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Filipe Verìssimo incanta il festival organistico di Senigallia

Alla Chiesa del Portone grande partecipazione di pubblico per il concerto dell'organista portoghese

Chiesa di Santa Maria della Neve (Portone) a Senigallia

Giovedì 9 agosto Filipe Veríssimo ha incantato l’immancabile pubblico che sempre accorre numeroso ai concerti del Festival Organistico Internazionale “Città di Senigallia” che si svolgono al Portone.


Quando, in una sera di mezzo Agosto, la città ribolle di iniziative, ed entri in una chiesa per sentire un concerto d’Organo di uno fra i più stimati organisti contemporanei, se ti aspetti molto e trovi Felipe Verissimo che esegue la Sonata V in Do BWV 529 di Johann Sebastian Bach, hai trovato quello che cercavi.
Un concerto d’Organo di quelli classici eseguito ad un organo, quello del portone, composto da 3 tastiere, una pedaliera e circa 2000 canne, che con la sua sonorità sembrava trasformare le architetture concrete della chiesa di Santa Maria della Neve, la cui prima pietra fu posizionata nel 1933, in un ambiente barocco.
All’atmosfera particolarmente evocativa dell’atmosfera e degli ambienti liturgici del Portogallo fra sei e settecento ha contribuito l’esecuzione delle composizioni di Carlos Seixas, uno dei maggiori compositori portoghesi di musica per strumento a tastiera dell’epoca.
Nell’allora impero coloniale Seixas assunse un ruolo di leader, creando uno stile proprio e nonostante l’influenza italiana e francese che si possono constatare in alcune delle sue opere, non si lasciò mai influenzare dagli stili importati in Portogallo, né lasciò che la sua opera si confondesse con quella dei suoi contemporanei stranieri.

L’opera di Seixas è, in gran parte, il risultato degli ambienti nei quali compose. Nel ‘700 si richiedeva ai compositori che la loro musica fosse fedele ai pensieri ed agli ideali estetici dell’ambiente. L’organista ufficiale aveva la possibilità di suonare, prima e dopo la messa, un pezzo assolo che poteva essere una toccata o una sonata, così “approfittava” per far conoscere le proprie composizioni od improvvisazioni.

Nella serata di giovedì Filipe Veríssimo gli ha dedicato tre quarti del suo concerto, lo ha fatto con amore per il suo Portogallo, lo ha fatto con la bravura del suo talento e lo ha fatto con tanta concentrazione: alla fine di ogni esecuzione incrociava impercettibilmente le braccia, si concedeva appena un istante di riflessione e allungava le mani per preparare lo spartito al pezzo seguente. Il pubblico pensava: – voglio applaudire – esitava,- forse non posso, ma si che posso – e dopo ogni esecuzione, liberatorio, un grande applauso convincente e meritato.

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