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Senigallia, petizione al comune del comitato su invasi di Brugnetto e variante arceviese

"Gli interventi non creino nuovi gravi problemi o pericolosità agli abitanti dell'area interessata"

Modifiche territoriali al Brugnetto di Senigallia

Il Comitato a difesa del territorio dell’Area agricola di compensazione idrica località Brugnetto e variante dell’Arceviese ha presentato una petizione al  Comune di Senigallia riguardante gli elementi più critici  in progetto sulla zona del Brugnetto, in particolare sugli invasi, ovvero le aree dove possa defluire l’acqua del fiume Misa in situazione di piena, per salvare la città di Senigallia da inondazioni.

Il comitato chiede che gli interventi, oltre ad essere veramente efficaci, siano il meno impattanti dal punto di vista dell’ambiente ma sopratutto non creino nuovi gravi problemi o pericolosità agli abitanti dell’area interessata.

Di seguito il testo integrale della petizione contenente proposte, critiche e delucidazioni.

Il comitato, in diverse occasioni, in maniera propositiva, ha cercato di far comprendere a politici, amministratori, tecnici le proprie ragioni e elementi importanti di criticità del progetto.
Ritiene inoltre che gli invasi (aree dove possa defluire l’acqua del fiume Misa in situazione di piena, per salvare la città di Senigallia da inondazioni) siano una giusta soluzione a patto che:

siano veramente efficaci;
siano il meno impattante dal punto di vista dell’ambiente;
non creino nuovi gravi problemi o pericolosità agli abitanti dell’area interessata.
Inoltre esprime la propria contrarietà per l’ ultima modifica della variante dell’Arceviese con occupazione ulteriore di suolo agricolo, e frammentazione delle piccole proprietà che attraversa.

Inoltre esprime la propria contrarietà per l’ ultima modifica della variante dell’Arceviese con occupazione ulteriore di suolo agricolo, e frammentazione delle piccole proprietà che attraversa.

Il nostro scopo è quello di informare e far riflettere su interventi così importanti con un’assunzione piena di tutte le responsabilità per il presente e soprattutto per il futuro qualora interventi di questo tipo provochino tragedie e enormi danni all’ambiente, cose e persone (come le recenti cronache nazionali hanno messo in luce).

Elementi di storia del progetto

Ritorniamo a parlare degli “invasi” da realizzare a Brugnetto e non solo di invasi.
Dal 1982 si parla, si progetta, si spendono soldi pubblici per questa opera; circa 15 anni fa è nato questo comitato allo scopo di vigilare su quest’opera che davvero ha ormai tempi “biblici”.
Siamo riusciti, quando quasi la totalità delle forze politiche era favorevole o latitante, a bloccare il primo progetto di quest’opera: faraonica, con impatto ambientale devastante, con costi astronomici (circa 16 miliardi di vecchie lire), non risolutiva del problema, estremamente penalizzante per le proprietà interessate dall’opera.
Un impegno economico considerevole per i ricorrenti con ricorsi al TAR, al Tribunale delle acque ecc.,
Uno degli elementi critici era ed è l’aver scelto un’area molto antropizzata il che crea molti problemi.
Questo nuovo progetto ricalca quello vecchio nell’ubicazione con un costo complessivo di oltre 5 milioni di euro (per l’esattezza 5.271.057,46 euro). Si diminuisce l’ampiezza dell’area (già piccola per le esigenze e dovrebbe far riflettere che all’origine le aree interessate dagli invasi erano 5, poi 3, con un’estensione pari a oltre tre volte quella attuale) progettando un argine intorno a diversi fabbricati per evitarne l’esproprio e facendoli rimanere esterni all’invaso; ciò, oltre a ridurne la capienza crea problemi per il deflusso delle acque; introduce elementi consistenti di pericolosità.
Quest’area, terreno agricolo di alta qualità, è stata interessata alla costruzione dell’impianto della fertirrigazione, del metanodotto, dei futuri invasi e del nuovo progetto di variante dell’Arceviese.
A noi sembra una concentrazione eccessiva di opere sullo stesso ambito e ne dimostra il disinvolto consumo del territorio.

Proposte alternative, criticità, suggerimenti

Aspetti di carattere generale
1) possibilità di progettare opere meno invasive: casse di espansione a schiera più piccole lungo l’asse fluviale da utilizzare, di volta in volta, secondo le necessità;
2) individuazione di siti alternativi (Il sito n. 2 quello in località Cannella-Vallone, parco tra Brugnetto e Passo Ripe sottostante la Villa Conti Augusti-Castracane, area lato Bettolelle Casine risultano, meno impattanti, in un ambito meno antropizzato, sicuramente meno costosi);

