Sono uno studente delle scuole superiori, abito in una delle vie principali del quartiere multietnico senigalliese, nei pressi di Porta Lambertina, dove ogni giorno incontro moltissimi stranieri, tanti sono residenti, tanti hanno una famiglia con dei bambini, tanti si riuniscono nel bar del quartiere soltanto per scambiare quattro chiacchiere, per cercare di sentirsi un po’ più a casa.
Ogni volta che esco di casa li sento dialogare nella loro lingua, ma ormai quasi non ci faccio più caso, molti sono dei ragazzi di età compresa tra i 20 e i 30 anni, altri sono dei padri di famiglia, che spesso si fanno in quattro per cercare di garantire una dignitosa esistenza a moglie e figli, spesso in tenera età che quando lì incontri ti guardano con quei begli occhioni scuri, non sembrano spaventati, anzi a volte ti sorridono, a volte ti guardano incuriositi magari per il diverso colore della pelle, ma comunque molto spesso portano con loro un sorriso che ti dà una carica eccezionale.
Vedo spesso che nel quartiere girano pattuglie di polizia e carabinieri, e questo mi sembra positivo, visto che alcune volte sono scoppiate risse, sempre concluse con l’intervento delle forze dell’ordine. Quando ad esempio si è verificato il borseggio in via Smirne, la gente ha colto la palla al balzo accusando gli extracomunitari, ignorando totalmente la possibilità che loro possano essere innocenti, che magari l’autore del furto potrebbe essere un cittadino italiano.
Personalmente io, che abito proprio in mezzo a loro, non ho mai avuto di che lamentarmi, per me sono tutte persone normalissime.
Il quartiere, invece è popolato da persone con numerosi pregiudizi, che spesso affibbiano la colpa agli extracomunitari, senza tener conto che tra gli stranieri, come tra gli italiani, esistono sia le brave sia le cattive persone.
L’unica cosa certa è che nel 2005 questi sciocchi pregiudizi razziali non dovrebbero esistere.
di Marco Rossetti