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Un amico di Senigallia ci ha lasciato

II ricordo a caldo di un amico ed estimatore, appena appresa la notizia della sua scomparsa.

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E’ scomparso Marcello Camilucci eclettico autore che nella sua lunga militanza letteraria si è cimentato in tutti i generi che l’esercizio della letteratura offre. Ha esordito nel 1960 con La Casa, due racconti che oscillano tra sogno e realtà nell’esaminare i mali metafisici che affliggono la nostra società. Nell’attenta e profonda analisi della vita Camilucci mette in risalto il fatto che l’uomo non può soffermarsi soltanto sugli aspetti materiali, ma ha bisogno di essere guidato nelle sue azioni da una forte esigenza etica e spirituale. Ha continuato nel campo della narrativa con / giochi dei morti(1968), Ne angelo ne bestia(1969), La Vacanza (1975) La leggenda del grande contestatore (1988) fino all’ultimo Della Preghiera (1998). Tra le raccolte di poesia segnaliamo: Tra il fuoco e la luce (1970), // bambino antico (1977), Ragionevoli follie (1979), La marea e il ciclo (1982), La cantilena dell’omo selvatico (1997).
Conglobando il suo eclettismo Marcello Camilucci ha anche collaborato alla terza pagina di parecchi quotidiani ed ha diretto, prima con Adriano Grande, poi da solo, Persona, un mensile di Letteratura Arte e Costume degli anni Sessanta e Settanta. Pur vecchio e malato ha continuato fino all’ultimo ad occuparsi di questioni letterarie al servizio ‘nell’umiltà e nella consapevolezza dell’umana insufficienza, dell’inermità umana all’alto, al sublime, ma anche la fierezza di un destino, la coscienza di una vocazione, della fedeltà ad un appello che giunge d’aldilà del tempo e della storia’.
Fiero di essere marchigiano aveva rivolto il suo impegno a Senigallia facendo parte fin dall’inizio prima come membro poi come presidente della giuria del Concorso Nazionale di poesia ‘Spiaggia di Velluto Senigallia’, carica che aveva dovuto abbandonare a causa del male. Annunciandomi che non avrebbe potuto incontrarmi nella ‘prossima occasione del Premio’ mi comunicava che ‘sono due mesi che non esco di casa ed ormai mi possono essere compagne solo la memoria e la preghiera’ (Lettera del 31 luglio 1998). Mi è caro chiudere con il Congedo da lui scritto: ‘nell’aurora del mio ottantacinquesimo anno di vita’ e pubblicato ne II piccolo rosario laico:

Poi che sei giunto all’ultimo grano il rosario ti scivola lento dalle dita e cadi nel dolce torpore della visione:
ogni parola che hai consumato si converte in una piccola icona di luce radiante nel cui cuore una goccia dorata di gioia fonde entro una stilla di sangue rovente.
E’ la scrittura che ti svela il mistero sempre sfuggente all’uomo che e nel poeta:
la folgore che genera sull’albero antico della vita la melograna profumata della gloria senza fine e misura.

Circolo di Iniziativa Culturale Sestante
Pubblicato Giovedì 7 agosto, 2003 
alle ore 8:29
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