Ultimo saluto di Corinaldo a Mirco
Tante rose bianche e le note della chitarra
Un mare di rose bianche per Mirco Biagetti, lo sfortunato giovane che nella notte tra sabato e domenica si è tolto la vita impiccandosi ad un albero alla periferia di Corinaldo. Un cuscino di rose rosse, invece, quello della famiglia, a ricoprire il feretro. C’era tutto il paese nella chiesa parrocchiale di San Francesco per porgere l’ultimo saluto al giovane, e chi non ha trovato posto all’interno, neppure in piedi, ha partecipato restando fuori, sui gradini, in religioso silenzio alle varie fasi della funzione. Morire a poco più di vent’anni – e in quel modo poi – è troppo sconvolgente per non sentirsi toccati, soprattutto in un luogo dove si conoscono tutti, almeno di vista. “E’ caro al cielo chi muore giovane”: gli antichi avevano coniato questo detto forse per porre un argine consolatorio a un dolore altrimenti indicibile. E questo concetto, rivisitato in chiave cristiana, è stato ripreso all’ apertura della messa dal parroco don Umberto Mattioli nell’invocazione al Signore perché faccia “rifiorire accanto a lui” questa giovinezza stroncata sulla terra. Un gruppo di giovani ha accompagnato con il canto e gli accordi della chitarra i momenti principali della funzione. E’ stata una cugina ad esordire con la prima lettura tratta dalla lettera di S. Paolo ai Romani. Il cuore si apre subito alla speranza: “Viviamo nell’attesa della resurrezione”. Il brano tratto dal Vangelo di Marco è incentrato sulla morte di Cristo. Ad esso si è riallacciato direttamente don Umberto nella sua omelia. Era un compito difficile, quello del parroco. “Da sacerdote – ha precisato – perché da sacerdote non voglio giudicare né commentare. E posso soltanto ripetere le parole di Cristo”. E poi, con tono sempre più accorato, rifacendosi anche a ricordi personali, si è rivolto ai tanti giovani presenti e li ha esortati a leggere nei cuori, a superare la barriera che spesso li divide da genitori ed amici. “Non abbiate paura di parlare – ha raccomandato – e se intuite che qualcuno si trova in difficoltà vincete l’indifferenza perché la vita è un bene incommensurabile”.Poi gli amici, alternandosi, hanno ricordato ancora una volta Mirco, pregando per lui, spesso con la voce spezzata dal pianto. Infine il feretro è stato portato a spalla dagli amici fino al cimitero. Grande la commozione generale in un caldo pomeriggio di agosto. Straziante l’angoscia della famiglia del ragazzo, che non riesce ancora a comprendere il suo gesto. Una famiglia stimata nella comunità per la sua disponibilità e generosità verso i più sfortunati, come i bambini di Cernobyl che ogni anno accoglieva nella sua casa. Una famiglia che difficilmente però tornerà a sorridere.
di Matteo Bettini
























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