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Gli ‘Appunti di una vita disordinata” di Roberto Rovaldi: l’intervista

Il libro dello scrittore senigalliese verrà distribuito su scala nazionale dal 16 gennaio

Sono in tanti a coltivare più o meno segretamente il sogno di scrivere un libro, un romanzo che da sempre frulla in testa ma che per timore o mancanza di fiducia si chiude a doppia mandata in qualche cassetto. Non è il caso di Roberto Rovaldi, classe 1966, nato a Nurtingen in Germania ma senigalliese doc.

Dopo aver pubblicato nel 2010 “Sopra le nuvole non piove mai” (Edizioni Marcelli), a distanza di poco più di 2 anni, a testimonianza della sua prolifica vena artistica verrà a giorni distribuito a livello nazionale ‘Appunti di una vita disordinata‘, pubblicato dalla PeQod Editore.

Il libro pubblicato già da maggio 2012 a Senigallia, verrà distribuito su scala nazionale dal 16 gennaio 2013. Al riguardo lo stesso Rovaldi ha detto “Per me è come seminare una piantina in tutta Italia sperando che qualcuno possa annaffiarla, raccoglierla e farla sua. E’ una storia semplice, vera, piena di emozione. Sono racconti di vita. Un viaggio meraviglioso attraverso il mondo e lo sguardo di un viaggiatore“.

Ecco l’intervista rilasciata a SenigalliaNotizie.it

Quando è nato il Roberto Rovaldi ‘scrittore’ ? La passione per le parole è un qualcosa di innato o l’hai scoperta man mano che crescevi?
Intanto fammi dire che non credo molto negli appellativi e che quindi preferisco rimanere Roberto Rovaldi NON scrittore ma semplice persona che si esprime attraverso la parola scritta. Mi spiego meglio. Io credo che ognuno di noi senta l’esigenza di esprimere le proprie emozioni, la propria forma d’arte innata in noi, la propria esuberanza di vita e lo fa in mille modi espressivi. C’è chi usa il canto, chi la danza, chi la cattiveria, chi la pittura, c’è chi si chiude nel suo mondo e chi come me ha deciso di scrivere. Io scrivo per esigenza vitale e per piacere. Per esigenza perché ritengo doveroso, arrivato a quarant’anni, di dover raccontare la mia esperienza di vita, i miei maestri di vita, i miei errori e la mia filosofia. Lo faccio con semplicità e con la convinzione che ognuno di noi può e deve dire la sua, perché ognuno di noi ha un’esperienza che, se portata al servizio degli altri, può servire a migliorare il mondo. Scrivo anche per piacere perché mentre scrivo entro in una dimensione intimistica che adoro. E’ una specie di auto analisi, di seduta psicologica con la mia essenza, la mia anima. Ho così modo di denudarmi e di rivedere la mia persona, cercando così di prendere il meglio e regalarlo a chi mi leggerà successivamente. Io non nasco scrittore, ad ogni modo, ma mi impossesso della parola scritta da lettore innanzitutto e poi, timidamente, ho provato a fare mia questa tecnica per raccontare delle storie.

Che significa per te scrivere?
Beh, come vedi in parte ho già risposto con la prima domanda che mi hai posto. Aggiungo però delle considerazioni. Sto scrivendo perché vorrei sensibilizzare le persone ad un aspetto della Vita che è per me fondamentale, ovvero la qualità. Scrivo per lanciare un messaggio di pace e di speranza, senza essere Ghandi o John Lennon, sia chiaro. Però miro in alto. Vorrei che il mio scrivere non fosse solo un mero raccontare di esperienze di viaggio come ho fatto nei miei due libri “Sopra le nuvole non piove mai” e “Appunti di una vita disordinata” ma e soprattutto un viaggio letterario alla scoperta della qualità della vita. Perché tutti ci meritiamo una vita dignitosa e non sempre è così facile arrivarci. Spesso dobbiamo prima attraversare l’inferno delle nostre vite e forse poi raggiungere la redenzione. Scrivo perché non posso stare zitto davanti ad un mondo che ha scelto per ora la strada sbagliata, che ha scelto la guerra invece della Pace. Scrivo perché amo la vita e perché credo che ci sia troppa ingiustizia, troppi sprechi, troppo lavoro inutile, troppi bambini che soffrono. Attraverso le mie esperienze in giro per il mondo ho visto tanti aspetti negativi delle società occidentali. Proprio più stavo lontano dal mio paese e più vedevo le sue contraddizioni. Allora, col mio scrivere, cerco solo di portare la mia esperienza di vita e le mie emozioni. Perché la vita è un viaggio che merita di essere vissuto appieno, con dignità e semplicità.

Da dove viene la tua formazione? Sei un autodidatta oppure hai affinato le tue abilità tramite corsi o studi specifici?
Sono un autodidatta e come tale ho sicuramente molto da imparare. Oltretutto sono un istintivo e quando scrivo lo faccio di getto. Non sono laureato, ma ho letto tantissimo. Scrivo di istinto e soprattutto scrivo mentalmente, nel senso che mentre cammino, mentre guido, o corro in riva al mare, il mio cervello partorisce parole su parole. Quando poi rientro in casa ho pronte un bel mucchio di parole da riportare sul foglio elettronico. Non male vero?

