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Cosi’ si e’ stretta la morsa degli inquirenti

L'arma utilizzata e l'esecuzione in stile balcanico avevano fornito una solida traccia

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Oltre al corpo senza vita di Stefano Guazzarotti, il killer ha lasciato dietro di sé una scia di tracce che hanno condotto gli investigatori all’arresto di ieri pomeriggio.Non somiglia affatto a un delitto perfetto, quello del giovane taxista senigalliese freddato con tre colpi, di pistola la sera del 9 dicembre.Un errore è stato sicuramente fatale al killer: il bossolo di Tokarev dimenticato nell’abitacolo del taxi n. 4.Partendo da quella traccia la polizia ha subito afferrato il filo sottile di un’indagine che doveva condurre negli ambienti della malavita dell’est europeo, popolati di personaggi che gestiscono i traffici legati a droga e prostituzione.E’ subito in questa direzione che si è mossa l’inchiesta coordinata dal sostituto procu-ratore Irene Bilotta.Ma per approdare ad esiti concreti servivano altri elementi: una testimonianza in particolare ha consentito di tracciare l’identikit di uno straniero che aveva preso contatto con la vittima, davanti alla stazione di Senigallia, chiedendo di essere condotto allo "Snoopy".Sono stati passati al setaccio i filmati delle videocamere interne dello scalo ferroviario.Quelle immagini potrebbero fornire agli investigatori un’altra schiacciante conferma al quadro accusatorio raccolto in sei giorni di indagini serrate.Se effettivamente l’uomo arrestato ieri, e trovato in possesso di un’arma analoga a quella del delitto, comparisse anche nei fotogrammi raccolti alla stazione, si aggiungerebbe un tassello essenziale per chiudere il mosaico dell’inchiesta.Fino alla tarda serata di ieri, comunque, non si conoscevano i dettagli del complesso lavoro che ha condotto alla svolta.Né trovavano risposte da parte degli investigatori i tanti interrogativi aperti sulla dinamica della spietata esecuzione.Innanzitutto, perché?Se il croato era l’ultimo cliente ed ha incontrato per la prima volta Guazzarotti alla stazione ferroviaria, che motivo aveva per ucciderlo?Cosa ha visto o saputo il giovane tassista per scatenare la furia omicida del suo carnefice?E ancora, c’era qualcun altro nel parcheggio dello Snoopy dove si è consumata la tragedia? Se il croato era l’ultimo cliente e se è lui l’assassino, perché ha ucciso solo qualche tempo dopo essere giunto nel parcheggio, aprendo lo sportello dal lato passeggero e facendo fuoco?E ancora, come si è allontanato dal night club, che si trova in aperta campagna, a circa tre chilometri dalla statale Adriatica?Aveva un complice?Qualcuno lo ha aiutato? Di quali appoggi ha goduto in questi giorni?Cosa è accaduto in quei quaranta minuti trascorsi da quando Stefano Guazzarotti è partito per l’ultima corsa dalla stazione ferroviaria al momento in cui il killer ha sparato?Per tutti questi interrogativi forse gli investigatori hanno già delle risposte, ma di certo le indagini non si sono chiuse nell’istante in cui sono scattate le manette ai polsi del misterioso croato che stava per scappare portandosi forse dietro tutta la verità.
di Enrico Barbetti

Pubblicato Martedì 16 dicembre, 2003 
alle ore 10:55
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