Testa o crociera? – Ultima parte
di Roberto Marconi
Uscimmo sul ponte principale a vedere il tramonto e a fare qualche foto, ma una certa nebbiolina dovuta al vento, che disperdeva nell’aria la cresta delle onde, riduceva fortemente l’appeal di quella macchia ormai rossastra giù in fondo al cielo e in procinto di darcela a bere anche lei.
-C’è gente di stile inconfondibile qui…guarda quel tipo con la barba…sembra Hemingway!-
-Chi?- domandai stupito non so più se dal tipo con la pipa che stava appoggiato alla balaustra quasi diritto davanti a noi oppure dal fatto che Manuela conoscesse Hemingway : uno che io, in verità, potrei solo far finta di conoscere…
-Magari è lui che vuol vedere se ci scappa un bel romanzo su questa nave di duemila e più teatranti di se stessi- lo dissi con tono un po’ canzonatorio cosicché il particolare che Hemingway sia morto da decenni apparve come irrilevante.
-Uno scrittore è un uomo con molte qualità…-
-Una donna che legge è una donna con molte possibilità-
Avrei voluto proseguire col tono da finto dandy che avevo scelto di darmi, confidando nel credito che stavo acquistando verso Manuela, ma lei ebbe un brivido e si strinse nelle sue spalle delicate. L’avvolsi nel mio braccio destro vestito di “pile” blu e la accompagnai di nuovo nella hall non prima però di aver realizzato che tra il beccheggio di una nave nel mare agitato e il rollio di una nave nel mare agitato non c’è differenza se non per uno stronzo col cappello da ufficiale di marina.
All’ora di cena servirono ai tavoli numerose pietanze tutte un po’ “demodé” e notai come moltissimi dei vacanzieri fossero tirati a lucido, mentre io e Manuela eravamo piuttosto sullo stile “informale”: -la vera eleganza è non darlo a vedere di essere eleganti- pensai e infatti non credo possa esserci eleganza e stile in una signora sulla quarantina vestita di lamè argentato che vomita a getto dentro l’ascensore “di cristallo” dopo aver gustato in tutta la loro fragranza di mare alcune frittelle di sgombro in salsa olandese!
-avete notato quanti ponti ci sono sulla nave? Sono probabilmente più dei ponti di vacanza che fate voi Italiani!-
Questa era stata la battuta più divertente che il sig. Krustel aveva detto durante la cena nella quale ovviamente aveva voluto allietarci della sua presenza e io avevo sorriso un poco, solo per tenere innescata la possibilità di trattarlo, infine,da Italiano verace, ovviamente. Mi ero dedicato assai più intensamente a guardare Manuela che si faceva spiegare gli algoritmi e le sequenze ricombinanti nel gioco del Bingo: la conoscevo davvero? Mi sembrava di averla giudicata una bella ragazza che vuole divertirsi e scalare la società mettendo a frutto le sue doti: io mi ero spacciato per uno scrittore di sceneggiature per la televisione e talent scout di volti nuovi per fare colpo su di lei e in poco tempo avevamo preso a frequentarci intensamente, ma senza arrivare ancora all’intimità di una notte passata insieme. Uno scambio di favori: lei i suoi a me ed io i miei a lei…ma davvero potevo fare qualcosa per lanciarla nel mondo dorato della televisione? No, al massimo potevo sfruttare un paio di superficiali frequentazioni di un capo struttura e di un organizzatore di formats e francamente non capivo come potesse aver creduto subito alla mia evidente spacconata.
E se invece mi amava davvero? Caspita che problema! Mi si sarebbe incollata addosso come un francobollo: tutti i giorni a chiedermi di presentarla a questo o a quello…tutti i giorni a scaricarmi addosso le sue frustrazioni e i suoi insuccessi da pseudostellina del sabato sera…
-Balla signorina?-
Il “capitano” le si era avvicinato da dietro e le aveva soffiato quelle paroline all’orecchio come un esperto Casanova e lei lo aveva assecondato con una punta di insopportabile civetteria.
Era musica disco anni ’70…”Staying Alive” con tanto di voce in falsetto dei Bee Gees e in due minuti divennero l’attrazione della sala: lui che sembrava non aver mai fatto altro nella vita che ballare con le turiste già fidanzate ( e forse era vero) lei che sembrava conoscerlo da sempre tanto era in grado di seguire i suoi passi e farsi stringere, allacciare, strofinare e penetrare, per ora solo con gli occhi, da lui.Io ero completamente sconvolto dal moto ondoso, dal menù indigesto e dalla faccia da culo del “capitano” rubafemmine e cercai rifugio nel match di furbizia Italia- Svizzera.
-Vuol scommettere sig. Krustel che lei non azzecca neanche un numero del Bingo?-
-Cosa le fa dire questo?-
-Il fatto che sono uno scettico…facciamo quattromila Euro?-
-Mi spiace che lei voglia spendere così i suoi soldi…la signorina che sta con lei può di certo aiutarla a spenderli meglio!-
-Suvvia…poche chiacchiere…se è sicuro metta qui i soldi –io intendevo quei ridicoli soldi finti che danno a bordo per le spese e le consumazioni, ma lui mise seimila franchi svizzeri uno sull’altro e non ci fu altro da aggiungere: scrisse i suoi cinque numeri in due bigliettini e me ne consegnò uno… mi sentivo già meglio.In quel momento “Casanova” e Manuela si allungavano in un ultimo passo di danza alla fine del quale puntarono il loro dito indice verso il cielo guardandosi intensamente negli occhi: oppure puntarono il dito medio della mano a pugno chiuso guardando intensamente me? Non lo so perché già ero diretto verso la sala delle scommesse e dei giochi di società.Una sala tutte luci e plastiche: una specie di grande Legoland per bambini fuori tempo massimo. Il sig. Krustel era seduto su uno alto sgabello al bar e si era slacciato la giacca blu: sotto ovviamente aveva la camicia hawaiana fuori dai pantaloni e stavolta con gli ultimi tre bottoni slacciati e beveva opportunamente un Fuzzy Navel . Io ero invece appostato sul bracciolo di un divanetto come una pantera in attesa della preda.
-A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere- sentii dire alle mie spalle da “John Travolta dei Carabi” ma ero in pieno trip agonistico: quattro numeri e zero centri di Krustel…
Ok,, ok, basta così: è uscito il 16 (il culo) e ho perso quattromila Euro. Ho dovuto vendere anche la macchina fotografica per pagare lo svizzero “napoletano” e del resto i due rullini di foto erano ormai inutili: quella sera Manuela non rientrò in cabina…più chiaro di così! Mi sono fumato i dodici spinelli di originale marijuana giamaicana che avevo preparato per noi due e sono sceso l’indomani (oggi)al porto successivo (ultima tappa italiana) . Mi ritrovo in tasca, per qualche motivo a me sconosciuto, il portafoglio del sig. Krustel con tremila Franchi Svizzeri, la testa della chiave della cabina del “capitano” essendo il resto rimasto spezzato dentro la toppa, poi la foto di Manuela che ride (ma che avrà da ridere col cappello del fidanzato marinaio che, si sa, ha una fidanzata ad ogni porto?) e infine una copia commentata de’ “il vecchio ed il mare”.
Mi sento moderatamente felice…
Fine
di Roberto Marconi

























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