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Maurizio Cesarini e Paolo Tarsi “rivedono” l’Erratum Musical di Marcel Duchamp

Il progetto, presentato a Bologna, sarà ospitato giovedì 19 novembre al Gratis Club di Senigallia

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Erratum Musical di Maurizio Cesarini

Giovedì 19 novembre 2015, alle ore 21:30, il Gratis Club di Senigallia (in viale Bonopera, 53) ospita la video-installazione Erratum Musical, un progetto dell’artista Maurizio Cesarini e del compositore Paolo Tarsi.

Il sound design dell’opera, realizzata in collaborazione con il duo elettronico Fauve! Gegen A Rhino, prevede la rielaborazione dell’Erratum Musical (1913) di Marcel Duchamp ed è parte di un progetto discografico dedicato a John Cage dal titolo Dream in a landscape (Trovarobato Parade, 2015). Presentato durante la recente edizione del roBOt Festival di Bologna, il live che accompagna l’uscita dell’album approderà il prossimo 4 dicembre anche allo Spazio Aereo di Venezia arricchito dai visuals dell’artista Cecilia Divizia.

La nota di esecuzione di Erratum Musical prevede che l’opera venga eseguita in maniera aleatoria, cioè con l’utilizzo di un dado. Le sezioni dello spartito sono poste nella successione determinata dal lancio di un dado prima dell’esecuzione (lo scritto originale di Duchamp è pianificato per tre voci: Magdeleine, Yvonne e Marcel). Rispettando il criterio del numero 3, caro a Marcel Duchamp, è stato utilizzato un dado piramidale con facce triangolari i cui numeri sono posti ai rispettivi vertici. Tramite questi numeri è stato composto il brano, eseguito con un campionatore, sul quale sono stati creati dei pattern di organo poi processati in preproduzione e in tempo reale con un arpeggiatore. Il campionatore riporta le tracce delle voci femminili delle sorelle dell’artista, Magdeleine e Yvonne, mentre l’arpeggiatore rappresenta la voce maschile di Marcel. Il dado viene tirato ogni trenta secondi per nove volte (per tre movimenti ciascuno: Yvonne, Magdeleine e Rose Sélavy) dando ai frammenti la durata complessiva di 4’30”. Il riferimento evidente è 4’33”, l’opera silenziosa di John Cage, a cui sono sottratti tre secondi (il “3”, di conseguenza, rimane cifra magica e irrappresentabile). All’interno della registrazione sono stati inseriti poi, cronologicamente e in successione temporale di 30” di distanza l’uno dall’altro, i lanci di dadi utilizzati per realizzare l’esecuzione, sottolineando al tempo stesso come il processo dell’opera accolga in sé le possibilità di interpretare l’idea di un suono in molteplici rappresentazioni acustiche.

L’idea parte dal presupposto che l’operazione in essere è per sua natura di tipo concettuale, quindi è su questo piano che è stato pensato l’inserimento del video di Maurizio Cesarini. Non quindi un commento visivo al brano, ma l’assunzione della proceduralità compositiva che il brano contiene, restando come riferimento base le modalità operative di tipo duchampiano. Quindi è stata scelta un’opera di Duchamp che ha caratteristiche analoghe al concetto sotteso originariamente all’Erratum Musical. Fresh Widow, questo il titolo dell’opera, si presenta come una finestra i cui vetri sono sostituiti da pezzi di cuoio così da impedire in qualche modo la vista al di là di questa. Secondo l’interpretazione che ne dà Arturo Schwarz, critico e amico di Duchamp, il pezzo in questione può essere ricondotto all’ambito del Grande Vetro, non dimentichiamo che la seconda versione di Erratum fa riferimento esplicito al Grande Vetro e ne porta il titolo. Dunque il titolo stesso è un gioco di parole: può leggersi sia come “vedova fresca”, che come “finestra francese”. L’Erratum è composto per tre esecutori, Duchamp e le sorelle, inoltre ‘erratum’ si riferisce nel gergo degli stampatori ad errore, stampa fallata, errata. Nel video, quindi, l’opera appare fissa mentre all’interno di questa compare Duchamp che parla (il filmato è tratto da una intervista concessa da Duchamp alla BBC) poco prima di morire. Dunque lo scapolo (Duchamp) ha rotto l’interdizione, è oltre la finestra che impediva l’accesso ma è muto, non può parlare. Preludio al silenzio mortifero che lo coglierà di lì a poco e al silenzio di Cage che parla senza suono.

Paolo Tarsi all'edizione 2015 del roBOt Festival di BolognaPaolo Tarsi (Senigallia, 1984) ha preso parte a performance e installazioni presso musei e gallerie d’arte contemporanea quali MAXXI (Roma), MUSMA (Matera) o Centro Arti Visive ‘Pescheria’ (Pesaro). Specializzatosi nella composizione con il premio Oscar Luis Bacalov, suona con il chitarrista Paolo Tofani nel progetto AREA Open Project e ha lavorato con musicisti dell’attuale scena elettronica, jazz e rock. Suoi studi di carattere musicologico sono apparsi su riviste specialistiche e rivolgono particolare attenzione alla musica del secondo Novecento, ai rapporti tra musica e altre forme d’arte e all’influenza esercitata dalle avanguardie colte sui linguaggi pop. Scrive per “Il Giornale della Musica”, “Alfabeta2” e “Artribune”. Dal 2010 fa parte del gruppo Argo con cui pubblica una serie di romanzi collettivi (nel tempo collaborano con Argo personalità quali Edoardo Sanguineti, Marina Abramović, Wu Ming, Michela Murgia, Erri De Luca, Aldo Nove, Paolo Nori, Antonio Rezza e Flavia Mastrella). Nel 2015 pubblica per Trovarobato Parade “Dream in a landscape” – dedicato a John Cage e Marcel Duchamp – in collaborazione con il duo elettronico Fauve! Gegen A Rhino (con cui è stato ospite all’edizione 2015 del roBOt Festival di Bologna, vd. FOTO a lato) e il disco “Furniture Music For New Primitives” a cui hanno preso parte musicisti provenienti da formazioni quali Area – International POPular Group, Calibro 35, Junkfood, Afterhours, Le luci della centrale elettrica e altre ancora.

Maurizio Cesarini, artista, utilizza la fotografia, il video e la performance sintetizzando senso corporeo e attitudine concettuale in una questione identitaria che non può essere risolta solo dal concetto di maschera, ma dall’idea di una vitalità che sfocia e si confonde nel reale. L’immagine che ne deriva rimanda ad altro, chiamando in causa un senso antropologico allargato senza più alcuna pretesa di scientificità, ma risolvendosi attraverso una esemplificazione dell’immagine che suggerisce possibili ed eventuali scenari di una diversa percezione di sé. E quindi dell’altro.

 

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