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Rapimento di Fano, parla la mamma di Almas Mahmood

Il Tribunale dei Minori di Pesaro ha disposto l'allontanamento degli altri due figli minorenni

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A sinistra la madre di Almas Mahmood, al centro l’avvocato Diamantini con un suo collaboratoreDopo la conclusione del rapimento di Fano con l’arresto dei genitori della ragazza sequestrata, ancora della loro versione dei fatti nessuno aveva chiesto nulla. E così hanno deciso di chiarire la loro posizione, ora che sono stati allontanati anche gli altri due figli, approfondendo alcuni aspetti che sono stati riportati in maniera imprecisa. All’origine di tutto, nessun matrimonio e nemmeno lo stile di vita "occidentale", ma una condotta che aveva portato la loro figlia a fumare, uscire spesso e fare tardi, prendere brutti voti a scuola.

Innazitutto il motivo del sequestro non era per farla sposare con un connazionale – dichiara la mamma di Almas Mahmood, la ragazza pakistana di 17 anni "rapita" dai genitori il 18 gennaio – ma soltanto per parlare con lei visto che da mesi non era possibile per i continui rifiuti della stessa figlia.

Insieme alla donna il suo legale, l’avvocato Mauro Diamantini il quale precisa: "un gesto disperato causato anche dal fatto che si vedevano chiudere la porta in faccia ogni volta tentavano di parlare con la figlia. C’è stato il reato, nessuno lo mette in dubbio ma il movente e il ravvedimento senza più atti di costrizione ci fanno ben sperare per fare reclamo alla Corte d’Appello contro il provvedimento del Tribunale dei Minori di Pesaro che ha allontanato dalla famiglia anche gli altri due minorenni, poichè coinvolti nell’episodio".

La donna e il suo rappresentante ci tengono a far sapere che la famiglia era ben integrata nel tessuto senigalliese e nella comunità: il padre, ex operaio 40enne licenziato, e la madre, 37enne con un piccolo esercizio commerciale chiuso per calo degli affari, non avevano mai percosso la loro figlia, mai imposto veli, anzi: quello che volevano da Almas era semplicemente una condotta da brava ragazza, come fanno tutti i genitori: studiare, non frequentare cattive amicizie, non fumare. Una richiesta più che normale che però aveva iniziato a creare crepe nel rapporto tra i genitori e la figlia dopo l’arrivo in Italia tanto che di loro la diciassettenne non ne voleva più sapere nulla. Nemmeno del fratello e della sorella, entrambi bravi studenti e rappresentanti di classe.

Una situazione che si è andata via via sempre più complicando, grazie anche alla ferrea "chiusura" dei servizi sociali che – sostiene la mamma in lacrime – più che aiutarli a vedere la figlia o provare a farli dialogare, gli chiudevano la porta in faccia. Per cui ilgesto di disperazione, il rapimento. Il referto medico parla anche di percosse e di una lacerazione al capo, il loro legale afferma che si è trattato di uno schiaffone e che poi lei abbia sbattuto la testa.
Poi durante il viaggio verso Roma, finalmente il dialogo: lei, Almas, ribadisce la sua ferma volontà di allontanarsi da casa, di non ritornarci più: scuola, comunità e un lavoro per mantenersi le sue richieste. Loro, i genitori, sembra abbiano messo il cuore in pace e le abbiano offerto un contributo economico, una bicicletta, un cellulare. E la disponibilità ad accettarla sempre, semmai volesse tornare.
Dopo un pasto insieme al Mc Donald’s, nel ritornoverso casa, per riportare la ragazza alle forze dell’ordine, il fermo dei Carabinieri e l’arresto dei genitori.

Ora la partita si gioca su più fronti: i genitori, dopo l’arresto dell’uomo e la condanna a due anni, chiederanno patteggiamento visto che anche il Gip del tribunale pesarese ha riconosciuto "una significativa attenuazione della pericolosità"; per la donna invece l’obbligo della firma per tre volte a settimana.

Per la ragazza, che tra pochi mesi compirà 18 anni, si prospetta l’uscita dalla comunità, riservata ai minorenni, per cui dovrà trovarsi una sistemazione, un lavoro e portare a termine gli studi per poter andare poi all’università come ha sempre desiderato.

Dall’altra parte i figli ancora minorenni sottratti alla potestà dei genitori: del provvedimento di giovedì 21 gennaio ancora nessuna traccia, del ragazzo 16enne coinvolto materialmente nel sequestro e della sorella 14enne ancora nessuna notizia, oltre all’affido ai servizi sociali di Senigallia.

di Carlo Leone

Carlo Leone
Pubblicato Lunedì 25 gennaio, 2010 
alle ore 13:00
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