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Il Senato ricorda il grande scultore senigalliese Alfio Castelli

Celebrazioni martedì 15 novembre, a quasi 100 anni dalla nascita

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Alfio Castelli

Per iniziativa della senatrice Silvana Amati, segretario di Presidenza del Senato della Repubblica martedì prossimo, 15 novembre alle ore 11:00, a Roma, in Senato verrà ricordato il grande scultore senigalliese Alfio Castelli a cento anni dalla nascita.

L’importanza dell’avvenimento è sottolineata dalla previsione di autorevoli presenze, che saranno accompagnate da un messaggio del presidente emerito delle Repubblica Giorgio Napolitano. Dopo un indirizzo di saluto di Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato interverranno Barbara Castelli, Giorgio Di Genova, storico dell’arte, Peter Aufreiter, direttore del Polo Museale delle Marche, Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Museo d’Arte Moderna di Senigallia, Maurizio Mangialardi, Sindaco di Senigallia, Riccardo Nencini, viceministro delle infrastrutture e segretario nazionale del Partito Socialista italiano, Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil.

Alfio Castelli era nato a Senigallia il 20 settembre 1917.  Nel 1933, grazie alla vincita di una borsa di studio, si iscrive all’Istituto di Belle Arti di Firenze. L’ambiente fiorentino è altamente stimolante e sarà  decisivo per la sua formazione artistica. La vincita di un’altra borsa di studio gli consente di andare a Roma ed iscriversi all’Accademia di Belle Arti nel corso di scultura, diretto da Angelo Zanelli, autore della centrale statua di Roma nell’Altare della Patria. Nel 1939, per quanto giovanissimo e ancora studente d’Accademia, il suo nome inizia a circolare negli ambienti artistici romani, grazie all’esposizione, sotto accettazione, di un suo bronzo alla III Quadriennale di Roma. Espone poi nella mostra alla Galleria del Teatro delle Arti con Mirko e Afro, con il quale stringe una forte e duratura amicizia. Nel 1941 è nominato assistente della cattedra di Figura e Ornato modellato di Carmine Tripodi, presso il Liceo Artistico abbinato all’Accademia di via Ripetta. Nel gennaio del 1945 espone, con Mafai, Leoncillo, Scordia, Scialoja, Capogrossi, Gentilini, Franchina, Guttuso, Turcato alla Galleria San Marco alla prima mostra organiz¬zata dalla Libera Associazione Arti Figurative, presieduta da Gino Severini. Nel 1951 è invitato a partecipare alla I Biennale Internazionale d’Arte di S. Paolo del Brasile. Due anni più tardi, tiene mostre personali alla Benjamin Gallery di Chicago e alla Landau Gallery di Los Angeles. Dopo tre presenze alla Biennale di Venezia con singole opere, la XXXII edizione del 1964 riserva a Castelli un’intera sala. Dal 1970 le variazioni sul tema sferico occupano per intero la ricerca artistica di Alfio Castelli, in una poetica della compenetrazione di masse, piani e volumi. Progressivamente si estranea dai grandi circuiti espositivi e di mercato e tutte le energie sono rivolte alla ricerca e alla produzione artistica. Nel 1978 diventa titolare della cattedra di Scultura. Nel 1982 compie la scelta consapevole del rifiuto a partecipare a rassegne espositive, chiudendosi in un sofferto auto-isolamento, che interromperà solo nel 1986 per partecipare alla XI Quadriennale romana. Il 19 dicembre 1992 muore all’età di 75 anni. I suoi funerali si svolgono  in Santa Maria in Montesanto, chiesa degli artisti a Piazza del Popolo.

