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A Palazzo del Duca di Senigallia la mostra-evento sull’autoscatto

Inaugurazione il 3 novembre, fino al 18 esposizione di opere di Maria Mulas, Luigi Di Sarro e altri

Palazzo del Duca a Senigallia

La mostra prende l’idea dal recente libro di Giorgio Bonomi, intitolato “Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea”, Editore Rubbettino. L’itinerario espositivo comprende artisti che con la fotografia hanno messo in pratica le modalità dell’autorappresentazione, spesso evidenziando una poetica di “solitudine”.

Ad inaugurare la mostra saranno il Sindaco Maurizio Mangialardi e l’assessore alla cultura Stefano Schiavoni. Saranno presenti il curatore della mostra Giorgio Bonomi, il direttore del Musinf, Carlo Emanuele Bugatti e numerosi fotografi.

La mostra parte dal corpo come elemento primario di sé e dalla ricerca di una rappresentazione che può essere “reale” o “possibile”, tragicamente data o felicemente ipotizzata.

Tra gli espositori: Emanuela Barbi – Stefania Beretta – Isabella Bona – Maria Bruni – Marina Buratti – Maurizio Cesarini – Marco Circhirillo – Antonio D’Agostino – Giorgio De Pinto – Moria De Zen – Francesca Della Toffola – Luigi Di Sarro – Isabella Faldo – Rosalia Filippetti – Giovanna Gaggia – Lucia Gangheri – Debora Garritani – Werther Germondari – Milena Giacomazzi – Tea Giobbio – Libera Mazzoleni – Miss Tumi-Stufi – Maria Mulas – Sabrina Muzi – Simona Palmieri – Monica Palumbo – Virginia Panichi – Elisa Pavan – Sara Pellegrini – Stella Pellegrini – Andreina Polo – Edoardo Romagnoli – Lavinia Stefanini – Alessandra Tescione – Mona Lisa Tina – Marilena Vita – Rita Vitali Rosati – Emiliano Zucchini.

Per “autoscatto” Giorgio Bonomi intende tutte le forme possibili con cui questo può realizzarsi: dall’autoscatto vero e proprio (con il temporizzatore, con la macchina fotografica in mano, con il flessibile, con il telecomando) alla fotografia realizzata da un assistente il cui compito è meramente esecutivo: così possiamo usare molte definizioni, per le realizzazioni ottenute con questa tecnica che è anche una poetica, come “autoritratto”, “percezione di sé”, “identità”, “allo specchio”, e molte altre, per quel concetto di “autorappresentazione” che l’artista, da sempre, ha tentato.

La pratica dell’autoscatto è enormemente diffusa in tutto il mondo, soprattutto negli ultimi anni, qui si presentano un ristretto, ma significativo gruppo di artisti, in prevalenza di genere femminile.

È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo: l’autorappresentazione, quindi, permette di evitare mediazioni, funziona come “specchio”.

Infine, ma a rigor di logica sarebbe la prima domanda da cui partire, dobbiamo chiederci: perché proprio la metodologia dell’autorappresentazione.

Giorgio Bonomi ritiene che l’autoscatto permetta all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di usufruire di una completa “solitudine” nell’atto creativo.

Se, infatti, quando l’artista riprende una realtà altra con la camera fotografica, abbiamo l’ingranaggio di tre elementi – il soggetto che riprende, la macchina, l’oggetto ripreso – con l’autoscatto il primo e il terzo si unificano quasi fagocitando, per così dire, il secondo.

Tutto ciò permette di evitare, almeno a livello concettuale e metodologico, ogni interferenza esterna, positiva o negativa, e l’autore si trova “solitario” e carico di una responsabilità, etica ed estetica, maggiore e con una dose assai più ampia di rischio: ma la sfida crediamo, come si può vedere anche in questa mostra, ha dato risultati assai interessanti.

Il curatore della mostra, Giorgio Bonomi, è nato a Roma nel 1946, vive a Perugia. Dopo un periodo di studi e scritti di filosofia politica, tra cui il libro “Partito e rivoluzione in Gramsci”, ed. Feltrinelli 1973, la collaborazione a “il Manifesto”, si è dedicato all’arte contemporanea come critico, curatore di mostre, saggista e fondando e dirigendo la rivista “Titolo”.

Ha diretto il Centro Espositivo della Rocca Paolina di Perugia dal 1994 al 1999.

È stato il Direttore della Fondazione Zappettini (Chiavari e Milano) che si occupa della pittura analitica, e della Biennale di Scultura di Gubbio.

Tra le circa duecento mostre curate in Italia e all’estero, ricordiamo: Plessi; Beuys. Difesa della Natura; le Biennali di Scultura di Gubbio del 1992, 1994, 2006, 2008; 3 X Monochrom: Fontana, Manzoni, Pinelli; Pittura 70. Pittura pittura e astrazione analitica. Dirige la Collana Arte Contemporanea di Rubbettino Editore, presso cui ha pubblicato gli ultimi suoi due libri, La disseminazione. Esplosione, frammentazione e dislocazione nell’arte contemporanea; Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea.

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