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Senigallia – Francia andata e ritorno: intervista alla band musicale Havona

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havona liveSono in parecchi a sostenere che in Italia, oggi, sia difficile fare musica, soprattutto se si tratta di musica di qualità. Gli Havona sono la prova tangibile che ciò è ancora possibile.
Un tour in Francia appena concluso, il secondo disco (in due anni) in rampa di lancio e un numero imprecisato di serata live in tutti i club più famosi della penisola.

E’ questo il biglietto da visita della band tra Senigallia e Pesaro formata da quattro eclettici e giovani musicisti: Paolo Sorci (chitarra), Eduardo Javier Maffei (sassofoni, Ewi), Filippo Macchiarelli (basso) e Luca Luzi (batteria). Il gruppo che, a partire dal nome, si ispira ai Weather Report, affonda le sue radici ad una matrice blues rock (vedi alla voce "Scott Henderson, Frank Zappa e Marcus Miller) per poi sfociare in una autonomia compositiva sempre più jazz-funky. Si chiama invece Terminal 3 la loro ultima fatica discografica che ha visto la luce appena due settimane orsono.

Ecco l’intervista che ci ha gentilmente concesso Paolo Sorci, un dei "padri fondatori" della band.

Come nasce il progetto Havona?

Gli Havona nascono da Paolo Sorci, Luca Luzi e Filippo Macchiarelli: ore e ore di prove, sin da ragazzini, sognando di essere su un palco insieme a Frank Zappa, Scott Henderson, Led Zeppelin, King Crimson….Lentamente ci siamo interessati alla musica fusion e al jazz elettrico, mantenendo invariato l’approccio alla musica, cercando contemporaneamente di comporre qualcosa di originale, passando ognuno attraverso la propria esperienza. La composizione per noi è un fattore molto personale, difficilmente componiamo insieme e ognuno di noi ha approcci e risultati diversi quando scrive un brano. Forse proprio per questo i nostri lavori hanno molte influenze e sonorità diverse. Nel cammino si è unito a noi Eduardo Javier Maffei, sassofonista aperto musicalmente e abbastanza pazzo da credere in noi… Abbiamo suonato tanto insieme, arrangiando di tutto, tanti brani provenienti dai più svariati generi musicali, pensando che tutto fosse Musica, con la M maiuscola, non considerando il jazz l‘unica forma di espressione possibile… D’altronde, siamo e rimarremo sempre dei rockettari!

Dicevamo Jazz, un genere musicale spesso etichettato come musica di nicchia; non è una scelta quanto meno ardita per un gruppo che cerca di ritagliarsi un posto al sole nel panorama musicale nazionale?

La nostra scelta è sicuramente controcorrente, almeno nel panorama italiano: non siamo un gruppo pop, non abbiamo brani cantati o un frontman: d’altra parte non siamo un gruppo jazz canonico, non utilizziamo quel linguaggio, o almeno non solo quello… il nostro è un vero e proprio gruppo fusion, termine che indicava negli anni ‘70 e ‘80 la fusione tra armonie jazz, strumentazione e sonorità elettriche più moderne. Non a caso il nostro nome, Havona, è dedicato ad un brano degli Weather Report, la prima e più famosa band fusion: brano scritto da Jaco Pastorius, incredibile bassista, direi quasi il Jimi Hendrix del basso elettrico, che ha fatto della fusione tra stili e repertori la sua forza espressiva… tutto per lui era musica! Diciamo che oggi sicuramente la musica jazz offre tantissime possibilità diverse, soprattutto con la fruizione via web: questo può essere importante per un gruppo come il nostro, così poco catalogabile…. È più facile confrontarsi e sapere se le nostre idee sono veramente originali e "vendibili". La difficoltà   appunto quella di darsi una definizione: per anni siamo stati considerati un gruppo funky,  oi un gruppo fusion, poi una band di jazz moderno: personalmente sono un pochino allergico a certe cose: come diceva il caro Frank Zappa: "parlare di musica è come  allare di architettura!". Preferisco suonare la mia musica pensando che chi la ascolta la percepisca come musica e basta, non amo le definizioni.

Jazz, fusion Funky e via discorrendo: qual’ è la situazione attuale di questo particolare filone musicale? Sta cambiando la percezione generale da parte del pubblico? C’è più consapevolezza o semplicemente si va ad un concerto jazz perché …fa tanto "cool"?

Penso che il 75% delle persone che va ad un concerto non sa ciò che sta ascoltando:  vedo gente che dorme appena entra a teatro in un concerto di classica; molti
partono da casa solo se sanno che lì c’è un certo tipo di musica, nei locali trovi solo cover band di 3 o 4 artisti e se fai altro la gente neanche ti ascolta… diciamo che il pubblico è molto prevenuto in Italia, non c’è una cultura legata all’ascolto e, cosa ben più grave, non c’è curiosità per il nuovo, a meno che a proporlo non siano sempre i soliti musicisti già famosi e che godono di un pubblico decennale… Il discorso è lungo e complesso, non sono un sociologo ma diciamo che ormai so che la scelta intrapresa è dura e sarà difficile che la gente ci riconosca per la nostra musica, noi intanto ci proviamo…


Si può vivere di musica in Italia oggi?

Di musica si può vivere: insegnando, suonando in situazioni più o meno accattivanti  o coinvolgenti: si sa, quando si fa di una passione un lavoro si devono accettarne anche i lati negativi. Diciamo che solo pochi riescono a sopravvivere di sola musica, non affiancando altre attività ad essa collegate, come l’insegnamento. Solo i grandi in Italia  ossono farlo, ma non ne sono neanche tanto sicuro… Il jazz è la strada più difficile e meno remunerativa ovviamente, ma ormai penso che nella mia vita se non è difficile non è bello…. Ci faccio quasi apposta!!

