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Acqua: quanta ce n’è e per chi?

Anche Senigallia soffrirà della siccità prevista per i prossimi anni?

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Acqua: emergenza siccità

Le Nazioni Unite hanno definito il 2003 “Anno Internazionale dell’Acqua” e proprio in quest’anno si sono visti gli effetti della mancanza del bene primario. Il clima sta cambiando, il surriscaldamento del pianeta, l’inquinamento, il disboscamento delle aree più verdi del globo e di conseguenza la desertificazione stanno diventando processi irreversibili e deleteri per la sopravvivenza umana. E l’acqua inizia a scarseggiare. Si, perché non si può utilizzare il Pianeta secondo le regole dell’usa e getta e pretendere poi di rispondere ad ogni necessità di una popolazione numericamente in crescita continua. E allora perché mai non chiedersi quanto in occidente si spreca, quanto di superfluo si consuma per arrivare a formulare un corretto comportamento di fronte alle risorse del pianeta, la così utopistica quanto giusta destinazione universale dei beni della Terra? Abbiamo di recente sperimentato sulla pelle del nostro Paese che cosa voglia dire desiderare le piogge, pregare perché ci sia acqua; poi però noi stiamo nella parte fortunata del globo e qualche fiocco di manna cade sempre: aiuti economici e quant’altro, anche se apparentemente insufficiente. E chi si trova nella parte sfortunata?

La mancanza d’acqua non è un evento sporadico, è una caratteristica climatica di determinate aree territoriali che via via va intensificandosi, un problema con cui convivere o, meglio, a cui sopravvivere. Il nostro Pianeta è formato per i ¾ di acqua, ma a questo dato apparentemente positivo si aggiunge una clausola di basilare spessore: quasi il 98%di tale quantità è salata e non utilizzabile, dell’altro 2% il 70%è gelato nella calotte polari e l’altro 30% è sottoforma di fango e miscugli vari. Da ciò nasce una reazione a catena: un miliardo e mezzo di persone non può utilizzare l’oro blu per scopi personali, undici milioni di persone muoiono annualmente per malattie legate alla mancanza d’acqua e così via… Intanto però nella parte fortunata del pianeta il consumo giornaliero individuale medio d’acqua oscilla dai 214 litri in Italia ai 500 negli U.S.A.: in Madagascar è di 5 litri (consideriamo che in una semplice doccia se ne usano 20).

E’ facile perciò vedere il nostro piccolo pianeta come un tavolo da ping-pong: se da un lato la pallina rimbalza nel campo degli sprechi dall’altro cade nelle terre in cui si muore per non morire di mancanza d’acqua. Si perché dove una risorsa tanto preziosa si trova in piccole quantità si inizia a combattere e a morire per averne il controllo assoluto: basti pensare alle guerre continue tra Etiopia ed Egitto, Uganda e Sudan per il dominio del Nilo che con il suo corso tocca numerosi popoli. E a livello politico? L’acqua sta finendo, gli scienziati affermano che nel 2050 la domanda sarà pari al 100% delle risorse disponibili e la politica della Banca Mondiale, dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e, come non pensarlo, delle grandi Multinazionali risponde con una sana privatizzazione. Con il GATS (General Agreement in Trade Service), accordo stipulato nel 1994 tra i paesi che fecero nascere il WTO, si assiste lentamente alla commercializzazione e alla liberalizzazione di beni e diritti universali come Acqua, Salute e Istruzione. Si tratterebbe di un’amplificazione all’ennesima potenza dei poteri del WTO che porterebbe governi ed amministrazioni a vedersi sottratta anche quell’immagine di garanti dei servizi per la popolazione. Ogni settore della vita dato come essenziale e scontato passerebbe sul banco del mercato e di fatto neanche le politiche locali potrebbero cambiare la situazione. Nel 2004 si prevede la fine delle trattative degli accordi GATS: a quel punto saranno vincolanti per gli stati aderenti e le loro amministrazioni e poteri locali perderanno di fatto autonomia di controllo e opposizione. La campagna italiana “Questo mondo non è in vendita” è la risposta del nostro paese volta a fermare i trattati GATS e più specificatamente ha l’obiettivo di “evitare che venga sancita la supremazia delle regole del libero commercio sugli accordi internazionali(…) in materia di tutti i diritti umani fondamentali”.

Ecco cosa ci facevano tutti quei ragazzi sabato e la scorsa settimana a Riva del Garda!

Giulia Torbidoni
Pubblicato Martedì 9 settembre, 2003 
alle ore 8:12
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