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Bella festa per i 100 anni del riconoscimento della capacità giuridica della donna

Il bilancio dell'Associazione di Storia Contemporanea, che guarda intanto ai progetti futuri

Maria Rita Galeazzi e Alessandro D'Alessandro

È stata una bella e partecipata festa, con gli opportuni momenti di riflessione e dialogo. Tantissime donne hanno gremito, mercoledì sera, 16 luglio, centenario della legge n. 1176 del 17 luglio 1919 che ha riconosciuto la capacità giuridica della donna, il Ristopub “Alter ego” dove l’Associazione di Storia Contemporanea aveva organizzato il secondo dei tre appuntamenti per ricordare, non già celebrare, la normativa che ha concesso alle italiane la possibilità di entrare stabilmente nel mondo del lavoro.

Certo, furono al tempo statuite delle eccezioni da parte dei giuristi. Ma quando mai è avvenuto il contrario nella storia del nostro Paese, soprattutto per quanto concerne le donne? Quando il 31 gennaio 1945 venne emanato il decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (Decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n. 23) dalla Presidenza del Consiglio dei ministri retta da Ivanoe Bonomi, ci si dimenticò del voto passivo, cioè del fatto che le donne oltre che eleggere potevano anche essere elette e si dovette rimediare l’anno successivo col decreto n. 74 del 10 marzo 1946.

Ma torniamo alla serata cui hanno partecipato donne rappresentative del nostro territorio (la senatrice Silvana Amati, l’assessora Ilaria Ramazzotti, la presidente del Consiglio delle Donne, Michela Gambelli) e altre giunte da città più o meno vicine (folta la rappresentanza jesina, con diverse socie del Soroptimist).

Tra una portata e l’altra, socie e soci ASC hanno ricordato i motivi di questo centenario: Monica Diambra si è intrattenuta sui personaggi lombardi che si sono battuti in favore dell’emancipazione femminile; Federica Mencarelli sulla vivacità del femminismo nazionale nei primi due decenni del Novecento; Giorgia Paparelli sulla personalità di Elisa Comani, la prima avvocata della storia italiana, bergamasca ma trapiantata nelle Marche, iscritta il 10 agosto 1919 all’albo dei procuratori di Ancona; Michele Servadio su Lodovico Mortara, l’insigne giurista che ha legato il suo nome a due momenti-cardine dell’emancipazione femminile.

Ha chiuso la serata la prof.ssa Lidia Pupilli, direttrice scientifica dell’Associazione, che ha ricordato come quest’ultima negli ultimi anni abbia recuperato numerose storie al femminile dimenticate, le abbia rese oggetto di una ricostruzione storico-scientifica e le abbia divulgate in Italia e all’estero.

Per inciso, il libro “Il diritto di decidere” (Ed. Zefiro, 2019), realizzzato dall’ASC per l’occasione, è andato letteralmente a ruba e si sta progettando una ristampa a breve.

Infine sono stati premiati con una targa-ricordo per la loro fedeltà alle iniziative associative i due soci, e coniugi, Maria Rita Galeazzi e Alessandro D’Alessandro (nella foto).

La serata ha prestato il fianco anche a tanti progetti e sinergie che saranno sviluppati a partire dal prossimo autunno.

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