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Il Centro Mazziniano di Senigallia ricorda la Repubblica Romana

Sabato 9 febbraio conferenza di Roberto Cresti sui fatti del 1849

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Repubblica Romana del 1849

In non poche località delle Marche, della Romagna e dell’Italia centrale diverse persone accenderanno questa notte un lumino sul proprio balcone per testimoniare l’arrivo di una luce nuova: è un’antica tradizione che risale all’una di notte dell’8 febbraio 1849 allorché il bolognese Giuseppe Galletti, presidente dell’Assemblea Costituente, eletta a suffragio universale (primo caso della storia italiana) proclamò la Repubblica Romana.

La notizia della nascita del nuovo Stato – il primo laico, democratico e repubblicano della nostra storia – si diffuse velocemente lungo tutta la penisola dove, dopo la fallimentare prova dei Savoia e dei moderati, scoccava l’ora dei democratici: Palermo, Roma, Genova, Venezia, la Toscana e tante altre realtà imboccarono una via democratica e patriottica.

Che non poté essere portata a termine solo per l’isolamento di queste insurrezioni e per il massiccio intervento militare della vecchia Europa reazionaria e legittimista.

Ma il solco, con in testa il leader della democrazia europea Giuseppe Mazzini, era tracciato e da quel momento il corso degli eventi sarebbe cambiato. Per ricordare il 170° anniversario della Repubblica Romana, il Centro Cooperativo Mazziniano “Pensiero e Azione” invita cittadine e cittadini ad ascoltare, sabato 9 febbraio alle ore 18.00 presso la Sala “Chiostergi” del Centro (via Chiostergi 10, II piano), la conferenza del prof. Roberto Cresti (Università di Macerata) sul tema “De Sanctis interprete di Mazzini: l’etica dei valori e il dramma della storia”.

L’evento è valido per il Corso di formazione “Continuità e mutamenti” promosso congiuntamente dal Liceo classico “Perticari” e dall’Associazione di Storia Contemporanea. Francesco De Sanctis (1817 – 1883), grande critico letterario e primo ministro della Pubblica istruzione dello Stato italiano, nel 1849 aveva 32 anni ed era docente alla Nunziatella: aderì con i suoi allievi ai moti patriottici, si affiliò a una setta rivoluzionaria, fu arrestato e bandito dal Regno delle Due Sicilie. Ma la comunanza con Mazzini, a partire dal merodo critico e dalla visione laica della storia, era destinata a conoscere significativi sviluppi.

In una serie di lezioni, pubblicate sul quotidiano «Roma» nel febbraio 1874, De Sanctis rifece i conti con l’opera e gli scritti di Mazzini, valutando, di questi ultimi, anche il valore strettamente stilistico. Era quello un modo di ripercorrere la sua stessa biografia, che lo aveva visto combattere, cinque lustri prima insieme ai propri studenti, sulle barricate napoletane. Gli ardenti ideali della giovinezza si erano nel frattempo trasformati in senso più realistico, senza fargli perdere tuttavia la vocazione intimamente democratica, con revisioni che trovarono un equilibrio sempre più cosciente.

Il serrato confronto con i valori della giovinezza portò De Sanctis a mettere a fuoco, in un dramma anche personale, il rapporto, mutevole nei mezzi e nei fini, fra il pensiero e l’azione politica. Presenta Alessandro D’Alessandro, presidente del Centro Mazziniano, interviene il prof. Marco Severini, presidente dell’Associazione di Storia Contemporanea.

Da

Centro Cooperativo Mazziniano

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