre 30.000 pagine, sentire 118 testimoni, analizzare i tabulati telefonici e visionare tutte le immagini registrate dagli elicotteri delle forze dell’ordine e dalle telecamere di sorveglianza. Un lavoro immenso.

Secondo la Procura della Repubblica, il Comune di Senigallia non era pronto a fronteggiare un’alluvione come quella del 3 maggio 2014, che provocò tre morti e inondò circa 5.000 abitazioni. Colpa, secondo quanto dicono i Magistrati, anche di un piano di protezione civile reso lacunoso dal restringimento del Piano di Assetto Idrogeologico deciso nel 2004, quando Assessore ai Lavori Pubblici era Maurizio Mangialardi. Il piano prevedeva, inoltre, che nel momento critico suonassero le sirene dando l’allarme alla città, ma i dispositivi sonori, a quanto pare, non erano stati mai predisposti. Come tante altre mancanze, che poi furono decisive e che portarono al disastro. Nel mirino degli inquirenti anche il Piano di Assetto Idrogeologico ed il progetto “PercorriMisa”, nel quale sembrerebbe che determinanti finanziamenti dell’Unione europea siano stati “distratti” per altre necessità e finalità che non quelle per i quali erano stati concessi.

Ora, sarà, probabilmente, anzi più che certamente, un processo a stabilire la verità dei fatti e di quanto depositato dalla Procura a carico degli otto imputati. La città, i senigalliesi tutti, e in particolare gli alluvionati, aspettano con fiducia e con ansia che questo processo penale (nel quale gran parte degli alluvionati si sono costituiti “parte civile”) faccia chiarezza e condanni i responsabili. Ora, sarà l’aula di un Tribunale e non gli attestati di ipocrita solidarietà a dare certezza alle prove documentali. Un’aula giudiziaria, in cui conteranno i fatti e non le “chiacchiere politiche” di chi ha cercato, e cerca ancora, con miseri e discutibili tentativi di distrazione, di “nascondere o eludere” le responsabilità politiche, istituzionali ed amministrative di coloro che avrebbero dovuto garantire sicurezza ed incolumità all’intera comunità cittadina e, invece, non l’hanno fatto.

Se dal processo dovessero emergere comportamenti delittuosi gravi, si auspicherebbe che i responsabili vengano puniti con sentenze giuste, certe e ragionevoli, ma importanti. Senigallia non vuole solo che la verità dei fatti emerga chiaramente durante la fase dibattimentale del processo, ma anche che sia fatta piena luce su ruoli e responsabilità di quanti si siano resi colpevoli di quel tragico avvenimento.

Ecco perché troviamo davvero strano che non se ne parli, che sull’intera vicenda sia calato un silenzio tanto incomprensibile quanto complice di una modalità che per decenni governa Senigallia.

Marcello Liverani
Coordinatore Fratelli d’Italia di Senigallia

Commenti
Ci sono 3 commenti
ozymandias
ozymandias 2018-02-18 18:56:01
Nemmeno senigallianotizie o viveresenigallia hanno pubblicato nulla in merito.
Ma questo rinvio a giudizio...é avvenuto veramente? Se ne può avere una conferma?
boscaioloeremita
boscaioloeremita 2018-02-19 08:24:18
Qualcuno si dovrebbe chiedere il perché e con quale criterio sono state attribuite a taluni dirigenti "speciali competenze" nonostante curricula palesemente carenti.
Aspetto non casuale di una politica amministrativa finalizzata ad acquisire preferenze elettorali all'interno del proprio partito piuttosto che il perseguimento del bene dell'intera comunità.
ilbianconiglio 2018-02-19 13:28:58
ma questo non era quello che parlava di giustizia a orologeria quando mettevano in galera i loro?
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