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La Città Futura: “Con il NO è stata respinta una riforma malfatta”

"Da qui crediamo si possa ripartire nel definire un quadro portatore di valori, programmi e persone"

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Referendum

La Città Futura esprime la propria soddisfazione per l’esito del voto di domenica scorsa sul quesito referendario. Il “No” ha vinto nel Paese con un margine talmente ampio, nonostante la dispendiosa, faraonica e ripetitiva campagna elettorale del Comitato del “Sì”, da non lasciare margini di dubbio alcuno sulla volontà del popolo italiano rispetto alla riforma costituzionale Renzi – Boschi. Il “No” ha vinto anche nella Regione Marche e anche a Senigallia, la nostra città dove ci siamo impegnati con grande forza e decisione in prima persona.

Abbiamo votato e invitato a votare contro la riforma costituzionale, esprimendo una posizione di merito sul quesito referendario: la Costituzione sarebbe stata modificata in malo modo, con un brutto testo da un punto di vista giuridico e culturale.

Infatti, il Senato, così come previsto dal combinato disposto della riforma costituzionale e della legge elettorale, non solo non sarebbe stato eliminato – con evidenti tagli solo residuali alla spesa pubblica – ma sarebbe stato composto da nominati scelti dalle segreterie di Partito. Inoltre non sarebbe stato definito neanche come un vero e proprio Senato delle Autonomie, che là dove esiste è composto dai Governatori delle Regioni.

Le elettrici e gli elettori hanno dunque respinto un disegno finalizzato a definire il restringimento degli spazi democratici e l’introduzione di poteri spicci e sbrigativi, come piacciono tanto al mercato, alla finanza, ai banchieri, alla tecnocrazia, che preferiscono la velocità alla partecipazione, la competizione alla cooperazione, l’esclusione all’inclusione. La sovranità popolare ha riaffermato la superiorità delle libertà costituzionali sulle pressioni del mercato globale, la supremazia della politica sull’economia finanziaria: mercato globale ed economia finanziaria che vogliono trasformare le persone da cittadine e cittadini in consumatori e per fare questo hanno bisogno di dare una spallata agli assetti democratici istituzionali statali.

La Costituzione italiana, democratica e antifascista, ci ha permesso in questi sessant’anni di vivere in un Paese prospero e democratico, e se dovremo innovarla lo si dovrà fare bene, poiché i governi e le loro urgenze e contingenze passano e la Costituzione rimane nel tempo; lo si dovrà fare in modo condiviso e pluralista rappresentando tutte le opzioni democratiche culturali e politiche della comunità nazionale e non invece spaccando il Paese in modo netto, come è accaduto in questa occasione dove è stato sconfitto il tentativo di far diventare la dimensione costituzionale un affare di parte.

In questa campagna elettorale referendaria abbiamo incontrato e lavorato con entusiasmo insieme a tanti amici e compagni ritrovati e a tanti amici e compagni di sempre: quelli iscritti all’ANPI, alla CGIL, all’ARCI, a quella parte del PD che si è spesa apertamente per il NO, a Possibile, alla sinistra antagonista, ai sindacati e alle associazioni di base e molti altri, che si sono espressi e impegnati in prima persona.

Da qui crediamo si possa ripartire nel definire un quadro portatore di valori, programmi e persone, che da Sinistra sappiano guardare ad un futuro di progresso in Europa e in Italia orientato a tutelare i diritti dei lavoratori, a promuovere l’occupazione, ad investire sulla scuola pubblica, nella cultura e nella formazione, a reprimere la criminalità organizzata, ad estirpare l’evasione fiscale, a tutelare l’ambiente e il paesaggio, a limitare le speculazioni finanziarie delle banche al fine di riportarle ad essere in primis anche luogo di accesso al credito per le imprese e garanzia per i piccoli risparmiatori.

Il “No” è stato manifestazione anche di un disagio sociale profondo e sempre negato, espresso dalla faccia triste del Paese composta da fasce di popolazione sempre più povere, escluse, diseredate di una speranza di un futuro migliore per sé e i propri cari. Questo disagio, fuggendo da posizioni di populismo e razzismo, dovremo intercettare per dare risposte concrete, serie e credibili.

Chi ha lanciato la campagna referendaria per avere con la vittoria del “Si” un plebiscito sulle proprie politiche di governo e su di sé è rimasto sconfitto: una sconfitta autoprodotta, la cui attuale crisi di governo e l’attuale empasse istituzionale ne sono gli effetti.

La sconfitta non è di una persona, ma di un progetto politico: quello dell’uomo solo al comando, che ha dichiarato la sua ostilità ai corpi intermedi dell’organizzazione sociale e politica del Paese.
Gli elettori non hanno ceduto al ricatto e alla paura: la democrazia non si è piegata per garantire la stabilità e la governabilità; gli elettori hanno dichiarato con il voto referendario di domenica che ci sono e vogliono decidere direttamente chi li deve rappresentare.

La Città Futura Senigallia
www.lacittafutura.info
lacittafuturasenigallia@gmail.com

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