Tornate or ora da una esperienza di tournèe in Francia? Quali sono le principali
differenze emerse?

L’organizzazione e la serietà: in tutti i locali in cui abbiamo suonato strumentazione,  tempistiche e burocrazia erano curate al 100%, con una divisione dei compiti che
rendeva tutto più facile. Ogni locale aveva un fonico, una persona che si occupava degli aspetti contrattuali e altri che si occupavano della pubblicità… da noi di solito fa tutto il  gestore. Solo in alcune grandi realtà c’è una divisione così netta dei ruoli ma
io in Italia ho incontrato raramente tanta serietà e precisione…

Come viene intesa la figura del musicista fuori dai confini italiani?

La gente ti considera un musicista e apprezza il fatto che tu produca qualcosa con
la tua musica: ho spesso provato la sensazione che stessi trasmettendo qualcosa a
chi mi ascoltava, forse perché ho avuto occasione di suonare in locali in cui il jazz si
suona da anni tutte le sere e la gente è educata e pronta ad ascoltarti. Chi va in quel
locale sa cosa troverà…

Terminal 3 ha appena visto la luce; il secondo lavoro in studio in due anni, cos’è
cambiato in questo lasso di tempo?

havona cdSiamo cresciuti molto musicalmente e abbiamo imparato ad avere meno paura  di noi stessi, ci siamo lasciati andare un po’di più, senza pensare troppo a cosa avrebbe pensato chi avesse ascoltato il nostro lavoro, siamo noi al 100%. Terminal 3 è un viaggio in cui c’è molto delle nostre radici, ma anche molta voglia di staccarsi da esse. Ecco perché il disco si apre con Havona degli Weather Report (da dove veniamo) e conclude con Terminal 3, la traccia più particolare e originale a mio avviso, che indica dove vogliamo andare (artisticamente parlando). Infatti non è un caso che la copertina del disco ci ritragga nel terminal di un aeroporto… Soprattutto, ci tengo a ringraziare chi, in questi due anni, ha creduto in noi e ci ha dato una grossa spinta musicale e umana: parlo  di Gianni Giudici, vera leggenda del jazz italiano, il padrino dell’organo Hammond, come lo ha definito un’importante rivista musicale pochi mesi fa’. Collaborare con un musicista  così importante ed esperto ci ha permesso di incidere due dischi in due anni, facendoci crescere. Vorrei ricordare che due delle composizioni originali del nuovo disco sono a  suo nome ("Female" e "Bobo Tobo"), questo dimostra quanta fiducia ci abbia concesso e  quanto abbia contribuito al progetto. Inoltre abbiamo avuto l’onore e il piacere di condividere il palco e suonare con musicisti del calibro di Flavio Boltro (grande trombettista italiano) e la cantante Joyce Jouille, oppure suonare in palchi prestigiosi come quello del Mediterraneo Jazz Festival all’isola d’Elba o del Baiser Salé a Parigi.

Com’ è cambiato il mercato musicale italiano? Quali canali avete scelto per
distribuire la vostra ultima fatica?

Il mercato musicale italiano, o quello che ne rimane, è in una situazione di evoluzione estrema. La gente non compra più i dischi, lo sappiamo tutti, ma predilige un consumo più multimediale. Bisogna essere attivi soprattutto utilizzando mezzi come Youtube, iTunes o siti web,colgo l’occasione per ricordare il nostro www.havona.it. Un mercato così libero riduce le possibilità di guadagno con la vendita che viene effettuata durante i live, però apre scenari nuovi per il concetto di "consumo della musica": chi ha l’idea più originale o accattivante prevale anche su chi qualitativamente è migliore. Per cui un gruppo giovane o poco famoso come il nostro deve sfruttare a pieno tutte le possibilità: abbiamo un canale Youtube, una pagina Facebook … e soprattutto deve essere seguito da persone che non abbiano paura di sperimentare. Fortunatamente sin dal primo disco siamo seguiti e supportati da Francesco Sardella e Roberto Belelli che, insieme, hanno creato l’etichetta Rara Records (www.rara.it, ndr) che ci ha prodotto sin dal 2010. Noi Havona siamo solo uno dei gruppi seguiti dalla Rara e tutti i progetti registrati sotto questa
etichetta sono estremamente originali, idee o produzioni legate alla world music o alla fusione di stili. Persone che ancora credono all’originalità o hanno il coraggio di investire in progetti nuovi sono poche al giorno d’oggi e mi sento di ringraziarli a nome di tutto il gruppo. Inoltre ci hanno dato la possibilità di registrare con dei musicisti d’eccezione apparsi sull’album come special guests: Luca Mattioni alle percussioni, Massimo Morganti al trombone e Daniele Di Gregorio a vibrafono e marimba. Tutti musicisti dal curriculum eccezionale e persone disponibilissime! Ricordo www.havona.it oppure la nostra pagina facebook "Havona Funky Fusion". Il disco è in vendita mandando una richiesta via email a info@havona.it oppure sul nostro sito, oltre che nelle principali piattaforme digitali quali iTunes, Amazon, Believe
.

di Lorenzo Ceccarelli

Lorenzo Ceccarelli
Pubblicato Lunedì 31 ottobre, 2011 
alle ore 16:27
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Commenti
Ci sono 2 commenti
ciccio 2011-11-01 00:12:44
Vai ragazzi!
Bravi ragazzi, continuate così! Vi ho visto dal vivo e spaccate! spero di rivedervi presto! e intanto ordino il cd!!! buona musica!
giusy 2011-11-01 22:34:08
Vi vogliamo in concerto da queste parti!!!!
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