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Senigallia: la Festa della Liberazione accende le polemiche sulle liberalizzazioni

Molti negozi rimarranno aperti, complice la situazione di crisi delle vendite

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Senigallia Lavoro
Persone in centro

Con l’avvicinarsi della Festa della Liberazione (e poi del 1° maggio, festa dei lavoratori) torna la polemica sulla possibilità di apertura dei negozi, centri e attività commerciali. Questioni di valori storici e di qualità della vita confliggono con la libera concorrenza e soprattutto con la crisi che morde. Ragion per cui ogni occasione è buona (o può esserlo) per aprire i battenti e tentare di ritirare su le vendite, sacrificando però l’aspetto sociale e familiare della propria vita.

Solo nel periodo natalizio il calo degli affari è stato del 30-40% nel settore abbigliamento, illustra Riccardo Pasquini, segretario Confcommercio Senigallia; e nei confronti delle liberalizzazioni che stanno mettendo in crisi i piccoli commercianti di fronte al dilagare della grande distribuzione, non c’è quel grande entusiasmo che forse all’inizio ci poteva aspettare, come testimoniato anche dalla Confartigianato locale.

La questione era già venuta fuori quando vennero decise le aperture domenicali e straordinarie. “Difficilmente possiamo andare contro la decisione presa dal Governo – afferma Pasquini –: non siamo d’accordo sulla liberalizzazione totale, servono delle regole purché, ovviamente, non siano troppo restrittive. Ora aspettiamo l’incontro di venerdì (27 aprile, Ndr) di tutti gli operatori del settore con l’Amministrazione comunale“.

Dall’incontro, volto a dettare le caratteristiche di quello che a suo tempo era stato definito come una sorta di “patto tra gentiluomini“, Pasquini si aspetta un passo indietro da tutti, perché, se è vero che Senigallia è una città a vocazione turistica, è anche vero che delle riflessioni devono essere messe in campo su come evitare il crollo del tessuto economico cittadino, fatto per lo più da piccoli esercizi che da grandi marchi di distribuzione.

Dati alla mano, se il periodo di Natale ha visto un calo degli affari del 30-40% per il settore del commercio, la ristorazione non ha goduto certo di buoni affari con una contrazione del consumo pro capite notevole. E per quanto riguarda l’accoglienza, le prenotazioni per l’estate ancora languono: quasi il 30% in meno.

Quella dunque che si verrà a creare per la Festa della Liberazione è una situazione a macchia di leopardo, dove un negozio su due aprirà i battenti; mentre gli altri resteranno chiusi, c’è anche una piccola quota di esercenti che aspetta di vedere che tempo farà e aprire solo se la giornata prometterà bene. Tra i centri commerciali, mentre l’Ipersimply sarà aperto il 25 aprile, ma non il 1° maggio, Il Maestrale invece osserverà due turni di chiusura.

D’accordo alla possibilità e libertà d’apertura la CNA senigalliese, ma con riserve: il segretario Massimiliano Santini auspica una specie di autoregolamentazione nel concordare quante domeniche e festività rimanere aperti per evitare la liberalizzazione selvaggia. Autoregolamentazione che doveva venire prima però e di cui ancora non v’è traccia.

Proprio all’ente pubblico – che l’anno scorso si era mosso per il fronte del “no” alle aperture e che quest’anno è rimasto più possibilista – si rivolge Santini che invita il Comune a svolgere quel ruolo di cabina di regia che gli spetta e che finora è venuto un po’ meno.

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