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Al Gabbiano di Senigallia arrivano “Gli equilibristi” di Ivano De Matteo

Mercoledì 21 novembre terzo appuntamento con la rassegna d'essai. Il regista ospite in sala

Comì di Cucina
Manifesto del film "Gli equilibristi"

Mercoledì 21 novembre terzo appuntamento con la rassegna d’essai al Cinema Gabbiano col film “Gli equilibristi” (100 minuti) di Ivano De Matteo, regista che sarà ospite in sala. Proiezione alle ore 21.15.

Una moglie con le fattezze della Barbora Bobulova di “Immaturi” (2011), una casa in affitto, un’automobile acquistata a rate, un posto di lavoro fisso, un figlio piccolo interpretato da Lupo De Matteo e una figlia ribelle ma simpatica che suona in una rock band e cui concede anima e corpo la Rosabell Laurenti Sellers vista in “Femmine contro maschi” (2010) di Fausto Brizzi.
Cosa accade, però, nel momento in cui il quarantenne Giulio alias Valerio Mastandrea finisce per far scoprire alla compagna il proprio tradimento?

Accade che un uomo, di colpo, si trova a dover assaporare il labile confine tra benessere e povertà, cadendo nella tutt’altro che rassicurante giungla delle occupazioni sottopagate e senza contratto, dell’impossibilità di permettersi un’abitazione e delle dormite in macchina.

Una giungla che, a quanto pare, nell’Italia (e non solo) d’inizio XXI secolo è divenuta l’involucro di non pochi padri separati e, di conseguenza, ridotti sul lastrico. Una giungla che, attraverso la disperata figura di Giulio, viene esplorata su celluloide dall’Ivano De Matteo visto nella serie televisiva “Romanzo criminale” nei panni di Puma, nonché regista de “L’ultimo stadio” (2002) con Giorgio Colangeli e “La bella gente” (2009) con Myriam e Antonio Catania.
Con la risultante di circa cento coinvolgenti minuti di visione che, se in un primo momento, complici le diverse battute e situazioni destinate a strappare risate allo spettatore, non sembrano affatto distaccarsi dal lodevole modo in cui, come di consueto, la Commedia all’italiana rielabora il dramma, finiscono per diventare sempre più duri, tristi e, di conseguenza, sinceri, man mano che si avviano verso l’epilogo.

Apparendo, probabilmente, non troppo distanti dal meno allegro e più amaro cinema di Luigi Comencini… pur lasciando intravedere un barlume di speranza.

 

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