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Post-CRONACA di un Dibattito: Cinema italiano? Letargo e coda fra le gambe!

Alla presentazione de Il Morandini 2016, c’è spazio anche per le frecciatine-VIDEO

Dibattito sul cinema

A letto senza cena? No, piuttosto … a letto senza Cinema!


Può il Cinema essere il manico del coltello autoritario genitoriale, messo al servizio dell’educazione d’un figlio? Si, se quel genitore è un grandioso amatore di cinematografo e come lui pure la sua progenie, e sì, ancora una volta, se quel genitore si chiama Morando Morandini, ed oltre ad essere un corteggiatore di pellicole è anche un celebre critico che ha posto la sua vita al servizio della Cultura Cinematografica, certamente non rinunciando alla passione per la Letteratura e mantenendo un vivace sguardo non distratto agli universi del piccolo schermo e del palcoscenico.

“Per il nostro compleanno, Morando chiamava a casa il proiezionista della cineteca e imponeva a noi festeggiati e ai nostri invitati di guardare il film da lui scelto, che quando andava bene si trattava di una pellicola di Buster Keaton, o Charlie Chaplin, e quando andava male si esaudiva in una (fantozziana ndr) “La corazzata Potëmkin”, e lì erano dolori, perchè eravamo solo dei bambini e di certo non potevamo apprezzarne la grandezza” racconta la figlia Luisa Morandini, anche lei critico cinematografico, durante l’evento di presentazione dello storico dizionario di famiglia, Il Morandini 2016, tenutasi al Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro Grassi di Milano il 24 ottobre scorso, ad una settimana dalla scomparsa dell’intellettuale milanese.

Proseguendo con teneri aneddoti familiari, esemplare la negazione del cinematografo ai figli come punizione per le loro birbonate e malefatte, Luisa Morandini dà avvio a questa celebrazione che ha l’obbligo di essere lieto evento e momento di brillante discussione sul Cinema e non una triste e funebre commemorazione, anche perché, come ricordiamo tutti, in una delle sue ultime videointerviste, il Morandini ci rivelava il suo ingegnoso piano di autospegnimeno, una morte desiderata ed attesa, calcolata nei dettagli, che secondo i suoi conteggi sarebbe dovuta sopraggiungere alla fine del 2014, ma che, deludendolo, aveva deciso di farlo attendere ancora un po’, trascinandolo fino al compimento dei novantuno anni.

Per conferire il giusto tono e vivacità di pensiero all’evento, Luisa e La Zanichelli, casa editrice della storica enciclopedia del Cinema secondo Morandini, scelgono di imbastire una conversazione corale fagocitando nella lieta situazione grandi personaggi del mondo dello spettacolo italiano, come il regista Maurizio Nichetti, l’attrice Veronica Pivetti, ed un apprezzatissimo ospite improvvisato, l’attore comico Claudio Bisio. Oltre a questi volti noti, c’è pure in prima fila la triestina Chiara Omero, direttrice artistica dell’International ShorTS Film Festival, presidente dell’associazione Maremetraggio e da marzo 2015, figura guida dell’Associazione festival italiani di cinema.

“Il fatto di trovare nello stesso volume, il Cinema e la Televisione, senza che si arricci il naso è segno di grande maturità intellettuale, di estinsione del pregiudizio e di evoluzione culturale – apre le danze la Pivetti inchinandosi metaforicamente all’intelligenza di Morandini per aver assunto, oramai dall’edizione del 2014, uno sguardo attento nel suo dizionario nei confronti delle serie televisive, l’odierna droga (come la definisce, intervenendo, Luisa Morandini) che sta subissando con un’invadenza verticale, penetrando tutte le fasce di età e tutte le classi sociali, le case degli spettatori. Prosegue il noto “volto da prof” della Rai – Da buon gregge, l’Italia è finalmente giunta ad aprirsi nei confronti delle Serie TV, grazie al fatto che gli americani hanno iniziato ad introdurvici grandi e stimati attori cinematografici.Oltre a ciò, c’è da dire che la televisione statunitense è ben diversa dalla nostra, i loro prodotti sono coraggiosi, i nostri, pur essendo spesso originali, si piegano come pecore all’autocensura annacquatrice, spesso giustificandosi dietro il presentimento che il pubblico italiano non sia ancora pronto ad affrontare certi “temi”, quando in realtà sappiamo benissimo che gli spettatori, sono prontissimi. Se non lo fossero….perché guarderebbero le serie tv made in USA, dove gli uomini di casa malati di tumore diventano cuochi di metanfetamine, i politici si vestono da assassini ed un cancro incurabile si trasforma in opportunità di cambiamento positivo della propria vita?”.

La conversazione tra i quattro professionisti poi, prosegue piangendo la mancanza di Sperimentazione nelle sale cinematografiche e rimpiangendo le creative commedie d’un tempo (come Ratataplan), oggi sostituite da prodotti in serie che non sono più opere d’arte, ma inflazionate imitazioni. La Pivetti, ancora una volta palesando la sua non soddisfazione nei confronti dell’odierno panorama italiano inerente al mondo dello spettacolo, se ne esce con una gustosissima metafora per spiegare al pubblico le sue impressioni sulle odierne commedie italiane, chiamandole “Compagnie di giro”, dando per scontata la presenza costante dei soliti attori, dei soliti registi, delle solite storie e dei soliti manifesti. Una sorta di odierna Compagnia di Ser Maphio.