Aspetti tecnici
1) la pericolosità determinata dai fossi a monte e a valle (fosso dei Granci e Fosso del Giannino o Fosso del Sambuco) dell’opera che, di solito, nella situazione di piogge copiose, esondano. I nuovi argini faranno da barriera mettendo a rischio le abitazioni cose e abitanti.
Per precisare ulteriormente.
A monte il deflusso delle acque nel vallato sarà interrotto da portelle nel punto di intersezione con la vasca per cui tutte le acque del fosso dei Granci e le acque di scolo dei campi a monte si riversereranno nell’area sottostante con l’allagamento dei campi e soprattutto delle abitazioni. A causa della mancanza di dislivello non sarà possibile convogliare le acque verso il fiume in prossimità del Ponte delle Bettolelle; inoltre il Fosso del Giannino (o Fosso del Sambuco), che in quasi tutte le situazioni di precipitazioni copiose rompe gli argini ed invade terreni e case circostanti, qualora incontrerà i nuovi argini degli invasi invaderà in maniera più pericolosa le case e i terreni: sono a rischio il nuovo insediamento in prossimità della Corinaldese e le abitazioni rurali sottostanti.
Il progetto non prevede soluzione a questi problemi.
2) la pericolosità determinata dallo stringimento e innalzamento dell’alveo in corrispondenza della presa per il deflusso delle acque nella cassa di espansione che determinerà un innalzamento del livello dell’acqua a monte della presa con possibili rotture e esondazioni a monte dell’opera in questione (fragilità degli argini sia lato destro che lato sinistro, gallerie prodotte da animali selvatici volpi, tassi, istrici), pericolosità dunque, per le abitazioni interessate e per le frazioni di Brugnetto e Bettolelle (tanto è, che nel vecchio progetto, per le situazioni sopra indicate, la pericolosità era stata evidenziata nelle aree subito a monte della vasca di espansione; infatti era prevista una pompa idrovora per immettere l’acqua esterna all’invaso, all’interno dell’alveo fluviale).

Aspetti tecnici di carattere paesaggistico e uso del territorio
Non è vero che l’opera non abbia un impatto ambientale forte: la costruzione di diversi manufatti in cemento, la scelta di arginature intorno alle abitazioni e l’esproprio e quindi il deperimento e inevitabile demolizione di due edifici rurali interessanti da un punto di vista storico e culturale, sono sicuramente un dato significativo di impatto ambientale.
Verrà praticato un restringimento dell’alveo del fiume con relativo innalzamento del ponte che collega la frazione di Brugnetto e Bettolelle.
Altresì, sempre nell’area degli invasi (riducendone considerevolmente l’ampiezza), dovrà passare una ulteriore variante dell’Arceviese, con ulteriore consumo del territorio e impatto ambientale forte.

Aspetti riguardanti le abitazioni e le imprese agricole
1) la costruzione di argini in prossimità delle case produrrà un ristagno di acqua delle normali precipitazioni. Nelle aree esterne alla cassa di espansione dove sono presenti diversi fabbricati, non è possibile il deflusso delle acque piovane: l’arginatura dell’‘invaso interrompe lo spontaneo flusso verso fondo valle;
2) la rampa per mezzi agricoli dovrà essere passaggio unico e obbligato, per ben 5 proprietà obbligando il singolo coltivatore, per accedere alle proprietà all’interno dell’invaso, al passaggio su proprietà private.
3) modifica del microclima per le abitazioni in prossimità dei nuovi argini.

Aspetti economici a carico dei privati
Dall’opera a regime, i proprietari delle aree interessate all’invaso avranno danni materiali, diminuzione del valore dei terreni e fabbricati, limitazione del diritto d’impresa.
Negli incontri avuti tra i privati e l’amministrazione provinciale è emerso un altro dato di ingiustizia: i piccoli proprietari, che da trenta anni vivono con una spada di Damocle per questo annunciato intervento sulle aree di proprietà, si vedono degli “indennizzi” irrisori: una tantum (poche migliaia di euro a ettaro a scalare per le aree più lontane dalla bocca dell’invaso) per la servitù e tutti i danni derivati dal riempimento della vasca dell’invaso dal completamento dell’opera fino alla fine dei tempi.
Tenuto conto che con l’attuazione dell’opera l’allagamento dell’area sarà di molto più frequente di quella ipotizzata (negli ultimi 15 mesi ci sarebbero state già due inondamenti dell’area dell’invaso e non ogni 30 o 50 anni come previsto nel progetto) i danni sarebbero tanti e frequenti limitando e rendendo la coltivazione di buona parte dell’area antieconomica.
In quest’area, con vocazione alle coltivazioni intensive (ortaggi in particolare), non sarà possibile impiantare serre, né la continuazione di produzioni biologiche: ad ogni occupazione delle acque sui terreni interni alla vasca, oltre i danni causati dai depositi solidi (rifiuti, ramaglie, ghiaia, limo ecc… ) si avranno anche concentramento di sostanze inquinanti e sarà necessario un periodo di 3 anni per riconvertire di nuovo l’area a biologico (la proposta di una tantum per i danni di tutti gli anni a venire è irricevibile).

Dopo tutte le nostre prese di posizione e battaglie, atte soprattutto a migliorare le cose, a noi, che siamo esterni alla gestione amministrativa del territorio, ma siamo quelli che lo abitano, ci lavorano, ci vivono, non sembra corretto considerare le nostre osservazioni sui problemi del territorio ( è successo in più occasioni), come insignificanti, come strumentali o come difesa di soli interessi individuali.

Ci sembra altresì sbagliato quando le istituzioni ed enti preposti si presentano nei confronti dei cittadini o parte di essi, più come nemici che come espressione di salvaguardia del bene comune. Questo, quando le scelte vengono imposte in maniera “autoritaria” e non cercando con i cittadini un incontro per migliorare le cose e superare i problemi.

Sempre nel nostro territorio, ricordiamo tra gli altri, un intervento molto costoso (circa 8 miliardi delle vecchie lire), sbagliato, che ha procurato danni e non è entrato mai in funzione: l’impianto della FERTIRRIGAZIONE che andava dal depuratore e, guarda caso, fino all’area interessata dal progetto degli invasi di Brugnetto.
Ci viene anche il sospetto che opere di questo tipo servono interessi particolari più che quelli generali. Fertirrigazione docet.

da

Il “Comitato a difesa del territorio
Area agricola di compensazione idrica località Brugnetto
e variante dell’Arceviese”
Commenti
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