Denunciato da Pizzi per diffamazione, il giudice proscioglie Mangialardi
Il Vicesindaco della giunta Olivetti di Senigallia aveva querelato il Consigliere Regionale chiedendo 25mila euro di risarcimento

Il giudice del Tribunale di Ancona mi ha prosciolto oggi dalle accuse di diffamazione mosse dal vicesindaco della Giunta Olivetti Riccardo Pizzi.
Il lungo e incerto iter per arrivare a questo esito ha comportato sofferenze e preoccupazioni, oltre a un notevole spreco di tempo, energie e denaro per il sistema giudiziario. Sorprendente e paradossale il solo fatto che la procura abbia chiesto il rinvio a giudizio in una vicenda che appariva come chiarissima sin dall’inizio.
Non contento di aver organizzato un party durante il COVID, disattendendo tutte le normative volte a tutelare la salute pubblica durante la pandemia, Pizzi ha pensato bene di denunciarmi per il solo fatto di aver evidenziato il tema.
Ha denunciato solo me, nonostante l’accaduto fosse stato giustamente denunciato a mezzo stampa da tanti altri autorevoli esponenti politici.
Per un comunicato dai toni fermi ma assolutamente non offensivi, Pizzi mi ha richiesto 25 mila euro di risarcimento. Sarei stato disponibile a chiudere questa vicenda imbarazzante con una stretta di mano, sarebbe stato già solo questo un onore per un querelante che si atteggia a danneggiato ma è in realtà l’autore di un reato.
Si è trattata dell’ennesima vicenda giudiziaria che mi ha riguardato in prima persona senza alcun fondamento in miei presunti e inesistenti illeciti, legata semplicemente (questa come altre) ai fallimenti di una mediocre politica locale (ben descritta da Leonardo Sciascia ne “Il Giorno della civetta”) tanto incapace di amministrare quanto livorosa nel perseguire percorsi giudiziari volti semplicemente a screditare immotivatamente.
Voglio ringraziare lo studio legale Magistrelli che mi assiste con competenza e dedizione, oltre che attraverso rassicurazioni che mi hanno permesso di giungere con serenità al risultato atteso e di cui mi sento profondamente soddisfatto.
Maurizio Mangialardi
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