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“Palazzo Gherardi di Senigallia: un futuro come tempio della musica?”

"Restaurarlo per farne una scuola richiederebbe sforzi enormi. Affascinerebbe un conservatorio, oltre a un museo scientifico"

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Veduta del Palazzo Gherardi di Senigallia

La recente ispezione del consigliere Paradisi presso il mezzanino del Palazzo Gherardi di Senigallia, volta ad accertare lo stato di conservazione del Gabinetto Scientifico ivi contenuto e di proprietà del Liceo Classico ‘G. Perticari’ (la fabbrica del palazzo è, invece, di proprietà comunale), pone nuovamente i senigalliesi di fronte alla propria coscienza e ad un legato tanto munifico quanto impegnativo.

Come si sa, il Comune di Senigallia entra in possesso di Palazzo Gherardi – uno degli immobili più imponenti della cittadina, – nella seconda metà del diciannovesimo secolo ed a seguito della prematura scomparsa del contino Folfo, al secolo Adolfo Gherardi-Benigni di Montenovo, eclettico ed irrequieto aristocratico senigalliese che pone come conditio sine qua non al ‘Municipio di Senigallia’ di utilizzare il lascito a vantaggio di ‘quel numero di giovani poveri che stimerà conveniente’ affinché essi ricevano ‘i mezzi di mantenersi in una qualunque delle Scuole Accademiche od Università del Regno per attendervi agli studi di qualunque arte o qualunque scienza eccettuata la Medicina e Chirurgia.

Il contino Folfo esclude i futuri medici perché convinto, in modo un poco infantile, che il suo, di medico, sia all’origine della sua precoce dipartita: dovuta invece, come oggi sappiamo, molto probabilmente a tubercolosi o a ‘mal francese’ ed in ogni modo difficilmente attribuibile al povero dottore.

C’è da dire che il Comune miseno ritenne, dapprincipio, d’utilizzare il Palazzo Gherardi come primaria fonte di reddito, più che per il suo intrinseco valore immobiliare: nacque così l’Albergo Roma, lussuosissimo resort ottocentesco, vestigio d’una Senigallia che il nuovo secolo, ed il terremoto del 1930, avrebbero dovuto infine spazzar via. In seguito nel 1934, si decise, quasi a voler prender in parola il contino, di alloggiare il Regio Liceo Classico ‘G. Perticari’ proprio nel palazzo, così da adempiere in modo persino fisicamente percettibile ai desideri del munifico donatore.

Oggi, trasferito il liceo dopo l’ennesimo terremoto che rendeva l’edificio inagibile, il Palazzo Gherardi rimane chiuso ed in rovina, pur ospitando tuttora il predetto Gabinetto Scientifico, raccolta di strumenti scientifici otto-novecenteschi di pregevole valore storico: da non dimenticare anche, purtroppo, le misteriose sparizioni di arredi e quadri che negli anni hanno martoriato la vetusta struttura. La scorsa estate, in occasione della manifestazione Fosforo – La festa della Scienza, gli studenti del Perticari hanno voluto – con una ingegnosa installazione luminosa, sita all’ingresso del Palazzo, sotto il cammeo benedicente dedicato al contino Adolfo, – ricordare la presenza della antica strumentazione scientifica del vecchio liceo.

Che fare, di questa bellissima e ‘scomoda’ eredità? Tante idee sono state proposte, tra cui quella di un museo della fotografia dedicato al Maestro Giacomelli. Ad esse, umilmente, ne aggiungerei un’altra: mantenere intatta la vocazione caritatevole ed insieme educativa del legato provando, come solo il Comune può fare e ad altissimi livelli, ad interessare il MIUR nella possibilità di convertire il maestoso edificio in Conservatorio di Musica, come istituzione indipendente o, in alternativa, come sede distaccata di un qualche conservatorio limitrofo già esistente.

Palazzo Gherardi, all’epoca Albergo Roma, ospitò ai primi del ‘900 – qualche senigalliese lo ricorderà, – il compositore Pietro Mascagni, in città per rappresentare una sua opera alla Fenice. In questo senso, tale sviluppo potrebbe ricondurci idealmente al glorioso passato di un edificio che avrebbe ancora molto da dare alla città, senza divenire l’ennesimo esempio di qualche avventata speculazione edilizia.

Ma c’è di più. Se, oggi, restaurare il palazzo per farne di nuovo una scuola richiederebbe sforzi enormi ed una ripianificazione per se stessa snaturante, le modalità educative necessarie per costruire un istituto come un conservatorio permetterebbero un restauro soprattutto conservativo, con le aule pensate per classi esigue composte da studenti di numerosi strumenti diversi e l’Aula Magna, assai vasta, immaginabile come Sala dei Concerti (esempi del genere sono comuni in Italia, uno per tutti il Conservatorio ‘Benedetto Marcello’ ospitato nello splendido Palazzo Pisani a Venezia).

Se la riqualificazione della Fenice ha, giocoforza, privato Senigallia di quel circuito lirico che invece sin dal ‘700 era patrimonio locale, un conservatorio potrebbe riportare in città la grande musica, artisti internazionali e insegnanti cosmopoliti nonché – cosa da non trascurare, – un indotto studentesco che andrebbe ad arricchire l’economia cittadina sia sul versante del settore immobiliare che su quello dei consumi.

Si potrebbe adibire il Mezzanino a Museo Scientifico, allocando lì il Gabinetto storico del Perticari e dedicando qualche stanza ad un museo interattivo di Storia Naturale, lasciando il piano superiore del palazzo allo studio della musica e, data la considerevole cubatura dell’edificio, si potrebbero persino trovare alcuni locali da concedere in uso alle svariate associazioni musicali senigalliesi.

Certo, si dirà, si tratta di puro sogno. Epperò se da un lato si rinunciasse a costruire un ‘falso storico’ come la nuova Piazza Simoncelli e dall’altro si riuscissero ad interessare sia fondazioni musicali private che enti come il MIUR ed il MiBACT, il sogno di ascoltare la grande musica classica sul Lungofiume, tra una prova generale di Mozart ed un’aria di Verdi, potrebbe divenire una favolosa realtà.

Gaspare Battistuzzo Cremonini

(UMI – Unione Monarchica Italiana)

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