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La musica di Senigallia fa slalom tra le etichette: intervista ai Dadamatto

Sogni di rock 'n roll, post punk, grunge, pop suggeriti dalle stelle - VIDEO

DadamattoLi hanno recentemente definiti "Bamboccioni, giocherelloni, trequartisti del pop con un invidiabile senso della posizione… "; ma anche orgoglio musicale marchigiano, paragonandoli a realtà nazionali già affermate come i Zen Circus o Mariposa. Ma il trio made in Senigallia "Dadamatto" (Marco Imparato, Andrea Vescovi, Michele Grossi) continua a fare lo slalom tra etichette e sostantivi affibbiati.

La dimostrazione più palese è il loro ultimo disco "Anema e Core" pubblicato appena un mese fa per Infecta Suoni & Affini/Face Like a Frog in cui è visibile tutta l’inclinazione del trio alla sperimentazione rivolta alla ricerca di soluzioni sempre nuove.

60019.it li ha incontrati dopo il loro live tenutosi proprio a Senigallia, al Gratis Club di viale Bonopera

Partiamo dall’inizio. Correva l’anno 2003 quando nasceva il progetto "Dadamatto". Come vi siete incontrati? Quale è stata la scintilla che ha innescato la reazione di questo progetto musicale?

Ci conosciamo dall’infanzia, più o meno da quando avevamo otto anni. A dodici anni abbiamo capito che suonare insieme avrebbe piacevolmente accompagnato e animato i lunghi pomeriggi invernali senigalliesi, et voilà… addio noia.

Lo so, ve lo avranno chiesto già mille volte, quindi non sarà poi una scocciatura sopportabile spiegarci cosa si cela dietro il nome "Dadamatto"…

Nasce da un pilota della formula 1 Damatta e Goro, nostro guru, che in una serata particolare fantasticava liberamente sulle varie opzioni linguistiche che offrivano il nome del pilota… . Noi, assistendo al suo delirio futurista, siamo stati toccati da illuminazione: dadamatto.

Rock, post rock, post punk, rock ’n roll, grunge, stoner, acustico, pop all’italiana, influenze new ave ecc ecc ecc… insomma vi hanno affibbiato già un elenco lungo così di etichette e sostantivi… dovendo definire con parole vostre il vostro sound, cosa direste?

Stiamo cercando di raggiungere il minerale… l’amicizia si sta trasformando in un materiale prezioso… deve rimanere grezzo però.

Nel 2007 usciva "Ti tolgo la vita", nel 2008 "Il derubato che sorride", un mese fa circa ha visto la luce la vostra ultima fatica discografica "Anema e Core". Tra il primo e l’ultimo album si nota senza dubbio una maturazione: come è cambiato in questi anni il vostro modo di fare musica?

Non sono d’accordo sulla maturazione, stiamo attraversando un periodo di inconscia regressione cosmica (raggiunto forse con questo disco "Anema e core") per risalire attraverso acque nuove alla concreta espressione minerale di noi tre, cioè di uno. Non siamo noi a deciderlo, sono le stelle. Dadamatto nasce sotto il segno dell’ariete. L’ariete è fuoco. Il fuoco se non brucia non è fuoco.

Vi hanno recentemente definito come "l’orgoglio musicale marchigiano", paragonandovi a Zen Circus, Mariposa o Teatro degli orrori… vi lusinga? Qual è secondo voi la situazione della musica italiana in questo momento?

No, non ci lusinga troppo… il bello della musica italiana sta in quello che non si vede… nelle cose che non si conoscono… nelle piccole realtà…

"E’ inutile aprire il frigo un miliardo di volte, tanto è vuoto"… sembra descrivere la situazione generale in modo precisissimo… vi va di spiegarci un po’ il significato del brano?

Il significato di questo brano non lo capisce nessuno, neanche io… dovrebbe essere un tacito dialogo tra il soggetto del testo e il signor Shakespeare (speriamo Amleto non si rivolti nella tomba…). Il primo si rivolge al sommo drammaturgo ponendogli le domande esistenziali che lo perseguitano: perché non ho una lira? Perché mangio di merda? Perché non riesco a cambiare le cose? Perché sogno sempre di iniziarmi all’eroina? Lui cerca di trovare risposta consultandosi con il suo grande amico William… ma non sa che il morto non risponde… forse avrebbe bisogno di una medium. Nel frattempo smette di fumare per ricercare del benessere psico-fisico… ho in mente un consiglio per il nostro amico protagonista… Va’ a lavurà!

Dal "Videodrome" di "Ti tolgo la vita" a "Al cinema" di "Il derubato che sorride", fino ad arrivare agli scenari apocalittici di "Semaforo rosso" (per citarne solo tre). I vostri brani trasudano cinematografia o sbaglio? Il cinema come fonte inesauribile di ispirazione?

In realtà noi abbiamo il nostro consueto appuntamento annuale al cinema tutti e tre per vedere dei gran film di merda… tipo "Anaconda" o quelli hollywoodiani con Sandra Bullock o quella caterba di film horror che non mi fanno dormire la notte… questa è la nostra grande ispirazione del cinema…

Vista l’attuale situazione della musica italiana, che canali avete scelto per la produzione dei vostri album? Le etichette indipendenti sono l’unica strada percorribile per un gruppo che oggi vuole muoversi su scala nazionale?

Forse la strada percorribile di un gruppo è il divertimento e l’autenticità… e avere gli occhi aperti nei confronti di questo mondo. Il resto vien da sé… tranne il successo of course. Per questo disco ci danno una preziosa mano Face like a frog (di Verbania) e Infecta suoni e affini (di Ferrara) due simpatiche etichette che ci vogliono bene. E noi lo vogliamo a loro…

VIDEO – Dadamatto – William Shakespeare

di Lorenzo Ceccarelli

Lorenzo Ceccarelli
Pubblicato Venerdì 9 dicembre, 2011 
alle ore 17:32
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