Il progetto di un Museo senigalliese del ‘900, cioè il progetto di una raccolta, capace di documentare le esperienze artistiche emergenti del secolo appena trascorso, ha rappresentato una delle attività principali condotte dal Musinf, raccogliendo, per la scultura le opere di Enrico Mazzolani, Silvio Ceccarelli, Alfio Castelli, Romolo Augusto Schiavoni. Con ciò documentando le testimonianze di scultori senigalliesi, che hanno rappresentato le tappe qualificanti della plastica novecentesca italiana. Questa raccolta è oggi esposta presso la Rocca Roveresca di Senigallia. Il Musinf ha partecipato ad iniziative internazionali  riguardanti le sue raccolte di fotografia, ma anche ad iniziative internazionali riguardanti le sue raccolte di scultura, come è stato per la mostra di opere dello scultore Alfio Castelli presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Mosca. A livello nazionale, nel 1970 tra gli operatori delle arti visive della sinistra, sia  indipendenti sia iscritti al Pci ed al Psi, si aprì un vasto ed approfondito dibattito per rendere più incisiva e corale la presenza della Fna, Federazione nazionale Artisti, al tempo solo aderente alla Cgil.

Lo scultore Alfio Castelli fu uno dei promotori di questo dibattito, che per le sue implicazioni culturali e politiche, per la notorietà dei protagonisti (Calabria per il Pci, Treccani e Breddo per gli indipendenti, lo stesso Castelli per il Psi), si svolse coinvolgendo l’attenzione della stampa, dei vertici nazionali sindacali e politici. Sotto il profilo organizzativo, il dibattito rapidamente si indirizzò sull’avvio di una procedura che consentisse alla Fna di entrare nella Cgil, come categoria tra le categorie dei lavoratori.  Si giunse così alla redazione di uno statuto costitutivo della Fnlav Cgil, all’elezione di una segreteria, di un segretario nazionale di categoria (Voltolini) nonchè di una direzione nazionale del sindacato di categoria dei lavoratori delle arti visive. Con la partecipazione prima di Lama e poi di Scheda, assemblee congressuali e conferenze di produzione  si svolsero a Roma ed a Napoli. La razionalizzazione ed il controllo di legalità sull’applicazione della legge sull’abbellimento con opere d’arte degli edifici pubblici (la cosiddetta legge del 2 per cento), per il contenuto economico al tempo rilevante, costituirono la tematica sindacale aggregante del dibattito. Ugualmente importanti ed assai seguite dalla stampa furono le battaglie che la Fnlav Cigil condusse sull’organizzazione delle più importanti mostre di arti visive, in particolare la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma, nonchè sulla riorganizzazione delle Accademie italiane di Belle Arti. Il volume degli atti pubblicato dalla Fnlav-Cgil in occasione delle giornate popolari di pittura e scultura, tenute al Palazzo Pretorio di Prato nel 1973 documentano la notorietà degli artisti, critici e storici dell’arte, partecipanti all’assise e la pluralità delle tematiche affrontate.

A partire dalla funzione sociale dell’arte e degli artisti e dalla progettazione di percorsi museali pubblici d’arte contemporanea. Dopo lo svolgimento delle giornate a Prato fu sviluppato da quella municipalità un percorso che portò alla fondazione del Museo Pecci d’arte contemporanea. Alcuni degli artisti dell’area degli indipendenti presenti alle giornate di Prato, come Treccani, Borgonzoni, Solendo, Breddo aderirono poi al progetto Bugatti, costitutivo di un museo pubblico, il Museo comunale  d’arte moderna di Senigallia, formato attraverso le donazioni di numerosi artisti italiani e stranieri tra cui Tamburi, Guidi, Vasarely, Chelaru, Mastroianni, Dova, Cappello, Brindisi, Ciarrocchi. In seguito alla Rocca Roveresca di Senigallia fu ospitata anche una mostra della raccolta di opere d’arte della direzione nazionale della Cgil, con pubblicazione di un catalogo. In maniera sistematica la pubblicazione, edita da Ediesse, a cura di Patrizia Lazoi e Luigi Martini documenta le raccolte d’arte della Direzione nazionale della Cgil. Nel repertorio biografico si possono trovare anche  le documentazioni di molti artisti che parteciparono all’esperienza della Fnalv Cgil. Gli autori del catalogo della raccolta di opere d’arte della Cgil hanno fatto notare come la Raccolta d’arte della Cgil offra uno spaccato che va dagli anni Trenta del secolo trascorso fino ai nostri. Avrebbe potuto abbracciare oltre un secolo di storia, ma l’avvento violento della dittatura fascista distrusse i disegni, i dipinti e le sculture dei primi decenni del XX secolo di proprietà del Sindacato confederale e delle singole Federazioni di categoria.

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