Quali sono i grandi della scrittura che ti hanno ispirato e a cui ti senti affine? Quale è il tuo background letterario?
Io ho fatto un percorso letterario strano. Fino a quando vai a scuola odi i libri, odi i maestri. Poi quando esci, perlomeno per me è avvenuto questo, tutto cambia. Se prima odiavo i libri, poi, appena diplomato, mi sono messo a leggere avidamente. Però a quel punto ero libero di scegliere chi e cosa leggere. Così un mondo fantastico si è aperto a me. Poi ritengo di essere stato fortunato a trovare autori che mi hanno dato tanto e nei quali mi sono ritrovato come pensiero filosofico. Henry Miller ad esempio è uno dei miei guru. Poi c’è il grande Bukowsky, Dostoevskij, Proust. Nel tempo ho rivalutato Giacomo Leopardi e scoperto Pasolini. Sembrano autori molto distanti tra loro, ma invece secondo me hanno tante affinità pur essendo uomini di epoche differenti, paesi lontani tra loro. Quello che li accomuna e che mi ha affascinato in loro è il loro rapporto così drammatico con la vita, così vivo e forte. Il loro pensiero lucido sulle meschinità dell’uomo e sulla sua improbabile redenzione. Bukowsky è un maledetto che si ubriaca sempre, Leopardi uno studioso fine ed elegante, Miller un viaggiatore, Proust ha analizzato la borghesia europea e tutti hanno studiato a fondo l’essere umano. Praticamente quello che sto cercando di fare io, in modo molto più semplice naturalmente. Questi autori mi hanno dato stimolo per continuare la mia ricerca di verità sull’uomo e sulla vita.

Come è nata la tua avventura letteraria? E quali sono le differenze preponderanti tra il tuo primo libro e ‘Appunti di una vita disordinata’?
La mia avventura letteraria è del tutto casuale, come la maggior parte delle cose che ci capitano in vita. Così, conosco un editore, te la faccio breve altrimenti dovresti scrivere troppo, conosco una persona che fa l’editore e al quale sottopongo il mio primo lavoro “Sopra le nuvole non piove mai”. La cosa che più mi è piaciuta in lui, si chiama Paolo Marcelli, è stata che ha creduto in me come persona prima ancora di credere nel libro. Si è instaurata un’amicizia che dura ancora (anche se ho cambiato editore per il secondo libro) e ci siamo confrontati su tanti aspetti del mio lavoro editoriale. Così abbiamo deciso di pubblicarlo e ne è venuto fuori il primo libro che è uscito nel 2009, a Dicembre. Ricordo che ero terrorizzato dalle presentazioni in pubblico. Così, quando Paolo mi organizzò la “prima” in biblioteca a Senigallia, me la facevo sotto dalla paura. Però Paolo è stato bravo ad infondermi sicurezza e così abbiamo iniziato a fare presentazioni. Ora non temo più il pubblico, anzi mi diverte la dimensione della presentazione. Dopo il primo libro ho ripreso a scrivere. Non avevo raccontato tutto e nel frattempo ero cresciuto come uomo e come autore. Sentivo l’esigenza di raccontare altre cose, più personali. Se nel primo libro c’era un percorso che io avevo metaforicamente definito dall’inferno al paradiso, nel secondo libro analizzavo un percorso più personale. Quindi valutavo questo lavoro personalmente, mi mettevo in discussione. E il viaggio è divenuto un altro; dal dannato al santo. E naturalmente io ero il dannato che cercava disperatamente di diventare un santo. Un santo laico ovviamente. Questo devi scriverlo. Io non credo tanto nella santità, ma nell’uomo si. Con il secondo libro sto cercando di diventare un Uomo. Ecco, forse le differenze tra i due libri sono queste. Il primo è più diretto, scanzonato, imperfetto. E’ un viaggio leggero attraverso il mondo, il secondo libro è un viaggio dentro l’Uomo.

La tematica del viaggio è un archetipo ricorrente nei tuoi scritti? Quanto hanno contato le tue esperienze on the road in giro per il mondo?
Sicuramente, come ho accennato prima, la mia esperienza di viaggiatore mi ha toccato molto e a contribuito a fare di me una persona attenta alle tematiche sociali, economiche ed energetiche. Sono da sempre attento all’uso delle risorse energetiche, alimentari, allo spreco dell’acqua e del tempo che viviamo. Proprio viaggiando ho capito tante cose, ad esempio come può essere bellissima la vita anche senza tante di quelle cose che abbiamo nei paesi occidentali. Mi rifaccio alle tematiche della globalizzazione e dello spreco delle risorse per produrre cose che non ci servono. Vorrei che il mondo andasse in una direzione più semplice, fatta di valori veri e meno cose, meno oggetti, meno lavoro e meno spreco. Consumiamo troppo, lavoriamo troppo e godiamo troppo poco della natura che ci circonda, così meravigliosa e perfetta. Dovremmo fare come i nativi americani, come gli abitanti delle foreste ed avere più rispetto per la natura che ci circonda, più rispetto per i nostri simili, per gli anziani e sfruttare meno il pianeta che ci ospita. Viaggiare mi ha messo a disposizione un libro meraviglioso, il libro della Vita e da questo viaggiare ho imparato tante cose. Il rispetto per l’Uomo, il sapermi accontentare di poco, di una passeggiata in riva all’oceano, un buon frutto fresco, il silenzio. Ecco, dovremmo fare dei passi verso la semplicità e non tanto verso la tecnologia a tutti i costi. Dovremmo semplificarci la vita.

