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Un volo mortale nel dirupo

La vittima è il professor Giovanni Pallini.

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Un paio di rami spezzati, alcune pietre sbalzate via e un solco sull’erba: sono le labili tracce ai bordi della strada, gli ultimi segni lasciati prima del salto nel vuoto, di un tuffo raggelante e fatale nell’orrido dell’Infernaccio. Il professore Giovanni Pallini, 54 anni, nativo di Roma e residente a Senigallia, è stato tradito dalla montagna che tanto amava, il docente di scienze geologiche dell’università di Chieti, che aveva trasformato il monte Nerone in un laboratorio all’ aperto per i suoi studenti, ha trovato la morte proprio sotto le muraglie rocciose di quella gola che, paradiso di escursionistici e speleologi, è tra le principali emergenze ambientali della provincia. (di PU – nd60019). Il docente universitario, al volante del furgone Scudo dell’ateneo, mercoledì pomeriggio era volato giù nella valle dell’Infernaccio dalla strada che scende a Piobbico dalla vetta del Nerone. E’ stato trovato senza vita nel dirupo, a mille metri di quota, alle 2,30 di ieri notte dai ragazzi del soccorso alpino del Cai, che hanno operato in condizioni proibitive perché pioveva e c’era una fitta nebbia, allertati dai carabinieri di Piobbico e dai vigili del fuoco di Cagli impegnati nelle ricerche dalle 21 di mercoledì, quando gli studenti del professore, da lui accompagnati in un’ escursione pomeridiana sul monte, avevano dato l’allarme non vedendolo rientrare a Piobbico. Il professore Giovanni Pallini, impegnato con 43 suoi allievi in una vacanza studio di una settimana per analizzare le stratificazioni geologiche del Nerone, era precipitato con il furgone per una sessantina di metri, schiantandosi contro la parete, nella zona ricoperta da una fìtta boscaglia che ne ha fermato la caduta. Sbalzato fuori dall’abitacolo, era rimasto incastrato sotto il rottame della vettura. Nella curva a gomito sopra la Grotta dei cinque laghi, dove i carabinieri e i pompieri armati di fotoelettriche avevano individuato i segni dell’uscita di strada, il professore aveva tirato dritto. Non ci sono tracce di una frenata:forse Giovanni Pallini era stato colto da un malore (era corpulento e soffriva di problemi cardiocircolatori), forse dopo aver salutato alla “Cupa”, poco sotto la vetta (alta 1.550 metri), alle 15,30, gli studenti partiti alla ricerca di ammoniti e spore fossili, si era attardato ed era stato sorpreso dalla nebbia che sul Nerone cala all’improvviso (secondo la tradizione popolare il monte deve il suo nome proprio al fatto di avere la cima quasi sempre incappucciata dalle nuvole). Forse quella curva a gomito il professor Pallini non l’ha vista. E così la montagna, benigna e crudele, si è presa uno dei suoi amanti più tenaci. Ieri, dopo una notte da tragedia passata sul monte, un sole abbacinante ha illuminato la valle, stordendo ancora di più gli studenti orfani del professore che hanno mancato per sempre quell’appuntamento fissato con lui alle 18,30 dell’altro ieri alla base dell’Infernaccio.
di Lorenzo Furlani

Pubblicato Venerdì 26 settembre, 2003 
alle ore 7:59
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