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Ex Arena Italia, la replica del sindaco Olivetti alla versione di Mangialardi

"La decenza avrebbe dovuto suggerire a Mangialardi di rimanere in silenzio per rispetto della cittadinanza"

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Massimo Olivetti

Abbiamo approvato in Giunta la Variante in Sanatoria relativa alle opere realizzate in difformità rispetto al permesso di costruire relativo all’area Ex Arena Italia.

Come avevo già anticipato, l’Amministrazione ha ritenuto di dover tutelare coloro che in buona fede hanno acquistato appartamenti e negozi credendo che fossero in regola con le norme urbanistiche, anche a seguito della inaugurazione della Piazza effettuata dall’allora amministrazione comunale, nel 2019.

Questo atto, tuttavia, non può certo cancellare la condotta aberrante di Mangialardi, definito “capocantiere” dal costruttore dell’edificio durante l’audizione della seconda commissione consiliare avvenuta appena qualche giorno fa.

Quanto emerso durante quella audizione è grottesco e grave non tanto per l’opera in sé, che oggi è stata sanata accogliendo la domanda della ditta costruttrice presentata solo sei mesi fa ed integrata dalla stessa lunedì scorso, quanto soprattutto per la condotta dell’allora sindaco e di qualche assessore che a dire del costruttore continuavano periodicamente ad avanzare richieste verbali di opere diverse rispetto a quelle autorizzate e lui era sempre lì a soddisfarle.

Richiestecosì insistenti che lo stesso costruttore ha asserito di essersi sentito come in un “tritacarne”, e di averle dovute esaudire, senza alcuna autorizzazione urbanistica, rassicurato dall’allora sindaco che “alla fine dei lavori tutto sarebbe stato poi messo in una variante in corso d’opera”.

Una chiara aberrazione giuridica, visto che la legge prescrive che una variante in corso d’opera si possa richiedere solo prima di realizzare opere diverse da quelle autorizzate e che quindi non possa essere più concessa dopo la realizzazione delle stesse, peraltro sancita dalla sfrontata inaugurazione della Piazza da parte di Mangialardi.

E’ ovvio che le opere realizzate secondo le continue indicazioni verbali dell’allora sindaco, ma in modo difforme rispetto al progetto autorizzato, risultavano irregolari e potevano solo essere sanate con nuovo un permesso in sanatoria, che prendesse atto dell’irregolarità delle opere realizzate, altro che “mero atto burocratico” .

La decenza avrebbe dovuto suggerire a Mangialardi di rimanere in silenzio per rispetto della cittadinanza ed in particolare di quanti sono stati coinvolti nella assurda vicenda.

Mai ci saremmo attesi che tornasse a riproporre una ricostruzione palesemente delirante come quella che abbiamo letto.

La gravità non è solo nella falsa ricostruzione dei fatti, su cui discuteremo nelle sedi a ciò deputate, quanto nel palese e maldestro tentativo dell’attuale consigliere di minoranza di cercare di confondere le acque, pur nella consapevolezza di essere stato colto in fallo.

L’aspetto più amaro e deludente di tutta questa vicenda è che leggendo le livorose dichiarazioni di Mangialardi si accresce la sensazione che questo modo di gestire l’urbanistica fosse proprio il modus operandi dell’allora sindaco “capocantiere”.

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