Come mai la scelta stilistica di raccontare tutto in prima persona? Non credi che alla lunga possa essere un limite?
Sicuramente è un limite, lo riconosco. Ma siccome sono una persona sincera, posso dirti che mi riesce di scrivere solo così e non posso forzare la mia natura. Mi piacerebbe scrivere un romanzo, qualcosa di divertente. Ho in progetto di scrivere qualcosa per il teatro, ma non so se ci riuscirò. Probabilmente hai ragione tu, è un limite e non tanto una scelta. Per ora cerco di viverla come un’opportunità.

Ti cito, hai scritto: “Solo attraverso l’arte e la cultura si capisce il livello qualitativo di una società“. Quale è la tua opinione sulla scena letteraria odierna?
Beh, basta entrare in libreria e ti rendi conto della scena che ci si para davanti. Così come quando accendi la TV. La scena letteraria moderna è dettata esclusivamente dall’aspetto economico e quando si vive l’arte come una forma di business, non rimane nulla di vero. L’arte di per sè passa in secondo piano. Oggi in Italia vengono pubblicati una media di 174 libri al giorno. Ti sembra normale? Quanti autori scrivono solo per passione e quanto invece c’è di marketing? Io scrivo per passione sapendo che non diventerò mai ricco con i libri. Magari potrò pagarmi il biglietto aereo per un viaggio e nulla più. La maggior parte di quello che esce in libreria è spazzatura, non c’è anima. Sono prodotti preconfezionati che devono vendere per ottenere un lauto guadagno da parte degli editori. In TV accade lo stesso. Si fanno format per vendere pubblicità e diritti televisivi. La qualità sembra non essere più fondamentale ed è un peccato. Una società migliora se l’arte che rappresenta è intesa nel suo valore più alto.

In base alla tua esperienza, che consigli ti senti di dare a chi, come te, vorrebbe intraprendere la carriera dello scrittore?
Mah, intanto direi la cosa più ovvia. Scrivete, scrivete, scrivete. Io scrivo perché non posso farne a meno. Soltanto successivamente mi curo dell’aspetto pratico e mi domando se quello che ho scritto potrà diventare un libro. Oltretutto non lo decido io da solo. Se non sei supportato da una casa editrice, non vai da nessuna parte. Adesso sto promuovendo “Appunti di una vita disordinata”, lo dico per correttezza d’informazione. Sarà disponibile in tutta Italia dal 16 gennaio e mai avrei immaginato questo. Ci tengo a dirlo perché credo sia un lavoro onesto e piacevole. Ho già ricevuto buone critiche e diversi articoli sui giornali locali. Mi auguro che venga letto anche fuori dalle Marche e dal contesto provinciale. E’ un libro attento alle tematiche sociali. A Senigallia lo trovate già in tutte le librerie. Non ho particolari consigli da dare a chi voglia intraprendere questo percorso. Lasciatevi guidare dall’emozione e dall’istinto. Qualcosa alla fine succede sempre.

A quando il tuo prossimo libro?
In questi giorni di malattia (una semplice influenza) sto scrivendo molto, ho già raggiunto le 33.000 nuove parole, quasi cento pagine. Non so se avrò il coraggio e la forza di pubblicare quello che sto scrivendo. E’ un lavoro intimo. Vediamo che succede. Per il momento continuo a scrivere. Ma mi preme molto per ora pubblicizzare il mio “Appunti di una vita disordinata”. E’ la mia ultima fatica e ci credo molto. Chiunque lo leggerà potrà trovarci pezzi della propria vita. Io, sono rintracciabile su fb, per email (robyonekenoby66@libero.it) e se qualcuno vorrà scambiare due parole con me in merito al mio libro o ad altre cose, sarò ben felice di farlo. Del resto, scrivere e fare presentazioni, è un modo per mettersi in gioco. Io sono pronto al dialogo e allo scambio emozionale. Chi di voi volesse farlo sarà bene accetto.

Commenti
Ci sono 2 commenti
Boris 2013-01-14 10:04:05
Penso sia un libro veramente valido! Aspetto con ansia l'uscita per poterlo comprare!
Luana 2013-01-14 12:03:16
Letto e riletto. Lo consiglio. Per viaggiare nei posti in cui non si è ancora stati o per ripercorrere le tappe di qualche strada già battuta...
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