“Sono gli esperimenti che ci mandano avanti. La Cultura deve azzardare, deve rischiare. L’unico e gravissimo rischio a cui stiamo andando in contro, è proprio che si arrivi a non rischiare più!” asserisce la Pivetti, presto bloccata dall’intervento della Morandini, che sposta la lente su ben altra preoccupazione: “bisogna guardare al futuro, ai giovani. Vanno sostenuti, aiutati e presi sul serio. Bisogna credere nei nuovi talenti”. Condivide la Pivetti, lanciando un’altra frecciatina infuocata: “i ragazzi hanno bisogno di visibilità. Ci vuole il passaparola sì, ma ci vogliono anche esercenti più umani e soprattutto più innamorati del Cinema. Devono smetterla di togliere un film dopo un weekend solo perché non ha fatto grandi incassi al botteghino. Così si aiuta solo il cinema americano ad uccidere il nostro”.

Il pubblico è attentissimo e compiaciuto dalla piega presa dalla conversazione, ma per allentare un po’ la tensione creata e toccare un altro argomento altrettanto interessante ed attuale, quelle che sono state fino ad ora le prime punte dell’incontro passano la palla agli altri giocatori, d’indole più soft e meno impulsiva. Chiara Omero, per esempio, lancia un consiglio di fondamentale importanza ai giovani ed inesperti cineasti: quello di non avere la fretta di mettere il proprio prodotto su internet, poiché si corre il rischio di farsi un autogol ed impedirsi una distribuzione seria, che predilige quasi sempre il filmato inedito. Di tutta fretta si aggancia Nichetti, noto attore, regista e direttore artistico del Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano, che mette in evidenza anche la drammatica “svalutazione” dei prodotti audiovisivi e del mestiere del filmmaker a causa dello sviluppo tecnologico, che ha messo in mano a chiunque, anche al meno talentuoso e all’inesperto, uno strumento sufficiente per girare un film (dal telefonino, oramai in possesso di tutti, alla fotocamera digitale dal prezzo accessibilissimo) mettendo in circolazione tanti presunti cineasti e pochi reali talenti interessanti.

Un festoso applauso, caricato soprattutto dai tantissimi giovani presenti all’evento, fa da spartiacque, riportando l’attenzione dei confronti del dizionario e del “razionale emotivo” Morando Morandini, ricordando la sua usuale abitudine di andare a correggere le vecchie schede recensive del Dizionario dei film e delle serie televisive, proprio perché, usando le sue stesse parole “anche i critici come qualsiasi altra persona, cambiano nella vita. Io non sono più il Morando di quando avevo trent’anni o di quando ne avevo quaranta…gli individui cambiano, ma cambiano anche i film”. E cavalcando la scia del discorso, si introduce finalmente Claudio Bisio che porta alla conoscenza di tutti un esempio legato alla sua esperienza personale di padre. L’attore piemontese racconta di come rimase sorpreso quando, mostrando ai suoi figli “2001: Odissea nello Spazio”, convinto di suscitare euforismi ed emozioni positive (come quelle che lui stesso aveva vissuto vedendo per la prima volta il capolavoro di Kubrick), in realtà ottenne come risposta, sguardi annoiati e critiche negative legate principalmente alla lentezza del film e alla quasi totale assenza di dialogo. Ciò che si evidenzia come realmente interessante però, continua Bisio, è che anche lui riguardando quel film tanto amato, lo ha trovato inaspettatamente invecchiato. La Pivetti quindi, per dare credito alle affermazioni del collega, ricorda una sua esperienza molto simile, legata però ai suoi nipoti e al loro astio nei confronti del bianco e nero, e prosegue poi, sempre a spada tratta, incolpando l’ignoranza in materia cinematografica dei nativi digitali ed il loro essere subissati da immagini ultra colorate e velocissime.

Stimolato dalla materia posta sotto la lente della riflessione, interviene di conseguenza Maurizio Nichetti, inforcando la sua esperienza di comico e di cultore di cinema: “c’è da dire però, che quando la Commedia è seria, pur se vecchia, sopravvive. Pensiamo all’umanità di Totò, vigile e presente anche nei suoi film meno riusciti. Quel sentimento è comprensibile ancora oggi e ci fa emozionare come, e forse più di ieri. L’emotività del drammatico invece è molto cambiata negli anni ed ora … ci fa quasi ridere per quanto è esagerata. Oggi poi, ad un giovane, di un virtuosismo come può essere stato per noi il piano sequenza di Antonioni in Professione Reporter non glie ne frega proprio niente. Non riesce ad apprezzarlo perché è abituato alla GoPro nel casco di Valentino Rossi”.

Giunti quasi al termine dell’incontro, con il Sole ancora non spento a dipingere Milano di un grigioazzurro acquerello, Luisa Morandini ed i suoi ospiti, dedicano alcune parole al morbido ricordo del padre, alla sua celebre carriera, alla sua impetuosa intelligenza e al grande patrimonio culturale lasciatoci. Parole commosse, sigillate da un elegante omaggio per immagini.

 Addio Morando, e Grazie.

“Sono di carattere introverso, mi macino dentro i miei stati d’animo che riesco ad esprimere soltanto scrivendo, ma ho imparato anche a parlare …. a fatica”.

(Morando Morandini 1924 – 2015)

Omaggio a Morando Morandini – Video

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