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10 febbraio, il Giorno del Ricordo: iniziativa a Senigallia

Per rinnovare la memoria delle vittime delle foibe verrà proiettato il film "La città dolente"

Optovolante - Ottica a Senigallia
Foiba, foibe, Tito, cavità carsiche, Istria, esodo

Ricorre il prossimo 10 febbraio la “Giornata del Ricordo“, data scelta dalla Repubblica italiana – con legge 92 del 30.3.2004 – come data simbolo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Per celebrare questa giornata il Comune di Senigallia ha organizzato nella saletta della Piccola Fenice la proiezione di “La città dolente”, film uscito nel 1949 e diretto dal regista Mario Bonnard, esattamente come nel 2011. La pellicola, sceneggiata tra gli altri da Federico Fellini, restituisce scene documentarie sull’esodo istriano, girate da cineoperatori proprio in quei giorni. L’inizio della proiezione è alle ore 17.30, con ingresso gratuito.

L’appuntamento rientra tra gli incontri della Stagione cinematografia 2012-13 del Comune di Senigallia promossa dall’Assessorato alla Cultura con la collaborazione del Circolo cinematografico Linea d’ombra.
Interveranno alla proiezione il Sindaco del Comune di Senigallia Maurizio Mangialardi e l’assessore alla cultura Stefano Schiavoni.

La città dolente
Realizzato in bianco e nero, questo lavoro contiene alcune scene documentarie sull’esodo istriano, girate da cineoperatori proprio in quei giorni in cui la riscrittura dei confini italiani orientali verso Trieste spinse decine di migliaia di persone a lasciare Pola. Immagini che vennero dunque restituite alla visione pubblica dopo essere state recuperate negli archivi dell’Istituto Luce e restaurate dalla Cineteca del Friuli. Le scene documentarie si inseriscono in quelle di finzione che raccontano la vicenda di Berto, meccanico che in quei giorni decide di restare a Pola, fiducioso nel socialismo di Tito. I fatti lo smentiranno, moglie e figlio riusciranno a partire verso Venezia grazie all’aiuto di una ispettrice comunista. La stessa che poi manderà Berto in un campo di lavori forzati perché venga “rieducato”.
La sceneggiatura è frutto di un lavoro di squadra tra lo stesso regista Bonnard e Federico Fellini, Aldo De Benedetti e Anton Giulio Majano. La fotografia fu affidata al grande Tonino Delli Colli.

Il critico Paolo Mereghetti ha definito questo film “strano, anomalo, dove la propaganda si mescola al documentario, il melodramma alla ricostruzione storica“. La sequenza che più resta impressa sempre secondo Mereghetti è “quella della dissepoltura delle casse da morto dai cimiteri, per portarsi in Italia anche i resti dei propri cari. […] Altrettanto drammatiche sono le lunghe file di profughi che spingono mobili e materassi ammassati su carretti di fortuna, o i volti senza gioia dei bambini che si imbarcano sulla nave Toscana, che fa la spola tra l’Istria e Venezia. Immagini che l’allora giovanissimo Tonino Delli Colli (era il suo ottavo film come direttore della fotografia) riesce a fondere perfettamente con il resto del film, girato in parte negli stabilimenti Scalera di Roma in parte in esterni“.

Il film “Una città dolente”, unico film girato su questo soggetto, pone moltissime domande che restano ancora da percorrere, come il fallimento delle minoranze italiane rimaste in Istria, l‘oppressione titina, i campi di concentramento, la violenta propaganda anticomunista che in quel periodo attraversava l’Italia. “Forse l’esodo da Pola e più in generale il ridisegnamento dei confini orientali del nostro Paese – conclude Mereghetti – era un argomento su cui quasi nessuno si sentiva di speculare: troppe le sofferenze subite, troppi da una parte e dall’altra gli scheletri da tener nascosti negli armadi“.

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